OVODDA (Nuoro) – Ai piedi del monte Orohòle, sul versante occidentale del massiccio del Gennargentu, la principale catena montuosa dell’isola, sorge il piccolo paese montano di Ovodda, “Odda” in lingua sarda. Ovodda, situato nella parte centrale della Sardegna, a sud del capoluogo di provincia Nuoro, è un comune di 1453 abitanti che fa parte della Barbagia di Ollolai e del Bacino Imbrifero Montano del fiume Taloro. Il toponimo di Ovodda, derivato dagli originari “Ofòlla”, “Ofholla” e “Ovolla” è di origine sconosciuta, ma forse è legato alla serie dei nomi locali protosardi o latini.
Ovodda è circondato da paesaggi mozzafiato che rapiscono i visitatori per la loro bellezza, naturalezza e autenticità. La natura qui è ancora incontaminata e per certi versi selvaggia. Il visitatore può infatti sostare presso il lago di Gusana, un’oasi di pace e tranquillità immersa nel verde, o ammirare la suggestiva Gola di Su Gorroppu, una delle più profonde d’Europa. Il piccolo paese conserva tradizioni millenarie tramandate dalle famiglie di pastori che, fin dalle epoche più antiche, hanno abitato questi luoghi costruendo abitazioni semplici e tradizionali. Case in pietra, stradine lastricate e dolmen preistorici testimoniano la presenza umana ad Ovodda sin dai tempi antichi.
Gli amanti della buona tavola possono trovare in loco manicaretti da leccarsi i baffi. La cucina di Ovodda, rispettando le tradizioni culinarie della Sardegna, presenta agli avventori piatti gustosi e genuini preparati con ingredienti locali e di stagione. La cucina ovoddese è parca, sobria, legata ai cicli della terra. Rispetta il gusto della dieta mediterranea ma presenta sapori forti e i cibi sono elaborati e preparati con cura e pazienza. Rinomati sono i salumi locali come la salsiccia, il prosciutto, la pancetta e la grandula (il guanciale sardo), ricavata dalla guancia e dalla gola del maiale, accompagnati da buon vino rosso, pecorino “Fiore sardo” e “pane carasau”, che si presenta come una sfoglia sottile, croccante e ben biscottata.
Una posizione di eccellenza occupano i dolci tipici tradizionali come “le seadas”, gli amaretti, le pastine, i fruttini, i dolci di miele e mandorla, i pistiddi, i papassini, il pane e sapa e “sos puzzoneddos, dolci modellati come fiori o piccoli animali e fatti con noci, nocciole, miele, scorza d’arancio”. Tra i secondi piatti spicca il “porcetto”, ossia il maialino da latte, l’agnello e la tenera vitella. Tra i primi piatti “i malloreddos”, gnocchetti fatti a mano, “su pane frattau”, preparato con il “pan’e fressa”, di forma rettangolare, pane dei pastori tipico di Ovodda, “gli ulizzones” ravioli di patate e latte cagliato o ricotta.
A Ovodda, però, il re dei primi è sicuramente “su pitzudu” che sembra una seada ma non lo è. La sua origine è incerta. La ricetta di questa pasta, ripiena di un mix di formaggio fresco e patate, è legata all’ambiente agropastorale ovoddese che anticamente rappresentava un pasto unico da preparare al termine della transumanza. Oggi, per realizzare i pitzudos, si utilizza un formaggio acido a pasta cruda ottenuto da latte ovino e/o vaccino. Questo crea un interno morbido e filante. Si adoperano poi patate, poco meno della metà del quantitativo di formaggio. Le cuoche preferibilmente utilizzano quelle di montagna, coltivate in Barbagia, che vengono bollite in acqua salata, ridotte in forma di purè e mescolate al formaggio. Il composto ottenuto viene modellato in palline che vengono poi schiacciate tra due dischi di pasta di semola.
Una volta realizzati questi grandi ravioli si passa alla cottura. Basta cuocerli in acqua bollente come la pasta e condirli con sugo di pomodoro o burro e salvia. I pitzudos possono però essere degustati anche come secondo piatto con un fresco contorno di insalata, e il modo più goloso per assaporare questa specialità è attraverso la frittura. Durante le sagre paesane è possibile trovarli anche in versione street food, avvolti in coni di carta oleata, da mangiare mentre si passeggia, si dialoga, si ascolta della buona musica.
La bontà di questo piatto, oltre che dalla genuinità dei suoi ingredienti, è data dalla sua versatilità in cucina. Sicuramente, in giro per la Sardegna, è possibile trovare sos pitzudos, ma per rispettarne la tradizione e assaporarne l’autenticità e la bontà degli ingredienti locali occorre fare un bel viaggetto ad Ovodda. La combinazione del sapore acidulo del pecorino con la dolcezza delle patate crea un contrasto gustoso di cui non si potrà più fare a meno. I pitzudos sono un piatto di origine antica, per questo il paese sta cercando di valorizzarlo e di farlo conoscere anche fuori di Ovodda perché è l’antico piatto della tradizione pastorale.
Chiunque si recherà ad Ovodda, vero tesoro della Sardegna che attende solo di essere scoperto e apprezzato, sarà accolto da una popolazione cordiale e disponibile verso i visitatori che potranno vivere un’esperienza autentica nell’incantevole cuore della Barbagia.
Virginia Mariane
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