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Va incentivata la cultura della donazione di organi

di | 2025-05-29T19:28:19+02:00 1-6-2025 0:20|Attualità, Sezione 5|0 Commenti

RIETI – Dal 1973 Aido (Associazione italiana donatori organi) è impegnata a diffondere la cultura della Donazione di Organi, Tessuti e Cellule. Ci sono migliaia di persone in lista d’attesa con la vita sospesa nella speranza di un trapianto e sono ancora troppi coloro che dichiarano di non voler scegliere. Il gruppo Aido Fabio Fioritoni operativo a Rieti da 52 anni, presieduto da Beatrice Ratti, ha organizzato nei giorni scorsi un convegno sulla “Figura del donatore oggi”, insieme al gruppo di Greccio, rappresentato dall’assessora comunale Aurora Caprioli. In un momento di crisi dell’occidente, ci si interroga sul significato del dono, per lanciare semi di consapevolezza, prestare maggiore attenzione ed empatia al mondo che ci circonda, un richiamo che parte dalla terra del francescanesimo, su cui ha relazionato Fulvia Riposati (Università delle Tre età).

C’è un’etica del dono e del donatore, che risponde a un sistema di valori fondamentali, che sono stati messi in crisi nella cultura postmoderna, che può dirsi iniziare dopo il 1973, anno della prima crisi petrolifera, che ha messo l’occidente sotto scacco, ha generato una crisi del positivismo e dell’idea di progresso, mettendo in discussione verità assolute, generando una crisi intellettuale e metodologica, che mette in discussione i metodi scientifici, non più in grado di spiegare adeguatamente i fenomeni osservati, risolvere le contraddizioni che emergono dalla ricerca. Questa sfiducia nel progresso mette in crisi l’umano e conseguentemente il concetto di dono. Si sono formate negli ultimi anni tante visioni diverse del mondo, che non dialogano fra di loro. Potremmo fare l’esempio dei no vax e dei complottisti, scaturito dal Covid, il dubbio sull’efficacia dei vaccini, che non era mai stata messa in discussione.

Il dottor Mario Santarelli

Mario Santarelli, primario del reparto di radiologia oncologica di Rieti, consigliere del gruppo Aido e della Fondazione Varrone, ha lanciato l’allarme: “Registriamo in questi ultimi anni un calo di donazioni di sangue e di organi, con una diminuzione delle adesioni al progetto ‘Un amico in Comune’, con la dichiarazione di donatore contestualmente al rinnovo della carta d’identità. Per un trapianto di rene ci vogliono 2 anni, 6 per il pancreas, 2 per il polmone”. L’Aido prosegue nella sua attività di sensibilizzazione, promozione del dono e prossimamente vuole introdurre a Rieti (città del sollievo, per aver sviluppato progetti per i più deboli) la collaborazione con Adoces (Associazione donatori cellule staminali emopoietiche). Le donazioni coprono solo il 60% del fabbisogno, dovuto anche al grado di compatibilità, non facile da riscontrare. Le cellule staminali possono essere donate dai 18 ai 35 anni da sangue periferico (al centro trasfusionale), da midollo osseo non spinale, da cordone ombelicale e sono preziose per garantire il trapianto a pazienti affetti da leucemie, mielomi, linfomi, malattie genetiche.

Il bene è circolare e torna indietro, è un esempio da seguire, la cultura è incontro e condivisione, unisce pensieri diversi, li mette in comunicazione. La scienza e la tecnologia possono migliorare le capacità umane, superare i limiti biologici, andando verso un transumanesimo per affrontare le sfide legate all’invecchiamento, con la nanotecnologia, la biorobotica, aumentare la longevità, la capacità cognitiva e la qualità della vita. C’è chi ritiene che l’intelligenza artificiale supererà l’intelligenza umana e che possa essere un passo importante, purché la sua applicazione sia rivolta a migliorare interventi chirurgici di precisione che la mano umana non può effettuare, migliorare la diagnostica. Il transumanesimo affascina gli scrittori di fantascienza (citiamo “Non temerò alcun male” di Robert Heinlein, sul trapianto di cervello da una donna a un uomo. Interessante e allo stesso tempo inquietante), il postumanesimo invece è più critico nei confronti di questa visione e si concentra sull’esplorazione delle nuove relazioni tra uomo, tecnologia e natura.

Torniamo a quanto l’essere umano nel suo piccolo può fare, grazie allo sviluppo della chirurgia e ai farmaci antirigetto, al dono e al suo significato. Dichiarandoci donatori di organi, possiamo salvare vite, dare un senso alla nostra, un modo anche per sconfiggere la morte: una parte di noi continua a vivere. E’ importante in questo periodo di guerre, carestie, disumanità “ognun contro l’altro armati” riscoprire il valore delle piccole cose, aprirci alla speranza, all’amicizia e Aido ha presentato con Sandro Pasquini, docente scolastico, il libro “Alfred vivere con un gatto” di Cristina Cautillo, edito da Curci, la vita degli uomini vista attraverso gli occhi di un gatto coraggioso e intraprendente, che vive con il suo padrone a piazza di Spagna a Roma.

Il suo carattere indipendente lo porta ad avventurarsi per il centro storico, facendo mille esperienze. L’istinto felino e la sua saggezza lo guidano nelle scelte di vita e i suoi comportamenti aiutano gli esseri umani con cui convive, a capire che l’amore non segue delle regole. Comprendere i sentimenti e i desideri inespressi richiede dedizione, disponibilità di ascolto, osservazione, capacità di donare e di mettere ogni tanto in discussione anche le proprie convinzioni. Alfred guarda l’uomo senza giudizi, né pregiudizi, riscopre le meraviglie del quotidiano. Consigliato per ogni età.

Francesca Sammarco

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