ROMA – Ha raggiunto ben il patrimonio arboreo monumentale nazionale. A stabilirlo, l’ottavo Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia. Ci sono, fra l’altro, 95 nuovi alberi o sistemi arborei di particolare pregio che, per il loro valore ecologico, biologico, culturale e paesaggistico, sono stati riconosciuti dal Masaf (Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste).
Una catalogazione resa possibile dalla sinergia tra la Direzione generale delle foreste del Masaf, Corpi e Servizi forestali regionali e delle Province autonome e dei Comuni che ha portato alla scoperta del doppio filare di 163 robinie nel Comune di Castelnuovo Don Bosco (provincia di Asti), del noce del Caucaso nel Comune di Campiglione Fenile (Torino), dell’abete bianco – considerato l’albero autoctono più alto d’Italia – di Paularo (Udine), dell’ippocastano del Comune di Prepotto (Udine), che si trova ubicato nel convento dei frati cappuccini, di circa 150 anni.
Per albero autoctono si intende un albero originario di un determinato territorio, ossia sviluppato ed adattato spontaneamente alle condizioni ambientali proprie di quell’ambiente. Per quanto riguarda, invece, le specie più numerose vanno annoverati la roverella con 616 esemplari ed il faggio, con 251. Tra le Regioni, spetta al Friuli Venezia Giulia il primato del numero maggiore di alberi con quota 543, seguita da Lombardia 431 e Sardegna 426, mentre per i Comuni ci sono Napoli con 53, Caserta 51, Trieste e Priverno 48. Questo particolare studio è il risultato della collaborazione tra enti locali ed autorità forestali, che ha portato alla verifica dell’esistenza di esemplari che rappresentano una particolare rilevanza storica.
Si tratta, ovviamente, di alberi comunque tutelati che hanno un importante valore ecologico e biologico in base all’età, la morfologia, le dimensioni, ma anche per la rarità della specie, ai quali si aggiunge l’importanza storica, religiosa che assumono in certi contesto culturali, ma anche per la capacità di caratterizzare il paesaggio circostante.
Un patrimonio importante, da rispettare e tutelare, perché come sosteneva lo scrittore tedesco Hermann Hesse (Premio Nobel per la letteratura nel 1946) “gli alberi sono santuari”: tra le loro fronde “stormisce il mondo” e le loro radici “affondano nell’infinito”.
Laura Ciulli
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