PALERMO – Pagare con carta, la cosiddetta transazione cashless, è per il 72% meno inquinante rispetto al pagamento con il contante: questo uno dei dati emergenti dal X Rapporto del The European House-Ambrosetti, agenzia che, in Italia, si occupa di studi e scenari strategici e di ricerche sull’uso del contante e dei pagamenti elettronici. L’indagine relativa al 2024, presentata il 2 aprile scorso a Cernobbio, in provincia di Como, si prefigge di misurare annualmente la diffusione dei pagamenti elettronici e la dipendenza del nostro Paese dal denaro contante.

Lorenzo Tavazzi
In un’intervista concessa il 3 aprile scorso al Tg della Scienza Leonardo, Lorenzo Tavazzi – responsabile dello sviluppo internazionale dell’Ambrosetti e, dal 2015, anche della Community Cashless Society – ha sottolineato che “in un pagamento in contante ci sono tutta una serie di costi ambientali che vanno dal momento in cui si produce quella determinata moneta o carta, al momento in cui la si trasporta, a quello in cui la si detiene in qualche contesto… Con i pagamenti elettronici si sono risparmiati in 10 anni più di 250 milioni di kg. di CO2, una quantità significativa, comparabile all’emissione in un anno di un settore industriale importante in Italia”.

Pagamenti cashless nei Paesi europei
Nel 2024 i pagamenti digitali effettuati dagli italiani hanno raggiunto un valore di 471 miliardi di euro, tre volte quanto si registrava dieci anni fa, e hanno coperto circa il 43% dei consumi delle famiglie italiane (nel 2015 tale dato era del 17%). Il ricorso al cashless è in crescita, soprattutto tra i giovani e i residenti del Sud e delle Isole. Ciò nonostante, il nostro Paese continua a restare indietro in tutti i confronti internazionali: i pagamenti cashless rappresentano il 25% del PIL, mentre nell’Unione Europea tale cifra arriva al 28%. Il Cashless society index, l’indicatore che misura lo sviluppo dei pagamenti digitali nei singoli Paesi dell’Unione, ci colloca al 20° posto sui 27 Stati membri: la classifica vede in testa la Danimarca e altri Paesi del nord Europa.
L’Italia si conferma in Europa uno dei paesi più dipendenti dal contante e detiene un primato poco invidiabile: un quinto di tutta l’IVA evasa a livello europeo si verifica proprio nel nostro paese e ammonta a 16,3 miliardi di euro all’anno, purtroppo un dato in crescita dopo gli anni della pandemia. Con cifre davvero tristemente ‘importanti’: si calcola che nel 2022 l’economia sommersa ammontava a ben 201,6 miliardi di euro, equivalente a più del 10% del PIL del nostro paese.
“Certamente c’è un collegamento diretto tra lo sviluppo dei pagamenti tracciabili, quindi cashless, e la riduzione dell’economia sommersa”, ha detto ancora Tavazzi.
Purtroppo pochi italiani conoscono questi dati: ad esempio, solo 3 italiani su 10 sanno che i pagamenti digitali sono più sostenibili del contante. Si auspica che, specie nei più giovani, aumenti la consapevolezza che ogni nostro gesto e comportamento, anche il modo in cui paghiamo il parrucchiere, la prestazione dell’idraulico o il conto del supermercato, ha una ricaduta significativa sul contesto sociale e sull’ambiente.
Senza dimenticare comunque che i pagamenti cashless non sono affatto esenti da costi ambientali, perché attivano infrastrutture di telecomunicazione, internet e gli energivori data center: un universo digitale che, già nel 2020, ha causato più del 4% delle emissioni di carbonio del totale mondiale.
Maria D’Asaro
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