/, Sezione 4/Una lettera dal passato: passioni e speranze

Una lettera dal passato: passioni e speranze

di | 2022-11-11T11:37:56+01:00 13-11-2022 6:15|Cultura, Sezione 4|0 Commenti

TARANTO – La lettera, datata martedì, 28 maggio 1901, è stata scritta da un ragazzo di 22 anni, tedesco, neolaureato in fisica, alla sua ragazza, Mileva, venticinquenne, serba, laureanda nella medesima disciplina.

Micina mia cara, ho appena letto uno stupendo studio di Lenard sulla generazione dei raggi catodici dalla luce ultravioletta. Sotto l’aura di questo ottimo scritto mi sento colmo di una tale felicità e gioia che devo assolutamente spartirne un poco con te.

Philipp von Lenard era un fisico tedesco, premio Nobel nel 1905 per i suoi studi sui raggi catodici. Ciò che colpisce è l’entusiasmo del ragazzo per la lettura di una pubblicazione scientifica, la sua gioia irrefrenabile, che vuole condividere con l’amata.

Mileva

Sii felice e non adombrarti, cara. Non ti lascerò e farò sì che tutto giunga a felice conclusione. Devi solo avere pazienza! Vedrai che le mie braccia non sono un rifugio tanto scomodo, anche se gli inizi presentano qualche intoppo.

Di che cosa parla? Presto detto: Mileva è incinta, sta preparando la tesi di laurea e lui, non trovando lavoro, non può sposarla…

Tu come stai? Pensa come sarà piacevole quando potremo lavorare di nuovo insieme, completamente indisturbati, senza che nessuno ci dica cosa fare! Sarai ricompensata per le preoccupazioni di oggi da tanta gioia e le giornate trascorreranno in pace, senza intralci o interferenze.

Non si tratta di irragionevole ottimismo: la ragazza ha il morale a pezzi e lui, forse un po’ goffamente, cerca di darle conforto, invitandola a guardare al futuro con fiducia.

Come va la tua tesi? Se non sbaglio, Weber ha fatto un lavoro teorico sul moto del calore nei cilindri metallici. Su questa base, vedi se riesci a utilizzare le tavole in qualche modo, non foss’altro che per l’apparenza.

 

Heinrich Weber

Anche Heinrich Weber, relatore della tesi alla quale lavorava Mileva, era un fisico tedesco. Si occupava delle eccezioni alla legge di Dulong-Petit: l’espressione utilizzata dal ragazzo, “moto del calore nei cilindri metallici”, è vaga ed imprecisa, a testimonianza della scarsa considerazione che aveva per le ricerche compiute da Weber. È interessante il suggerimento di utilizzare le tavole di un qualche vecchio esperimento: serviva a recuperare tempo ed a… solleticare l’orgoglio del professore.

Sfortunatamente qui alla scuola non c’è nessuno che sia un po’ aggiornato sulla fisica moderna, ho già scandagliato tutti invano. Chissà se diventerei anch’io così pigro intellettualmente se le cose mi andassero bene. Non credo, ma il pericolo esiste ed è grande.

Succede. Più spesso di quanto si creda. Allora come ora. Succede di “sedersi”, di vivere sulle glorie del passato, di non aver voglia di aggiornarsi e di rimettersi in gioco. Se le università funzionano, spesso lo si deve ai dottorandi, ai ricercatori, un po’ anche agli associati: buona parte dei professori ordinari è… “intellettualmente pigra”; se la ricerca funziona, lo si deve a team di giovani, precari e sottopagati, che lavorano con passione, viaggiano, si confrontano, pubblicano i loro studi, aggiungendo tra gli autori, per rispetto, il nome del famoso professore… Succede.

Mi sono già chiesto se il vecchio Besso non potrebbe trovarmi un lavoro in una società di assicurazioni. Dopo tutto è il direttore generale di una compagnia…

Sì, delle Assicurazioni Generali: Marco Besso. Suo nipote Michele era il migliore amico del nostro ragazzo e avrebbe magari potuto… mettere una “buona parola”. Si dirà: un fisico che vuol diventare assicuratore! A volte si è costretti a fare di necessità virtù.

Comunque, non ti preoccupare, farò il possibile per prendermi cura di te, tesoro. Per cui… sta’ allegra e scrivi presto una cara letterina al tuo Johonzel.

La lettera è molto lunga e qui sono stati riportati solo pochi frammenti, in corsivo, senza tuttavia apportare alcuna modifica (traduzione a parte) al testo originale. Johonzel è un nome di fantasia, di difficile interpretazione: potrebbe essere un’alterazione di Johannes. Anche Mileva firmava le lettere con pseudonimi: temeva che fossero intercettate dalla famiglia di lui, ferocemente contraria alla loro unione. Non riuscì mai a laurearsi perché “colpevole” di aver avuto una figlia fuori dal matrimonio. Il vero nome del ragazzo, che poco dopo riuscì a trovar lavoro presso l’Ufficio Brevetti Svizzero ed a sposarla, era Albert: Albert Einstein.

Riccardo Della Ricca

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi