PALERMO – “Le emissioni provocate dal digitale, se fossero quelle di uno stato, nella classifica mondiale rappresenterebbero addirittura il quarto stato al mondo, dopo USA, India e Cina… Provocano quindi un inquinamento ambientale che non è affatto trascurabile”. Ad affermarlo è la professoressa Giovanna Sissa, che insegna Sostenibilità ambientale al Dottorato di ricerca del corso di studio Scienze e Tecnologie per l’Ingegneria Elettronica e delle Telecomunicazioni (STIET), e che ha partecipato a fine ottobre scorso a Rovereto, in Trentino, al festival ‘Informatici senza frontiere’.
Come esplicitato nel titolo del suo ultimo libro Le emissioni segrete. L’impatto ambientale dell’universo digitale (Il Mulino, Bologna, 2024), la docente definisce ‘segrete’ le emissioni causate dal digitale perché generalmente non sono abbastanza note né tenute in considerazione: “Tutte le attività digitali hanno un impatto che nasce dai dispositivi degli utenti finali (computer, smartphone), ma che soprattutto hanno una ricaduta per quanto riguarda le infrastrutture di telecomunicazione, internet e i data center, le infrastrutture di elaborazione dei dati – ha sottolineato la professoressa, intervistata dal giornalista Paolo Scandale per il TG scientifico Leonardo.
L’inquinamento ambientale, infatti, è dato soprattutto dalle infrastrutture necessarie per gestire il flusso dei dati legato a ogni accesso e a ogni operazione nel web; si calcola che l’intero universo digitale abbia causato, già nel 2020, più del 4% delle emissioni di carbonio del totale mondiale. E si stima che la domanda di energia dei data center crescerà addirittura del 160% entro il 2030.
Nel corso dell’intervista, il giornalista ha posto alla docente alcune questioni cruciali: quanto sono sostenibili gli enormi data center e le infrastrutture digitali connesse? Occorre forse riflettere molto di più sulla necessità di considerare una maggiore sostenibilità ambientale come requisito vincolante di ogni sistema digitale?
La professoressa Sissa ha evidenziato che, tra i costi del digitale, non bisogna affatto considerare solo quelli meramente economici, ma anche e soprattutto quelli ambientali, che sono superiori a quelli economici. Allora bisogna che la società faccia la sua parte, con un uso responsabile degli strumenti digitali. Bisognerebbe infatti essere consapevoli che tutti gli accessi a Internet hanno conseguenze negative sull’ambiente in termini di emissioni inquinanti: “Quindi si tratta di fare on line quello che ci serve, facendo attenzione al fatto che quello che non serve spesso non lo paghiamo, è gratis, ma anche se non lo paghiamo noi lo paga l’ambiente”, ha detto infine la docente.

La professoressa Giovanna Sissa
È necessario allora che la comunità scientifica e la società si pongano degli interrogativi su alcuni aspetti problematici dell’universo digitale: si è consapevoli dell’enorme impatto dell’IA sull’ambiente? Si conosce il nefasto impatto ambientale di uno smartphone in mano a un bambino di 5 anni per tenerlo tranquillo e zitto? Si è coscienti di quanto inquinano centinaia di mail non cancellate al computer? Smartphone e computer accesi 24 ore su 24… Ore e ore col cellulare in mano per fare giochini, guardare video su TikTok e inserire storie su Instagram?
Purtroppo le emissioni inquinanti di uno smartphone e del computer, e soprattutto di quelle dei data center e dei potenti server, a differenza di quelle di un’automobile diesel o di un’industria, non hanno odore, non si vedono e non si ‘sentono’… Ma ci sono. E sono ugualmente esiziali per l’ambiente: e quindi per tutti.
Saremo capaci di fare un bilancio intelligente tra costi e benefici e comportarci di conseguenza?
Maria D’Asaro
Grazieeee Maria per l’attenta analisi ❤️
Purtroppo è una verità taciuta e letale, come il gas inodore indolore invisibile onnipresente e dannoso.