ROMA – Nell’estremo Mediterraneo orientale si trova una citta divisa in due, dove cultura greca e turca s’incontrano e scontrano da tempi lontani: Nicosia. La capitale di Cipro è l’unica, ancora oggi, divisa tra due nazioni, separate dalla “Green Line”: una zona cuscinetto di 350 chilometri quadrati, estesa per 180 chilometri e controllata dalle Nazioni Unite dal 1974. Tratti di muro, sacchi di sabbia e filo spinato dividono la parte sud-est di Nicosia, riconosciuta a livello internazionale come la Repubblica di Cipro, da quella nord-ovest, l’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord (e riconosciuta solo dalla Turchia).

Tratto di Green Line in una strada di Nicosia
La città di Nicosia (Λευκωσία, in greco; Lefkoşa, in turco), fondata dagli antichi greci, un tempo si chiamava Ledra. Dal 1489 fu parte della Repubblica di Venezia fino alla conquista dall’impero ottomano, nel 1570. Agli inizi degli anni ’60, Nicosia diventò la capitale della Repubblica di Cipro, rendendosi indipendente dal Regno Unito, ma nel ’74, a seguito del colpo di Stato della Grecia per l’annessione dell’isola e la successiva invasione turca, la città venne divisa in due dalla Linea Verde. La buffer zone prese il nome di “Green Line” dal disegno che fece il generale Peter Young, comandante dell’esercito inglese che, nel 1964, tratteggiò sulla cartina di Nicosia una linea con una matita verde per separare i quartieri greci da quelli turchi.

La Moschea Selimiye
La parte turco-cipriota I colori e l’anima del Medio Oriente, superata la Green Line, si respirano a pieni polmoni. Passare da una città dallo stile occidentale ad un tour in Turchia è un attimo. Cambia l’architettura, la lingua, la religione. Se nella parte greca è frequente trovare numerose chiese, in quella turca è comune poter ammirare maestose moschee e sentire per cinque volte al giorno il canto del muezzin. La cattedrale di Santa Sofia, oggi conosciuta come Moschea di Selim, in turco Selimiye Camii, è il punto di riferimento più importante di Nicosia Nord. Edificata nel periodo delle Crociate e trasformata in moschea 300 anni dopo con l’aggiunta di due minareti e la distruzione delle vetrate che raffiguravano scene dell’Antico e Nuovo Testamento, è un simbolo iconico dell’intreccio culturale dell’isola.
Nicosia Nord è una culla di edifici gotici e ne è un esempio il Büyük Han, ricco di archi bizantini, mura in pietra risalenti alla fine del ‘500 e portici che circondano una piccola moschea. Le stanze al piano terra, accanto ai magazzini e ai negozi dei commercianti, erano le stalle usate per far riposare i cavalli prima di ripartire per lunghi viaggi. Al primo piano, invece, le celle che ora ospitano vari laboratori artigianali erano le zone notte degli avventori. Gli “han”, le locande, durante il periodo ottomano, erano veri e propri alberghi per commercianti e viaggiatori.

Büyük Han
Tra Nicosia Nord e Sud cambiano anche gli abiti dei cittadini. In estate, come consuetudine occidentale, le ragazze di Nicosia Sud passeggiano per le strade della capitale in canottiera e pantaloncini. Oltrepassata la Green Line, invece, la maggior parte delle donne indossa il velo. Tra le due Nicosia è diversa persino la moneta. Da una parte l’euro, dall’altra la lira turca. Anche la linea telefonica non è la stessa. Dopo aver mostrato il passaporto e ottenuto il via libera per oltrepassare il check point di Ledra Street, via principale del centro storico e unico accesso pedonale che permette il passaggio dalla parte greca a quella turca, il cellulare riceverà un messaggio con il benvenuto in Turchia.

Ledra Street
La parte greco-cipriota Superata la dogana, le case alte un piano con tetti fatti da materiali di recupero, l’architettura ottomana mescolata a quella d’epoca coloniale britannica e i vicoli silenziosi s’interrompono improvvisamente per fare spazio a costruzioni moderne e alti palazzi, molto più a carattere occidentale. Sembra di vivere in due realtà diametralmente opposte e, forse, non è solo un’impressione. Tuttavia, anche a Nicosia Sud i resti archeologici continuano ad imperare, contrastando con l’architettura dei tempi più recenti. Le Mura Veneziane, mura difensive costruite a metà del ‘500 dai Veneziani, circondano la città antica di Nicosia e rappresentano una delle fortificazioni rimascimentali meglio conservate in tutta la culla del Mediterraneo. Sono tre le porte delle mura e la più famosa è quella di Famagusta: il principale accesso alla città vecchia.

Famagusta Gate
La prima cinta muraria di Nicosia venne costruita nel Medioevo, poi rifortificata dalla Repubblica di Venezia durante il XVI secolo. Con una circonferenza di circa 5 chilometri, le mura contengono undici bastioni, ognuno dei quali prese il nome da una famiglia aristocratica italiana che donò i fondi per la costruzione.

Mura Veneziane
A pochi passi di distanza s’innalza verso il cielo il Monumento alla Libertà, eretto nel 1973 per onorare i combattenti anti-britannici durante la rivoluzione cipriota degli anni ’50. Nicosia è la capitale dei simboli e ne è un esempio questo monumento, che raffigura due uomini che tirano le catene per aprire il cancello di una prigione, consentendo così ai prigionieri greco-ciprioti, ai cittadini e al clero, raffigurati nelle altre statue, di scappare dal dominio britannico. Ma è Piazza Eleftheria a segnare un confine tra passato e modernità, con un design futuristico, verdi terrazze e ponti pedonali sospesi che consentono di raggiungere i vari musei dislocati negli angoli della città, come il Museo di Cipro o il Museo Bizantino.

Monumento alla Libertà
La speranza di riunificazione Sebbene la presenza della Green Line persista da anni, Nicosia è un luogo di speranza. Recentemente sono stati promossi vari tentativi di dialogo tra la comunità greca e quella turca e, nel tempo, stanno prendendo vita sempre più progetti di cooperazione e iniziative di pace. Alcune frontiere hanno aperto i loro valichi, migliorando i rapporti tra i cittadini residenti nelle due parti del Paese. Una maggiore interazione tra greco-ciprioti e turco-ciprioti è (e si spera continui ad essere) un simbolo di una futura riconciliazione. Oggi Nicosia resta ancora divisa, ma la storia di Cipro ha tutto il tempo per venire riscritta, sanando, in futuro, la frattura geografica, culturale e sociale tra Grecia e Turchia, proprio come negli anni è stato fatto con l’intreccio tra architettura passata e moderna per le vie di Nicosia che, dopotutto, è un’unica città, non solo una città unica.
Alice Luceri
Nell’immagine di copertina, il check point della Green Line di Ledra Street a Nicosia

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