//Termovalorizzatore, no dei soliti “esperti”

Termovalorizzatore, no dei soliti “esperti”

di | 2022-04-26T09:47:23+02:00 24-4-2022 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti

Arieccoli. E’ bastato l’annuncio del sindaco di Roma a scatenare nuovamente gli ecologisti di strapazzo di casa nostra: il termovalorizzatore non s’ha da fare. Sui perché ci sarebbe da scrivere un trattato, ma l’obiezione principale portata avanti da questa specie di crociati riguarda il fatto che, con un impianto del genere, si disincentiverebbe la raccolta differenziata. Una balla colossale per il semplice fatto che la differenziazione dei rifiuti non solo continerebbe e sarebbe potenziata, ma soprattutto pur portandola ai massimi livelli possibili (e questo ripende essenzialmente dai cittadini…) rimarrebbe comunque da smaltire il cosiddetto inorganico, cioè proprio quella frazione (tutt’altro che piccola) che andrà a rifonire il futuro impianto che potrebbe sorgere a Quarto della Solforatella, in una cava privata di lapilli di fronte alla ex cava di zolfo di Santa Palomba, al confine con il comune di Pomezia.

“Con gli impianti previsti dal nuovo piano, a partire dal termovalorizzatore, ridurremo del 90% l’attuale fabbisogno di discariche – spiega Roberto Gualtieri – e arriveremo ad una chiusura pressoché totale del ciclo sul territorio. Lo faremo riducendo del 45% le emissioni, producendo l’energia consumata ogni anno da 150.000 famiglie, recuperando risorse preziose con cui potenziare la raccolta e ridurre la tariffa per i romani e per le imprese. È una svolta storica per la città e anche per il Paese”. Il termovalorizzatore verrà costruito da Acea, una società energetica partecipata dal comune di Roma, e costerà circa 150 milioni di euro. L’obiettivo è di completarlo in meno di quattro anni e di ridurre poi la tassa sui rifiuti in città del 20 per cento. “Dobbiamo dotarci di impianti per la frazione indifferenziata – aggiunge il primo cittadino -. L’impianto sarà da 600mila tonnellate annue e ci permetterà di chiudere Rocca Cencia (un impianto di trattamento meccanico biologico) e dotarci di una sola piccola discarica per conferire 60mila tonnellate di inerti all’anno”.

Il termovalorizzatore, stando agli studi del Comune, ridurrà le emissioni del ciclo dei rifiuti di Roma del 44%. Come? Taglio del 15% di quelle per il trasporto dei rifiuti, del 18% di quelle dei Tmb e del 99% di quelle in arrivo dalle discariche. L’impianto e gli altri inseriti nel piano, che prevede di portare la differenziata al 65% entro la fine della consiliatura e forse un terzo biodigestore, dovrebbero generare elettricità per 150 mila famiglie e gas per 60 mila. Esattamente come accade a Copenaghen, civilissima capitale della civilissima Danimarca, dove un modernssimo impianto, a zero emissioni, è in funzione già da anni e produce elettricità e calore per decine di migliaia di famiglie: una scelta di civiltà che va incontro all’ambiente, tutelandolo e non – contrariamente a quanto comunemente si sostiene – aggredendolo.

Gli ecologisti integralisti di casa nostra, quelli sempre pronti a dire no a tutto, dovrebbero farsi un viaggetto a Copenaghen per capire che cosa hanno combinato da quelle parti in tema di smaltimento di rifiuti e di conseguente produzione di energia. Perché lì non sono affatto pazzi e nemmeno inquinatori di professione e/o distruttori di speranze: sono semplicemente al passo con i tempi. In Italia, come sappiamo tutti bene, quando si pronuncia la parola termovalorizzatore si scatena puntualmente una valanga di proteste e di polemiche, con il consueto codazzo di sit-in, marce, presidi permanenti e tutto l’armamentario conseguente.

Il fatto è che pochi sono realmente informati su che cosa è la termovalorizzazione: con semplici parole, si tratta di una tecnologia in cui il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato per produrre vapore. Questo, a sua volta, può essere utilizzato per la produzione diretta di energia elettrica o come vettore di calore (teleriscaldamento). Tutto qui. Le banali e tutt’altro che scientifiche obiezioni riguardano essenzialmente la velenosità dei fumi prodotti durante il processo di combustione, associata ai cattivi odori emanati. Perché allora in Danimarca non si pongono il problema? No, se lo pongono seriamente e lo risolvono attraverso le moderne tecnologie che permettono di assorbire totalmente puzza e veleni. Insomma, tutto depurato e pulito e cattivi odori eliminati completamente. Tanto che proprio nella zona del termovalorizzatore, i danesi hanno costruito un parco con tanto di giochi per bambini, percorsi naturalistici, piste per jogging e aree pic nic.

 

I danesi sono inquinatori di professione? No, sono semplicemente seri. E certi presunti ecologisti di casa nostra semplicemente dei parolai senza cultura.

Buona domenica.

Nell’immagine di copertina, il termovalorizzatore di Copenaghen

 

 

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi