NUORO – Nel nord-ovest della Sardegna è presente un patrimonio architettonico affascinante ma non a tutti conosciuto, costituito dalle cosiddette turricule o torricole. Sono delle torri in pietra a secco che rappresentano delle costruzioni tipiche ed esclusive della regione di Coros, in particolare dell’agro di Ittiri, ma presenti altresì nel Logudoro, nel Mejlogu e in Planargia. Possiamo definirle una sorta di trullo sardo. Il nome turricola indica una capanna a secco, risalente alla fine del 1800, costruita in pietra come i nuraghi.
Anticamente queste case-torri rurali erano sfruttate come rifugi, spesso utilizzate da contadini e pastori locali come ricoveri temporanei e depositi di attrezzi, ed erano costruite con pietre raccolte sul posto senza l’uso di malte, cemento, argilla o leganti. Molto probabilmente i contadini le usavano per difendersi dalle intemperie durante il lavoro di semina o di raccolta; i pastori, invece, come luogo di sosta durante il periodo della transumanza invernale o per difendere il proprio bestiame dai furti che nelle notti di plenilunio erano molto diffusi. Questi rifugi servivano principalmente per ripararsi dal sole, dal vento e dalle intemperie e in alcune zone erano anche utilizzati come abitazioni temporanee o permanenti.

Interno di un nuraghe
Se in Puglia le costruzioni dei trulli spesso costituiscono interi villaggi, in Sardegna la turricula risulta essere una costruzione isolata con una struttura architettonica più semplice di quelle pugliesi. Per forma e struttura ricorda le fortificazioni aragonesi presenti nell’isola ma soprattutto il nuraghe, antica costruzione in pietra di forma tronco-conica presente in tutta la Sardegna. Nell’isola se ne contano circa 7000, unici nel loro genere e rappresentativi della civiltà nuragica, che ad essi deve il suo nome.
La turricula ha una forma circolare conica. Il materiale da costruzione è costituito da pietra calcarea, presente nel territorio, molto leggera e reperibile con facilità. Questi edifici sono solitamente composti da un muro di pietra a secco e un tetto a cono o a volta, realizzato con lastre di pietra anch’esse a secco. Rispetto ai trulli che si ergono maestosi in Puglia, le turricule (o trulli sardi) sono assai più rare. Si trovano però in diverse zone dell’isola, soprattutto nelle aree rurali dove venivano praticate abitualmente e tradizionalmente sia la pastorizia che l’agricoltura.

Turricola di Muros
Da alcuni studi effettuati da esperti ed archeologi, si ritiene che le turricule possano essere legate all’architettura nuragica, in particolare ai “nuraghetti” o a strutture minori che si svilupparono in parallelo ai nuraghi. Sicuramente, queste costruzioni sono un esempio di rifugi-abitazioni rurali caratteristiche di un popolo semplice, dedito al lavoro dei campi, amante della natura e che ricercava, anche nelle strutture abitative, un legame con la terra e i suoi elementi.
La semplicità e la povertà dei materiali usati per creare rifugi rapidi e resistenti non ledeva la funzionalità della costruzione, realizzata con materiali locali secondo la tecnica della pietra a secco, metodo costruttivo tradizionale che prevede la realizzazione di strutture, come muri e muretti, impilando pietre una sull’altra senza l’uso di malta o altri leganti. Questa tecnica, che si basa sull’equilibrio tra peso e attrito delle pietre, è stata riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

Su pinnettu
Per questo motivo la turricula sarda ha un’identità tutta sua che merita di essere riscoperta e valorizzata. Può presentare due tipologie: la forma a gradoni o quella tronco-conica. Secondo alcuni studiosi presenta affinità anche con “su pinnettu”, la tipica capanna dei pastori della Sardegna centrale, costituita da una base circolare di pietre e una copertura di frasche su un telaio di rami d’albero piuttosto resistenti. Nella regione delle Barbagie se ne trovano numerosi esempi.

Turricula a Ittiri
Alcuni sono stati costruiti in tempi recenti, per valorizzare il mondo agropastorale sardo delle zone interne. Una cosa è certa, le turricule avevano la funzione ben precisa di proteggere i pastori, i braccianti e i contadini nelle ore calde o durante le piogge e le nevicate quando erano impegnati nella semina, nella raccolta o durante il pascolo.

Un trullo pugliese
Pur presentandosi semplici, sono delle strutture robuste, simbolo di un’architettura che seppur povera appare assai ingegnosa e rispettosa dei materiali da costruzione reperibili in loco. Tra le costruzioni ancora presenti nell’isola, degna di nota è la turricula di Macaule, in territorio di Ittiri, che si conserva in perfetto stato ed è un raro esempio di torre a gradoni isolana.
Virginia Mariane
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