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Marcel Jacobs, la freccia che ci fa sognare

di | 2021-07-11T09:15:20+02:00 11-7-2021 6:10|Sezione 3, Sport|0 Commenti
PERUGIA – Ha tenuto testa, fino agli ultimi metri, a Ronnie Baker, attualmente il numero 1 nei 100 piani a livello mondiale. Ma Lamont Marcel Jacobs, nato ad El Paso (Texas) il 26 settembre 1994, potrebbe far gioire gli italiani – e lui italiano lo è a dispetto del patronimico dal suono straniero – alle Olimpiadi di Tokio. Come l’Achille del mito omerico possiede il “piè veloce”. Ed insieme a Filippo Tortu, altro big della velocità nostrana, forma una bella coppia di atleti. Chissà che anche nella staffetta l’Italia non possa togliersi una qualche ricca soddisfazione nella terra dei samurai…
Vanta dei punti singolari, curiosi, la storia di Marcel. Intanto la nascita. Ha aperto gli occhi in Texas, dove il padre, Lamont, e la madre, Viviana, si erano trasferiti dopo essersi sposati in Italia. Il “marine” di colore (nato e cresciuto a Miami in Florida) e la ragazza italiana si erano conosciuti nel vicentino dove Lamont prestava servizio nell’esercito Usa. Tuttavia il militare statunitense, dopo essere stato mandato in missione durante la guerra dei Balcani, aveva rotto con la moglie ed il figlioletto. E Viviana, col pargolo di due anni, se ne era tornata in Italia, a Desenzano sul Garda. Marcel è cresciuto, sulle rive del Lago, tanto che – aspetto al limite del credibile – non spiccica una parola di inglese, nonostante il cognome squisitamente yankee. “Qualche parola la conosco, ma quando debbo fare un discorso mi blocco…”, ha confessato il nostro campione. Senza scomodare Sigmund Freud e la psicanalisi questo “rifiuto” è, probabilmente, figlio dell’abbandono del padre. Forse. Lui, tuttavia, si è già costruito un nucleo familiare tutto suo ed è padre di un bambino, al quale ha imposto il nome di Jeremy.
Resta il fatto che la miscela del dna, fatto di estro e sensibilità italiane e struttura e forza muscolare e fisica degli statunitensi di colore, ha permesso che sbocciassero frutti copiosi. Già a 10 anni Marcel si era avvicinato all’atletica leggera. Prima nel salto in lungo dove da juniores aveva compiuto un balzo di 7,73, per poi migliorarsi sino agli 8,03. Un infortunio al bicipite femorale destro gli aveva negato la gioia della partecipazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Da quel momento aveva sterzato, decisamente, sullo sprint. Tanto che nel 2018, nel 2019, nel 2020 e pure quest’anno, si è laureato campione italiano assoluto nei 100 piani con una crescita costante: 10″24 a Pescara, 10″10 a Bressanone e a Padova l’anno successivo, 10″01 poche settimane fa a Rovereto. Non solo. Ai campionati europei indoor di Torun, nei 60 piani ha fatto fermare, poche settimane fa, i cronometri a 6″47. E a Savona, il 13 maggio scorso ha stabilito il record italiano con 9”95. Infine, sotto i 10” è sceso anche venerdì sera nella Diamond League di Montecarlo piazzandosi terzo col tempo di 9”99 dietro a Baker (9”91) ed al sud africano Akani Simbine (9’98).
Insomma, Jacobs va veloce. E può andare anche più forte. “Se riesco a stare dietro di 2 centesimi a Baker (10″o3 contro 10″o5, del portacolori delle Fiamme Oro, pochi giorni fa a Stoccolma nello scontro diretto, dove ha superato anche altri due avversari che vantavano tempi migliori dei suoi, nda) non è detto che possa valere i 9″87 rispetto ai suoi 9″85, ma qualcosa dovrà pure dire…”.
Il tuo ragionamento, Marcel ci piace. E le tue speranze sono le nostre. Ti auguriamo un grande successo e, permetticelo, ce lo auguriamo. Che Tokio ti sia favorevole. Ma tanto, proprio tanto.

Elio Clero Bertoldi

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