PERUGIA – James Howard Woods, 77 anni, attore di fama internazionale, è scoppiato in lacrime davanti alle telecamere della CNN che lo intervistava quale autore di un filmato col quale ha documentato l’avanzare dell’incendio della sua villa, poi postato su un social. “Mi dispiace. Ritenevo di essere più forte”, ha mormorato tra i singhiozzi. Per poi aggiungere, sgomento, una riflessione: “Un giorno nuoti in piscina e il giorno dopo tutto è sparito”. Come lui hanno vissuto la distruzione delle loro ville andate in fumo (per citarne alcuni) Mel Gibson, Charlize Theron, Antony Hopkins, Paris Hilton, Billy Cristal, John Goodman…
Anche i ricchi piangono, dunque: non è una battuta, né la sottolineatura ironica nei confronti dei ceti più fortunati ed opulenti, ma una verità assodata. Sebbene in California, ed in particolare a Los Angeles e più precisamente nel distretto di Pacific Palisades a farsi prendere dallo sconforto siano tutti, proprio tutti, di fronte alle immagini di devastazione causate dalle continue, distruttive fiamme trascinate dai venti caldissimi e violenti che soffiano dal Messico – i “Santa Ana Winds”, li chiamano – i quali, trasportando tizzoni infuocati (alla velocità di 160 chilometri all’ora), fanno incendiare le colline brulle e i terreni siccitosi (non piove da mesi a queste latitudini) ed i tetti delle abitazioni, in gran parte costruite col legno, come le antiche insulae della Roma antica ai tempi di Nerone. E non solo in quell’epoca, considerata la frequenza con cui il fuoco divorava, anche in età Repubblicana, le costruzioni sui Sette Colli.
Le cifre, in aggiornamento, parlano di 11 morti, 13 dispersi, 7.000 edifici (abitazioni, negozi, uffici) distrutti. Le terribili catastrofi di questo tipo (qui le fiamme, in altri casi le alluvioni, gli tsunami, i terremoti, le eruzioni vulcaniche) scatenano le risposte più diverse ed opposte nell’animo umano. Gli uomini di buona volontà si fanno in quattro per offrire una mano a chi si trova in ambasce ed in difficoltà (ricordate gli “angeli del fango” della Firenze dell’alluvione?) ed anche a Los Angeles e dintorni si sono visti i buoni scendere in campo ed operare o direttamente o con donazioni (come Jamie Lee Curtis, tra l’altro una delle star sfollate, Halle Berry, Sharon Stone, Michelle Pfeiffer, Angelina Jolie, il principe Harry e la moglie Megan), ma, di contro, si muovono pure gli sciacalli, i saccheggiatori (22 gli arrestati ed in vigore il coprifuoco anche nelle zone evacuate per precauzione), che non si fermano davanti a nulla e non avvertono la minima forma di solidarietà per coloro che hanno subito una tale disgrazia di portata non solo economica, ma anche di natura morale, nel senso della perdita di cose, le più disparate, dal valore affettivo e del ricordo della propria vita e dei propri cari.
Il governo degli Stati Uniti ha già fatto sapere che le costruzioni nei territori, in cui si è scatenata questa sorte di Apocalisse, verranno ricostruite e i proprietari delle abitazioni possono, poi, contare, quasi tutti, sulle assicurazioni stipulate a protezione dei propri beni. