MONTEROTONDO (Roma) – Se testimoniare in Tribunale è un obbligo giuridico per ogni cittadino, per i tecnici di prevenzione delle aziende sanitarie locali lo è ancora di più perché è anche di loro competenza. Però questo sta diventando un problema, soprattutto di questi tempi, con una mobilità sempre più intensa a causa di nuove assunzioni, trasferimenti e riavvicinamenti familiari che comportano spostamenti più o meno importanti, tra Asl di tutto lo stivale, da una sede di lavoro all’altra. Se ne sono accorti quelli della Rm 5 (vasto territorio che va da Colleferro a Monterotondo), per molti dei quali testimoniare come ufficiale di Polizia giudiziaria può diventare pesante o, come minimo, oneroso, costoso.
C’è da dire che ai Tecnici di Prevenzione, preposti al controllo sui luoghi di lavoro per conto della pubblica amministrazione, spetta condurre le indagini su infortuni gravi e spesso mortali, quelli per intenderci legati alle morti bianche i cui numeri aumentano di anno in anno. Spesso questi sfociano in procedimenti giudiziari nei quali sono chiamati a testimoniare in aula. Riportare sotto giuramento in tribunale quanto hanno visto e verificato nel corso delle indagini è fondamentale per attribuire responsabilità ed omissioni nel rispetto delle norme da parte del datore di lavoro. Quello che i tecnici della prevenzione raccontano al giudice rappresenta, insomma, una parte fondamentale della loro professione, cui sono obbligati non solo dalla legge come ogni cittadino ma anche dall’aver condotto l’attività di organo inquirente per conto della Procura della Repubblica. Però, a quanto pare, questo non basta.
La questione è emersa negli ultimi tempi nella Asl Rm5, da dove di recente alcuni Tecnici della Prevenzione sono stati citati presso Tribunali in giurisdizioni di aziende per cui lavoravano all’epoca dell’infortunio oggetto della causa, e da dove sono stati trasferiti. Altra Asl ma sempre pubblica amministrazione, sia chiaro. E così quando è successo che la direzione ha chiesto al dipendente di prendere un giorno di ferie o di permesso per motivi personali per recarsi “al lavoro”, è scoppiata la polemica. Poi si è scoperto che questo succede a livello nazionale ed è un comportamento diffuso non solo nella Rm5. Per i tecnici della prevenzione citati in Tribunale esterno non c’è scelta, a meno che non vogliano essere sanzionati: se la Procura chiama devono correre e si devono pure giustificare per non essere presenti in sede. Sembra uno scherzo. ma succede davvero. 
Secondo il datore di lavoro. infatti, non essendo previsti specifici permessi dal CCNL, la presenza in Tribunale si configura come assenza dal lavoro. Il dipendente, insomma, risulta non in servizio. Una questione dura da dirimere, anche perché la normativa è lacunosa: in passato non c’era una mobilità tanto intensa da evidenziare il problema. Ma c’è chi considera questo comportamento lesivo di un diritto inalienabile del lavoratore che si vede così, irrimediabilmente, costretto a sostenere le spese della trasferta e, in più, anche ad attingere un giorno dalle ferie maturate che, in teoria, sarebbe un diritto sacrosanto di ogni lavoratore. Sarebbero. La CGIL è intervenuta per chiedere immediatamente una regolamentazione dei permessi per i dipendenti di questo settore, e ha definito “inaccettabile” il comportamento della Asl. “La quale – scrive il sindacato – ha chiesto ai tecnici in adempimento a un obbligo di legge di giustificare l’assenza dal servizio ricorrendo a istituti contrattuali del tutto impropri, quali ferie o permessi retribuiti per motivi personali”.
Da parte sua, in una nota informativa, anche il presidente della Commissione di Albo Nazionale dei Tecnici della Prevenzione Vincenzo Di Nucci ha ricordato che i dipendenti di questo settore, oltre ad essere obbligati come ogni cittadino a presentarsi nelle Procure dovunque siano citati, ne hanno soprattutto l’obbligo perché lo fanno per lavoro. Per rendere meglio l’idea, stando così le cose, il tecnico della prevenzione, per sua natura “testimone” in quanto parte attiva nelle indagini, durante l’udienza verrebbe considerato dall’azienda “in vacanza” e non in servizio effettivo come succede per carabinieri e polizia in analoghe situazioni. Un paradosso. 
Il rumore sollevato dalle rappresentanze sindacali è arrivato anche al Senato dove il 10 settembre scorso il senatore Tino Magni (Alleanza Verdi e Sinistra) ha presentato una interrogazione ai Ministri del Lavoro, Politiche sociali, Giustizia, Salute e Pubblica amministrazione cui ha chiesto se siano al corrente della gravità della situazione e di intervenire urgentemente.
Tra tante voci che si sono levate in soccorso degli ispettori è mancata finora quella più attesa. Dalla direzione della Asl Rm5 non è ancora arrivata alcuna risposta.
Gloria Zarletti

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