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Quella statua bronzea di Marte scoperta per caso a Todi

di | 2019-10-18T11:34:14+02:00 20-10-2019 6:20|Cultura, Sezione 5|0 Commenti

TODI (Perugia) – Uno scavo del tutto casuale in vocabolo Fornetto di Todi, vicino al monastero di clausura di Montesanto, portò alla scoperta della splendida statua in bronzo del Marte, esposta nel Museo Gregoriano Etrusco in Vaticano. Dall’Archivio di Stato di Perugia è spuntato – grazie ad Ilio Liberati che ha studiato quelle carte redigendo poi una dettagliata relazione – il carteggio tra il governatore distrettuale di Todi Orazio Marini e il delegato apostolico di Perugia monsignor Cagiano de Azevedo, in cui viene ricostruita compiutamente la scoperta, che già allora venne reputata clamorosa.

Tutto aveva avuto inizio quando Luigi Casei, lavorando un terreno di proprietà a ridosso del muro del convento, aveva rinvenuto grossi massi di travertino, una colonna scannellata, fusti, basi e capitelli. Lo stesso cardinale camerlengo Pier Francesco Galleffi nel concedere l’autorizzazione a proseguire gli scavi incaricò un soggetto terzo, Luigi Lelj, a seguire i lavori ed a stilare un resoconto sulle eventuali scoperte. Pochi giorni più tardi – il 2 giugno 1835 – Casei annuncia al governatore di Todi e questi, a sua volta, al delegato apostolico, di aver trovato “una statua in bronzo, alta metri uno e centimetri 50, rappresentante un guerriero vestito di corazza con asta in mano di ferro arrugginito e rotta in tre pezzi”. Aggiunge ancora: “La statua è ben conservata, ha soltanto un braccio rotto, ma non mancante perché rinvenuto prossimo alla medesima, e manca finora di elmo. La statua è stata rinvenuta tra il riempimento di terra come sepolta a bella posta e difesa attorno da lastre in travertino mal collocate senz’alcuna base, per cui si è tosto rimossa e posta a salvamento”.

E’ lo stesso cardinale camerlengo a disporre di far redarre una “descrizione artistica” del reperto. E l’incarico viene affidato al professor Giovanni Battista Vermiglioli, docente di archeologia a Perugia e consigliere della commissione di Belle Arti, anche sulla scorta di una ispezione del dottor Speroni (non meglio specificato) mandato appositamente a Todi per vedere il manufatto e alle consulenze di tali Melchiorri e Fossati (anche di questi ultimi non si conoscono altri particolari). Subito dopo il cardinale camerlengo ordina che la statua venga trasportata, con ogni precauzione, a Roma per essere meglio analizzata e studiata dalla Commissione generale consultiva di Antichità e Belle Arti. Nel mese di ottobre sarà lo stesso Luigi Casei a trasportare, personalmente, la statua in Vaticano. Da lì il bronzo – del V sec. a.C. – non rientrerà più a Todi.

Dall’iscrizione dedicatoria – in lingua umbra ed in alfabeto etrusco – è emerso che la statua era stata donata al tempio del dio Marte dal cittadino etrusco Ahal Trutitis, forse di origine celtica. Un immigrato, insomma, ben inserito e ben integrato nella società etrusca.

Elio Clero Bertoldi

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