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Olimpiadi, che cosa c’è dietro le medaglie

di | 2021-08-06T19:19:08+02:00 8-8-2021 6:15|Sezione 4, Sport|0 Commenti

PERUGIA – Medaglie, ma non solo. Le Olimpiadi svelano, oggi come nell’antichità – nulla di nuovo sotto il sole – non solo i vincitori, ma anche i drammi, le storie e le curiosità del dietro le quinte. Raccontano (Pausania o Filostrato, non ricordo), che una madre, ad Olimpia, per assistere alle gare del figlio, impegnato nel pancrazio, si fosse vestita come un uomo (alle donne, tranne che alle vergini, era vietato assistere agli agoni sportivi), spacciandosi per allenatore. Nessuno si era accorto di nulla, ma al successo dell’amato figliolo, la donna aveva scavalcato, con impeto, le transenne. I suoi vestiti maschili, nella foga del movimento, si erano impigliati e strappati così che tutti i presenti avevano scoperto, non senza scandalo per il tabù violato, la sua appartenenza al genere femminile.

Jessica Fox

Da allora gli ellanodici (i giudici) avevano deciso che atleti ed allenatori entrassero nudi allo stadio. Tokyo ha offerto, come in tutte le occasioni dei Giochi Olimpici, una montagna di avvenimenti singolari. Molti svelati dalla stampa parlata e scritta, molti rimasti in un angolo, dimenticati e negletti o appena sfiorati. Il più futile e divertente è quello che riguarda l’oro della bella australiana Jessica Fox, 28 anni. Quest’ultima, a bordo del suo kayak ha subìto una avaria: la rottura della punta della canoa. Ebbene la canoista, con grande presenza di spirito, ha utilizzato un profilattico per chiudere la falla avvolgendo la miscela di carbonio nel condom. Filmando il tutto e diffondendo il video sul social Tik Tok.

“Sia maledetto chi pensa male” (Honi soit qui mal y pense), recita il motto dei cavalieri dell’Ordine della Giarrettiera, riconoscimento creato dal re d’Inghilterra. E l’ammonimento vale anche a discarico della Fox: gli organizzatori dei Giochi avevano difatti consegnato all’arrivo in Giappone a tutti i partecipanti una confezione di profilattici da utilizzare una volta tornati nei rispettivi paesi. L’uso particolare del souvenir ricevuto, non testimonia null’altro che l’estro e l’inventività dell’atleta.

Kristina Timanovskaja

Drammatica, invece, la vicenda che ha visto per protagonista la bielorussa Kristina Timanovskaja, 24 anni, avvertita solo all’ultimo momento dal capo delegazione di essere stata iscritta, a sua insaputa, alla staffetta 4×400 metri. Il suo commento di protesta era stato letto come una contestazione ai vertici sportivi del suo paese ed al suo governo (guidato da Alexandre Lukashenko: lo stesso che ha ordinato, qualche settimana fa, di dirottare un aereo in volo di transito sulla Bielorussia per arrestare il giornalista ed oppositore del regime, Roman Protasebich). Kristina era stata trascinata, da un paio di loschi figuri del servizio di sicurezza del proprio paese, in aeroporto con un biglietto per Minsk e scalo intermedio ad Istanbul. Il velivolo 199 della Turkish Airlines stava già rollando sulla pista. Ma per sua fortuna Kristina, aveva avuto modo di avvertire la “Fondazione Bielorussa per la solidarietà sportiva” di quanto stava accadendo e le immediate pressioni dell’organizzazione rivolte al Giappone ed a diverse ambasciate europee avevano fatto intervenire la polizia del Sol Levante che l’ha bloccata, in pratica, sulla scaletta dell’aereo, liberandola dalla sgradita e pericolosa stretta dei suoi accompagnatori. La Polonia ha subito offerto un visto e l’ospitalità all’atleta, che è così sfuggita all’arresto e alle ritorsioni del regime. Almeno per ora.

Lucilla Boari

L’italiana Lucilla Boari, 24 anni, mantovana, nel commentare il successo (la medaglia di bronzo), ha fatto, invece, outing col mandare una dedica, in videochiamata, alla sua fidanzata, l’olandese Sanne de Laat, anche lei arciera. Lucilla, prima italiana di sempre sul podio dell’arco ai Giochi, era salita agli onori delle cronache nel 2016, quando un giornale aveva definito “cicciottelle”, in un titolo, tre partecipanti (una era lei) alla spedizione italiana a Rio de Janeiro. L’azzurra di Rivalta sul Mincio, che ha perso anche diversi chilogrammi, si è presa una rivincita pure sui pregiudizi.

Laurel Hubbard

L’ultima vicenda vede protagonista la neozelandese Laurel Hubbard, 43 anni, atleta del sollevamento pesi, la più anziana tra le competitrici di questa disciplina. É infatti la prima trasgender che partecipa ai Giochi Olimpici. Alla nascita si chiamava Gavin Hubbard, ma otto anni fa ha cambiato sesso. Laurel aveva partecipato, non senza polemiche, anche al campionato del mondo, conquistando l’argento ed ai Giochi del Commonwealth, dove aveva ottenuto addirittura l’oro. Le regole prevedono che per dodici mesi, prima delle gare, venga controllato il livello di testosterone dell’atleta trasgender. E la Hubbard è rientrata nei parametri previsti dal regolamento. Anche se sul piano sportivo la sua non si è rivelata una prestazione memorabile (gareggiava nella categoria +87 chilogrammi), l’atleta prima di rientrare in patria ha ringraziato il Cio ed il Giappone affermando che con la sua partecipazione “lo sport si è confermato inclusivo ed accessibile per tutti”.

Elio Clero Bertoldi

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