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Massacro del Circeo: 36 ore di inaudita violenza

di | 2025-10-03T20:08:22+02:00 5-10-2025 0:15|Sezione 4, Storie|0 Commenti

ROMA – Sono trascorsi 50 anni dal “Massacro del Circeo”: 36 ore di inferno tra il 29 e 30 settembre 1975. La foto su tutti i quotidiani in prima pagina era in bianco e nero, ma grondava sangue, era rossa di sangue. Donatella Colasanti veniva tirata fuori dal bagagliaio della 127 bianca dove era stata rinchiusa insieme al corpo della sua amica Rosaria Lopez. Rosaria non era sopravvissuta a 36 ore di inaudita violenza di ogni genere, Donatella riuscì a sopravvivere fingendosi morta e chiese giustizia fino alla fine. I tre artefici di tanto orrore avevano lasciato l’auto in viale Pola, zona Trieste, per andare al ristorante come se nulla fosse accaduto. Con urla e colpi sul bagagliaio, Donatella attirò l’attenzione di un poliziotto.

Donatella Colasanti

Per lei, però, la violenza non era finita lì, perché, secondo il codice Rocco, lo stupro era ancora solo un reato contro la morale (nel 1996 diventò reato contro la persona) e quindi il processo divenne una seconda violenza psicologica. I colpevoli erano tre ragazzi della “Roma bene” (Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira), che già l’anno precedente avevano abbordato, sequestrato e violentato due ragazze, con un epilogo diverso, ma tutto era stato messo a tacere dalle famiglie. Donatella scelse di andare a processo, mentre la famiglia di Rosaria Lopez accettò un indennizzo di 100 milioni di lire dalla famiglia di Guido.

Angelo Izzo, uno degli aguzzini

Donatella e Rosaria avevano appena conosciuto Izzo e Guido, che le avevano invitate a una festa a Lavinio, a un’ora di macchina da Roma. Sembravano bravi ragazzi, ma avevano precedenti penali per violenze e rapine, frequentavano ambienti dell’estrema destra romana e il loro stile di vita si basava su ideali neofascisti. Donatella e Rosaria non potevano sapere, avevano 19 e 17 anni. Izzo e Guido le portarono con una scusa a Villa Moresca, dalle parti di San Felice al Circeo e poco dopo li raggiunse Andrea Ghira. Vennero spogliate, legate e chiuse in un bagno, furono più volte violentate, picchiate, iniziando da Rosaria, che venne annegata nella vasca. Donatella venne ripetutamente colpita alla testa, legata per il collo e trascinata per la casa, fino a svenire. Ghira riuscì a fuggire in Spagna (si dice sia morto nel ’94 per overdose), Izzo e Guido vennero arrestati e furono condannati all’ergastolo.

Guido evase di prigione nel 1981, fuggì in Sud America, viene estradato nel 1994, conclude la sua detenzione nel 2009 grazie a uno sconto di pena. A Izzo viene concessa la semilibertà nel 2004, nel 2005 uccide altre due donne e da allora è ancora in carcere. Donatella ha chiesto giustizia per tutta la vita, nel 2005 è morta a 47 anni per un tumore al seno, continuando a dire “battiamoci per la verità”. Nel 1979, nel tribunale di Latina, si tenne il primo processo per stupro trasmesso su Rai Due, per la violenza subita a Nettuno dalla giovane Fiorella, da parte di quattro uomini. Anche per lei il legale era la grande Tina Lagostena Bassi, l’avvocata delle donne.

Rosaria Lopez e Donatella Colasanti

In quel processo c’è tutta la cultura maschilista, patriarcale e, anche se fa male, il documento andrebbe trasmesso periodicamente. E’ su youtube, ve ne consigliamo la visione, anche se dura, perché dopo tanti anni, ben poco è cambiato, non solo le vittime venivano accusate, ma le madri stesse dei violentatori difendevano i figli. La trasmissione dette il via al progetto di legge di iniziativa popolare sulla violenza sessuale che sarà presentato al Parlamento italiano nel marzo del 1980 dal movimento femminista, in particolare il Movimento di liberazione della donna. “Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori” diceva Tina Lagostena Bassi. Celebri le sue arringhe in cui descriveva la violenza subita dalle sue assistite rompendo così il muro di silenzio, insistendo nell’introdurre la parola “stupro“, per imporla alle coscienze, al posto della terminologia più generica di “violenza sessuale”.

Ilaria Amenta

Ilaria Amenta, giornalista Rai per 20 anni e scrittrice, ha raccolto le memorie di Angelo Izzo nel libro Io sono l’uomo nero (Rai libri), dal Circeo a Ferrazzano, analizzando il male che è nell’uomo. “Attraverso i diari di Izzo, scorrendo questo autentico elenco degli orrori, questo scritto autoincensante e narcisista, cercherò di raccontare l’uomo nero dalle origini ai giorni nostri, per provare a capire come un’anima possa attraversare la linea del bene senza riuscire a tornare indietro, e come – dopo aver scontato trent’anni di carcere per il massacro del Circeo – si possa compiere lo stesso delitto con la stessa identica efferatezza. Senza un minimo accenno di pentimento. Una parabola lunga cinquant’anni”.

Il 30 settembre scorso Ilaria ha chiuso il cerchio con il libro a più voci “Il massacro del Circeo” (Tab Edizioni). Quali fattori hanno portato a quell’orrendo delitto? In quale contesto sono maturati i profili dei carnefici? Chi erano Rosaria e Donatella prima di varcare quel cancello? Questo saggio corale racconta in sei episodi i retroscena e gli snodi cruciali di un delitto che, dopo cinquant’anni, continua a essere tragicamente attuale. Il libro sarà presentato martedì 7 ottobre alle ore 17 presso la Biblioteca Arcipelago di Roma (zona Montagnola).

Francesca Sammarco

Nell’immagine di copertina, Donatella Colasanti viene estratta dal cofano della 127 dove l’ avevano rinchiusa i suoi carnefici

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