RIETI – Il Giudizio Universale di Rieti sarà restaurato e potrà essere ammirato in tutto il suo splendore. L’annuncio del sindaco Daniele Sinibaldi che ha operato in sinergia con la Soprintendenza. L’Oratorio di S. Pietro Martire faceva parte del complesso del convento di S. Domenico, che ha una lunga e travagliata storia. Rieti è stata sede papale e il 13 luglio 1234, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, papa Gregorio IX canonizzava San Domenico di Guzmán. San Domenico è una delle più importanti chiese della diocesi di Rieti, in piazza Beata Colomba. Nel 1810 l’invasione napoleonica causò la soppressione dei conventi ed i domenicani furono cacciati, fino alla restaurazione. Nel 1862, con l’Unità d’Italia, i frati furono cacciati definitivamente e la chiesa fu sconsacrata.
Diverse opere di pregio vennero asportate dalla chiesa per permetterne una migliore conservazione: l’altare fu trasferito nella chiesa di San Pietro Apostolo, gli affreschi di Liberato di Benedetto negli anni Sessanta furono distaccati e trasportati al Museo civico. L’intero complesso fu adibito a caserma, nella chiesa venne ricavata la scuderia, poi un primo recupero dopo il terremoto del 1979. Con fondi pubblici e privati, venne ricostruito il tetto con venti capriate in legno e consolidato il campanile, riconsacrando la chiesa nel 1999. Nel 2008 l’installazione del Pontificio organo Dom Bedos-Roubo Benedetto XVI, organo simil classico francese costruito dall’organaro Bartolomeo Formentelli, che con le sue 4040 canne e la mostra di 32 piedi è uno fra i più grandi d’Europa.
Dal 1862 il convento ed il chiostro della Beata Colomba (con giardino all’italiana, al centro un pozzo e un portico) non sono più un unico complesso insieme alla chiesa adiacente e sono stati inglobati all’interno della Caserma Attilio Verdirosi, sede della Scuola interforze per la difesa nucleare, biologica e chimica del Ministero della difesa. Sul lato meridionale la piccola cappella dell’Oratorio di San Pietro Martire con un pregevole ciclo pittorico raffigurante il giudizio universale, opera dei fratelli veronesi Lorenzo e Bartolomeo Torresani, su commissione di Bernardino Sanizi, della confraternita di S. Pietro Martire, che lo completarono in due anni dal 1552 al 1554 (l’attribuzione dell’affresco è stata a lungo incerta, all’inizio del Novecento Angelo Sacchetti Sassetti rinvenne nell’archivio notarile di Rieti un documento che dimostrava definitivamente che la paternità dell’opera spettava ai fratelli Torresani).
Nel 1574 il ciclo pittorico fu messo sotto accusa dal visitatore apostolico monsignor Pietro da Camaiano, che chiedeva la cancellazione delle nudità, ma venne salvato grazie all’opposizione dei Domenicani. Michelangelo aveva terminato la Cappella Sistina undici anni prima, il Beato Angelico e Luca Signorelli avevano realizzato un altro Giudizio Universale nella Cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto. I due fratelli avevano preso spunto da queste opere: nella parete centrale San Pietro Martire attorniato da angeli e dai santi (tra cui Santa Barbara, San Tommaso d’Aquino, Sant’Antonio Abate e San Francesco d’Assisi); in basso dodici angeli suonano le trombe mentre altri due leggono le sentenze. Nella parete di sinistra il destino dei probi (la resurrezione) e nella parete di destra quello dei dannati (la caduta nella barca di Caronte).
L’oratorio di S. Pietro Martire nel 1907 fu restaurato da Giuseppe Colarieti Tosti ed adibito a deposito di attrezzi e lettighe della Pubblica Assistenza; successivamente il comune lo cedette alla Società Dante Alighieri che vi stabilì la propria sede, con l’istituzione della scuola allievi sottufficiali è diventato la cappella militare della caserma Verdirosi, finora aperta al pubblico solo in poche occasioni particolari e con il benestare dei responsabili, soprattutto dopo l’11 settembre.
Ma nel prossimo futuro non sarà più così. Grazie al programma del Museo Diffuso promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Rieti, parallelamente al progetto, curato dalla restauratrice Monica Sabatini, nato nell’ambito delle attività di tutela della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, per la dichiarazione di interesse culturale del complesso storico di San Domenico. Il procedimento si è concluso nel dicembre 2020 con il decreto dell’allora segretariato regionale per il Lazio del Ministero della cultura, ammesso al finanziamento di oltre 515 mila euro da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri con la quota Irpef dell’otto per mille.
Il 16 dicembre scorso il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, la soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti Lisa Lambusier e il generale Giorgio Guariglia, comandante della Scuola interforze per la difesa Nbc hanno sottoscritto il protocollo d’intesa per il restauro e la valorizzazione del ciclo pittorico. La firma alla presenza del vescovo di Rieti Vito Piccinonna, della prefetto Pinuccia Niglio, e di Giuseppe Cassio, responsabile della Soprintendenza e altre autorità civili e militari.
Ora si apre la fase esecutiva, per il restauro, valorizzazione e fruizione del ciclo pittorico frutto di un lavoro condiviso “senza il quale non sarebbe stato possibile dare respiro a un progetto ampio, che è la fruizione del patrimonio artistico e culturale, tappa del museo diffuso, perché i cittadini e gli studenti della Sabina Universitas conoscano e apprezzino la città, individueremo un circuito di opere, fra cui il Teatro Flavio Vespasiano, dando una visione complessiva”, hanno sottolineato il sindaco Sinibaldi e l’assessora alla cultura Letizia Rosati. Il bando di gara sarà ad ‘invito’, per società già individuate dalla Soprintendenza, pubblicazione in primavera (inizio lavori in estate, durata di un anno, salvo imprevisti).
Il restauro (che sarà conservativo, senza sovrapporsi ai restauri precedenti), consiste nel consolidamento dei colori con iniezioni di fissaggio, pulitura intonaci e pellicola, presentazione estetica, reintegrazione pittorica, illuminazione artistica e grazie alle misure di sicurezza che saranno adottate, sarà possibile salire sui ponteggi durante l’esecuzione dei lavori e ammirare i dipinti da vicino. In seguito l’entrata a regime delle visite guidate del Museo diffuso “Rieti – un Museo al centro d’Italia”, finanziato dal PNC-NEXT APPENNINO, con la collaborazione dei militari della caserma per le misure di sicurezza. Questo ciclo pittorico, in versione più piccola, ha un gemello nel comune di Casperia, nella chiesa di S. Maria in Legarano, nell’ex cappella del convento dei gesuiti, appartenente a un privato.
Francesca Sammarco
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