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Santa Cecilia ripropone il genio di Mahler

di | 2021-10-17T11:02:20+02:00 17-10-2021 6:35|Sezione 8, Spettacolo|0 Commenti

ROMA – La stagione musicale 2021-22 all’Accademia Nazionale di S.Cecilia inizia col concerto di un nuovo artista, il direttore principale ospite Jakub Hruša, ceco, stabile dei Bamburger Symphoniker, ma che ha recentemente diretto l’orchestra ceciliana in giugno, nei Giardini del Quirinale, per il 75° della nascita della Repubblica Italiana, presente il presidente Sergio Mattarella. Sì, questa volta ci siamo e l’Accademia – col suo presidente-soprintendente Michele dall’Ongaro – ha progettato le stagioni sinfonica e cameristica fino a giugno, senza tema di blocchi imprevisti dei concerti e degli artisti.

Il soprano Rachel Willis-Sǿrensen

E la scelta del programma è stata ad hoc: “Resurrezione”, il titolo della “Sinfonia n.2 per soli, coro e orchestra” dell’austriaco Gustav Mahler (1860-1911), che la compì in sei anni, dal 1888 al 1894. E’ un’opera che costò molto al compositore, ancora giovane e assai devoto al celebre direttore d’orchestra tedesco Hans von Bülow, che però non lo accettò come allievo e quando con lui operò al Teatro di Amburgo dal 1891 in poi, lo apprezzò come direttore, ma mai come compositore. Non ne approvò neanche la seconda Sinfonia, oggi oggetto del concerto dell’inaugurazione ceciliana.

Il contralto Wiebke Lehmkuhl

Comunque l’esperienza giovò a Mahler che nel 1897 passò come direttore d’orchestra all’Opera di corte di Vienna, dove raccolse tanti successi. Alla sua sensibilità fece danno notevole la disapprovazione di von Bülow del primo tempo della sua seconda Sinfonia allora in fieri, tanto che il lavoro mahleriano si bloccò. Il compositore riuscì a riprenderlo solo alla morte di von Bülow nel 1894: anzi proprio assistendo alla sua commemorazione, tenuta all’organo su testo del poeta Klopstock, Mahler ebbe la folgorazione del 5° movimento finale, per cui la Sinfonia fu finalmente eseguita nel dicembre 1895 a Berlino, sotto la sua direzione.

Jakub Hruša, ricco dell’esperienza realizzata coi Wiener e coi Berliner Philharmoniker, oltre che con altre orchestre internazionali, ha offerto – dei cinque movimenti della tormentata Sinfonia – un’interpretazione profonda quanto attentissima ad ogni dettaglio, di cui essa è ricca come poche: né parliamo di dettagli pleonastici, ma vibranti per timbro e colore, ed espressione del travaglio che Mahler rovescia sugli uomini, il quale si nutre anche dei sofferti contrasti fra i piano e i fortissimo dell’orchestra.

Il direttore Hruša, accompagnando anche l’ottimo coro preparato da Piero Monti, e le soliste Rachel Willis-Sǿrensen soprano, e Wiebke Lehmkuhl contralto, compie un lunghissimo percorso musicale, dal primo tempo all’ultimo, fino all’Auferstehen, la Resurrezione. Qui un coro femminile sorge pianissimo dal silenzio, dalla terra (quante volte Mahler ha rappresentato la terra e la natura…), per aprirsi con flauto e ottavino in un brevissimo e meraviglioso canto di uccello, “ultima eco della vita terrestre” (dice il critico Paolo Petazzi), prima del trionfo della Resurrezione.

Paola Pariset

Nell’immagine di copertina, il direttore d’orchestra Jakub Hruša

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