RIETI – Largo Margaret Fuller Ossoli (1810-1850) a Rieti. Margaret nacque a Boston il 23 maggio 1810 da Timothy, avvocato, e da Margaret Crane; a sei anni leggeva già Orazio e Ovidio in latino, poi Cervantes, Molière, Goethe, la filosofia, la storia, le lingue moderne, il pianoforte. La sua educazione fu rigida, ebbe una vita intensa, ma breve, e soprattutto perché una lapide la ricorda al centro di Rieti? Lo ha svelato il Gruppo dei professori di Storia in rete, che con la consulenza e partecipazione della ANVRG (Associazione Nazionale Veterani Reduci Garibaldini) e dell’ISRI (Istituto Storico del Risorgimento Italiano), ha guidato gli studenti della scuola media G. Pascoli alla scoperta dei monumenti della città e del ruolo avuto nel Risorgimento, insieme a Gianfranco Paris, Francesco Rinaldi, l’insegnante Benedetta Graziosi. Visite che vengono replicate anche in altri istituti scolastici.

Margaret Fuller Ossoli
Rieti è stata teatro dei moti carbonari del 1821 insieme a Cittaducale e Antrodoco, terreno della importante battaglia del 7/9 marzo tra l’esercito dell’imperatore d’Austria e quello dei costituzionali di Napoli che difendevano la costituzione ottenuta dal loro re. Rieti fu testimone dei moti del 1831 quando l’esercito guidato dal generale Sercognani arrivò fino alle mura cittadine. L’evento della Repubblica Romana del 1848/49 vide la città protagonista con la presenza del generale Giuseppe Garibaldi per oltre tre mesi, con la moglie Anita, la formazione della Prima Legione italiana che contribuì alla difesa della Repubblica. Poi l’appoggio alla II guerra d’indipendenza con invio di armi e di volontari, l’annessione nel 1861 e la partecipazione diretta di 100 volontari guidati da Lodovico Petrini (che fu in seguito sindaco di Rieti) alla Campagna dell’Agro romano, terminata con la sconfitta di Mentana.
Al municipio di Rieti i ragazzi hanno visto il busto di Giuseppe Garibaldi, la targa ai caduti reatini nelle battaglie risorgimentali, i costituenti della Repubblica Romana, raggiungendo poi Largo Margaret Fuller, con la targa alla memoria della giornalista americana, e la lapide che ricorda come in quella casa nacque il figlio Angelo Eugenio Filippo Ossoli (1848-1850). Margaret aveva abbattuto dentro di sé la barriera tra i sessi, collocandola a un livello che non ipotizzava neanche in lontananza forme preconcette di inferiorità femminile, semmai faceva distinzione sulle caratteristiche culturali e morali dell’individuo. Aderisce al Movimento Trascendentalista con in primo piano il pensiero di R. W. Emerson sulla “fede in sé stessi”, a trent’anni pubblica Woman in the Nineteenth Century, il primo libro scritto in America che parli di uguaglianza tra uomo e donna.
Venne giudicata assurda, immorale, scandalosa, troppo dirompente e rivoluzionaria, qualcuno la definì anche arrogante, pedante, aggressiva, sgradevole, mascolina e intanto lei scriveva “è giunto il momento che sia Euridice a chiamare Orfeo, piuttosto che Orfeo a chiamare Euridice. È tempo, in questo tempo, che la Donna, l’altra metà dello stesso pensiero, l’altra stanza nel cuore della vita, prenda il suo turno e inizi a pulsare appieno; e si migliorerà la vita delle nostre figlie femmine, cosa che sarà di massimo aiuto, perché migliorino e mutino anche i nostri giovani figli maschi”.
Fu la prima donna traduttrice degli scritti di Goethe in America, la prima a denunciare e a chiedere migliori condizioni di vita per le donne nelle prigioni di New York, nei manicomi e nelle istituzioni, a organizzare sessioni di formazione per le donne, sostenendo che sono dotate di menti pensanti e fu anche una delle prime giornaliste. Scrisse un libro sul West, lavorò per il New York Daily Tribune e il The Dial Magazine. Nel 1846, il New-York Tribune la inviò in Europa, in particolare in Inghilterra e in Italia, come corrispondente, per documentare tutti i moti rivoluzionari europei. In Inghilterra incontrò Giuseppe Mazzini, esiliato nel 1837, da inviata descrisse e osservò ogni aspetto della vita del Vecchio Continente: dalle preoccupazioni sociali, alle condizioni di vita dei lavoratori delle miniere di carbone. Intervistò grandi personaggi della letteratura: Thomas Carlyle, George Sand, Wordsworth, De Quincey.

