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Zaira, la tenera bambina col cerchio

di | 2025-06-13T13:09:54+02:00 15-6-2025 0:01|Sezione 1, Storie|0 Commenti

NUORO – La triste storia della bambina col cerchio. Fin dai tempi più antichi, molti luoghi, talvolta, sono stati influenzati dalle storie che gli uomini hanno raccontato su di essi. Antiche leggende, racconti popolari, miti e cronache, col trascorrere degli anni, sono diventati rappresentativi di un territorio. In Sardegna molte di queste storie hanno come protagonisti spiriti di defunti che, per qualche arcano motivo, popolano ancora questa nostra dimensione. Tra queste figure spesso vi sono alcuni fantasmi di efferate assassine, dame bianche, donne morte di parto, bambine o persone scomparse tragicamente.

La piccola Zaira

Una leggenda mista a verità racconta la storia di una bimba, un piccolo angelo strappato alla vita troppo presto. Si tratta della piccola Zaira Deplano Pinna, morta tragicamente alla tenera età di 6 anni forse per una meningite fulminante, che è diventata parte integrante del patrimonio storico-culturale di Iglesias, centro situato nella Sardegna sud-occidentale, nella regione dell’Iglesiente, di cui è il principale centro abitato e a cui dà il nome. Nel Cimitero Monumentale di Iglesias, inaugurato nel 1835, in prossimità della Chiesa di Nostra Signora di Valverde, al di fuori della cinta muraria della città, è contenuto un monumento funebre, dedicato alla bambina, dell’artista piemontese Giuseppe Sartorio, lo scultore dell’immortalità o anche Michelangelo dei morti.

La statua di Zaira sfregiata

Secondo fonti certe, documentate dallo scrittore Francesco Cherchi nel libro “All’ombra dei cipressi”, la piccola Zaira Paola Grazia nacque il 14 marzo 1895 e morì di meningite fulminante il 14 luglio 1901. Era un caldo pomeriggio estivo e nella sua casa del centro storico di Iglesias, in via Martini, sotto gli occhi disperati del padre Ernesto Deplano, illustre e conosciuto notaio, e della mamma, Fanny Pinna, Zaira esalò il suo ultimo respiro. I suoi genitori, per ricordare la figlia e preservarne il ricordo, commissionarono a Giuseppe Sartorio una statua funeraria in marmo bianco da porre sopra la tomba della bambina. Era il 1901, e da allora il monumento è divenuto un luogo quasi di culto per bellezza e speranza.

La pavimentazione su cui poggia la statua di Zaira è a quadri bianchi e neri, a simboleggiare il contrasto tra il bene e il male. Una colonna spezzata e rovesciata su un lato rappresenta la vita spezzata troppo presto da un nefasto destino, e poi c’è lei: Zaira, seduta, che appoggia il gomito sulla base della colonna e si sorregge il capo con la mano sinistra, mentre con l’altra tiene il bastoncino che usava per spingere il suo cerchio da gioco. La statua riproduce fedelmente sia le dimensioni che i lineamenti del viso. La bambina indossa l’abito della festa, un indumento bianco e decorato che sembra di vero pizzo e indossa ai piedini gli stivaletti tipici dell’epoca.

Osservando il volto della statua, Zaira presenta un’espressione furba e serena. Pare quasi soddisfatta, come se avesse appena compiuto una marachella e fosse riuscita a farla franca. Le labbra presentano un sorrisetto beffardo, il corpo è rilassato come le braccia, e le piccole gambe risultano incrociate, come alla ricerca di riposo dopo aver terminato di giocare con il suo balocco preferito, il cerchio che amava tanto spingere nei caldi pomeriggi per le vie della cittadina. Sartorio, infatti, realizzò, in bronzo lucido, un cerchio, che era il gioco prediletto dalla bambina. Quel cerchio, che accompagna l’anima della piccola Zaira anche dopo la morte, ritratto con lei nella sua lapide, sicuramente dovette accompagnarla fino agli ultimi istanti della vita.

La statua restaurata

La statua, scolpita nel 1901, anno della morte di Zaira, trae ispirazione da una foto della piccola del 1898, per quanto riguarda il vestitino e la posizione. All’epoca aveva solo 3 anni, pertanto, essendo cresciuta e avendo un po’ cambiato l’espressione, i tratti del viso riproducono fedelmente quelli che la bimba aveva nel 1901 a 6 anni. Il tempo e gli agenti atmosferici hanno purtroppo quasi cancellato la dedica che i genitori, in modo struggente, avevano fatto incidere per lei sull’epitaffio: “All’angelo Zaira Deplano Pinna, inconsolabili i genitori cospargono lacrime e fiori”.

Diverse storie, miste a tristezza e dolcezza, persino con tratti horror, sono state inventate su Zaira, e ora sono note a tante generazioni. Erano raccontate soprattutto dalle persone anziane ai bambini, probabilmente per evitare che in cimitero toccassero il cerchio e la statua, o non rendessero il giusto omaggio al suo ricordo. Si tramandava che, alla mezzanotte di ogni notte, la piccola Zaira scendesse dalla colonna per giocare con il cerchio per tutto il cimitero, attraversando il “Viale dei bambini”, luogo dolce amaro che suscita la calma e la tranquillità percepibile dopo una catastrofe, dopo un pianto disperato, pur suscitando tenerezza, tristezza, dolcezza, nostalgia.

Si dice, inoltre, che ogni 2 novembre, giorno di commemorazione dei defunti, la piccola appaia sui tetti delle case del centro storico per chiedere ai bambini di giocare con lei, e ogni bambino consenziente purtroppo muore entro un mese. La notte del 13 febbraio 2009 alcuni vandali entrarono nel cimitero di Iglesias e danneggiarono molte statue, tra cui anche la scultura della bambina col cerchio. Danni gravissimi sono stati stimati un po’ dappertutto, ma macroscopici nelle gambe, spezzate in più punti. Si decise perciò di tenerla conservata altrove, in uno sgabuzzino, in attesa del suo restauro che sarebbe dovuto avvenire entro il 2015, ma così non fu.

Un nuovo progetto di restauro è stato presentato nel 2022 e dall’agosto 2023 la statua è nuovamente visibile al Camposanto monumentale di “Villa di Chiesa”. Per quanto riguarda la barbarica azione della vandalizzazione, i motivi sono stati inizialmente ricondotti ad “atti goliardici”, a “ragazzate”, ma, come riporta “La donna sarda”, primo giornale online dedicato all’universo femminile sardo, chiuso nel 2017, “un’analisi più attenta ha rilevato la probabile responsabilità di gruppi dediti a riti satanici”.

Qualunque sia stata la causa dell’atto meschino, è da sottolineare la totale mancanza di rispetto verso Zaira e la famiglia e la gravità e l’orrore del gesto.

Virginia Mariane

Nell’immagine di copertina, il monumento funebre nel cimitero di Iglesias dedicato alla piccola Zaira morta a 6 anni per una meningite fulminante

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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