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Addio Sofia, “mamma” dell’Erasmus

di | 2025-10-26T00:52:52+02:00 26-10-2025 0:01|Personaggi, Sezione 1|0 Commenti

RIETI – Erasmus è rimasto orfano. Dopo la morte di papà Erasmus, Domenico Lenarduzzi, anche mamma Erasmus non c’è più: Sofia Corradi ci ha lasciato il 17 ottobre a 91 anni. Pedagogista, laureata in Giurisprudenza, ha insegnato a lungo presso l’Università degli Studi “Roma Tre” e ha collaborato con istituzioni internazionali come l’UNESCO. Ha ideato e costruito una visione pionieristica della formazione, che ha rivoluzionato l’istruzione superiore, permettendo a milioni di studenti e studentesse l’interscambio accademico tra diverse università europee.

Sofia Corradi, creatrice del programma Erasmus

Nata a Roma nel 1934, vinse una borsa di studio Fulbright nel 1957, che le ha aperto le porte della Columbia University. Al suo ritorno in Italia, presentandosi alla segreteria della sua università per convalidare gli esami, scoprì con grande amarezza che i suoi sforzi all’estero non potevano essere riconosciuti e che gli esami non sarebbero stati validati. Venne accolta con disprezzo e derisione e visse questa esperienza come una umiliazione. Da qui iniziò una personale missione e si adoperò per l’equiparazione dei titoli universitari in Europa, sfruttando la sua posizione di consulente scientifico per la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Nel suo memorandum, già nel 1969 proponeva con determinazione il riconoscimento degli studi all’estero.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna l’onorificenza al Merito della Repubblica Italiana a Sofia Corradi

“Lo studente – sosteneva – anche se non appartenente a famiglia residente all’estero, può chiedere di svolgere parte del suo piano di studio presso università straniere, presentandolo all’approvazione del Consiglio di facoltà in preventivo. Il Consiglio di facoltà potrà dichiarare l’equivalenza, che diventerà effettiva dopo che lo studente avrà prodotto la documentazione degli studi compiuti all’estero”. La proposta fu ripresa dal presidente della Conferenza dei rettori, Alessandro Faedo, poi adottata dal ministro della Pubblica istruzione, Mario Ferrari Aggradi, che propose un disegno di legge. L’approvazione in Senato fu rapida, ma il progetto si arenò a causa della fine anticipata della legislatura.

Nel 1976 i principi sviluppati da Corradi divennero parte di una risoluzione della Comunità economica europea (l’antenata dell’Unione Europea), che invitava gli stati membri a favorire gli scambi universitari tra paesi diversi. Negli anni seguenti furono avviate le prime sperimentazioni basate sul modello di riconoscimento degli esami e quindi dei crediti universitari. Nel 1987 nacque infine il Programma Erasmus, con regole condivise tra i paesi europei per consentire agli studenti di fare un periodo di studio all’estero. Il programma oggi si chiama Erasmus+ e abbraccia l’intera filiera dell’istruzione, includendo gli studenti e le studentesse delle scuole superiori e quelli delle scuole medie inferiori, con maggiore inclusione sociale e digitalizzazione, diventando uno dei programmi europei di maggior successo, coinvolgendo dalla sua fondazione oltre 15 milioni di studenti.

Domenico Lenarduzzi, uno dei padri del programma Erasmus

Nel 2016 Sofia ricevette il Premio Europeo Carlo V, l’anno successivo l’onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. L’allora ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, la celebrò ricordando che “alla sua caparbietà dobbiamo un programma che ha completamente rivoluzionato la vita dei nostri figli, contribuendo alla costruzione europea”. Erasmus diventa uno strumento per dare a tutti, fin dai primi anni di formazione, concrete occasioni di mobilità, ampliamento dei propri orizzonti culturali e sviluppo di una reale comprensione interculturale, per una Europa unita e senza frontiere, una casa plurilingue e multiculturale, dove le singole identità non confliggono, ma dialogano e si arricchiscono reciprocamente.

Domenico Lenarduzzi

Sofia Corradi, sfruttando il suo ruolo di consulente scientifico per la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, lavorò a lungo per veicolare e diffondere la sua idea di mobilità studentesca, sostenuta da Domenico Lenarduzzi, papà dell’Erasmus (nato a Torino nel 1936, morto nel 2019 a Bruxelles). Anche Domenico trasformò in positivo una esperienza personale negativa. Il padre friulano era minatore e si trasferì in Belgio durante la Seconda Guerra Mondiale. A 11 anni Domenico si trovò in un paese nuovo, segnato da un forte razzismo nei confronti degli italiani, relegato agli ultimi banchi di scuola, subì bullismo da parte dei compagni oltre che dagli insegnanti. Lo aiutò un sacerdote che lo inserì in un collegio di eccellenza, coprendo le spese di iscrizione. Non potendo pagarsi gli studi né essere sostenuto dal sacerdote, Domenico lavorò nel collegio in cucina e facendo le pulizie.

Il filosofo Erasmo da Rotterdam

Questa esperienza lo portò a credere nell’importanza di un’istruzione accessibile a tutti. Prese la laurea in Ingegneria commerciale e in Scienze politiche e sociali. Entrò a far parte delle istituzioni della Comunità Europea, che stava iniziando a muovere i primi passi dopo la firma dei Trattati di Roma del 1957. L’incontro tra Corradi e Lenarduzzi avvenne negli anni ’80, quando entrambi erano impegnati a promuovere la mobilità studentesca. Lenarduzzi, grazie alla sua posizione influente presso la Commissione Europea, riconobbe nel progetto di Corradi una soluzione concreta per favorire l’integrazione attraverso l’istruzione.

La collaborazione tra di loro riuscì a superare le resistenze politiche e istituzionali, nel 1987 il programma Erasmus fu ufficialmente approvato da quasi tutti gli stati membri, tranne il Regno Unito che aveva già avviato dei programmi di scambio degli studenti. Il programma Erasmus (European Community Action Scheme for the Mobility of University Students), prese il nome dall’umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam, simbolo di cultura universale.

Francesca Sammarco

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