Margaret Fuller
Dei moti del ’48 in Italia, inviò alcune memorabili cronache di guerra. A Roma conobbe l’uomo della sua vita, il marchese Giovanni Angelo Ossoli, squattrinato patriota e ufficiale della guardia civica (1821-1850), che combatté sulle mura vaticane guadagnandosi il grado di capitano. Nascose la sua gravidanza e andò a partorire a Rieti, lasciando il neonato a balia, per tornare a Roma assediata dai francesi. “Vi scrivo da una Roma barricata. In questo momento la Madre delle Nazioni si trova attaccata da tutte le parti. Già stava sopportando grandi sofferenze per i rovesci subiti da tutti quelli che avevano combattuto per l’indipendenza italiana: la sconfitta di Novara, la resa, le dolorose condizioni di Genova e le difficoltà finanziarie…”.
Conosce e ammira Cristina Trivulzio di Belgiojoso, la principessa lombarda a cui Radestzky sequestrò i beni, venuta a Roma per organizzare gli ospedali e l’assistenza ai feriti. Fu lei a proporre a Margaret di presiedere l’ospedale da campo del Quirinale e del Fatebenefratelli sull’isola Tiberina, dove incontrò Florence Nightingale, che proprio a Roma decise di dedicare la vita all’assistenza dei feriti e dei malati (diventò la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna). Quando Roma cadde, Margaret e Giovanni (non è certo se si sposarono) tornarono a Rieti a prendere il figlio per rifugiarsi a Firenze in attesa di tornare negli Stati Uniti insieme alla bambinaia. Si imbarcarono per New York a Livorno sul mercantile Elizabeth, carico di sete e marmo.

Un momento del convegno a Rieti
Ma il 17 maggio 1850, in vista della costa americana, la nave fece naufragio sulle secche di Fire Island a causa del mare in tempesta. Il naufragio inghiottì anche il manoscritto della Storia della Repubblica Romana, che voleva pubblicare per raccogliere fondi a sostegno della libertà del popolo italiano. La targa sull’arco accanto alla casa fu apposta nel bicentenario dalla nascita di Margaret in occasione della visita a Rieti del comitato dell’Associazione Donne di New York. Un’altra targa è in piazza Barberini a Roma dove abitò durante i combattimenti.
Francesca Sammarco
Salve.
Sono contento che dopo 15 anni dalla.mia scoperta della casa dell’ apposizione della targa assieme all’assessore di allora Formichetti, a Rieti finalmente si celebri la figura dj Margaret Fuller.
Vi invito a riferirvi alle biografie della Fuller scritte da italiani che abbiano ricercato negli archivi italiani, non solo a quelle statunitensi, sebbene valide, perche presentano notizie più complete e veritiere specialmente rispetto alla vita svolta dalla Fuller durante il soggiorno italiano, e al compagno della Fuller e alla sua famiglia.
Resto a disposizione. Per approfondimenti: Vi scrivo da una Roma barricata, 2012 – Margaret Fuller e la famiglia Ossoli, 2016 – Margaret Fuller, Corrispondente di Guerra, 2022.
Saluti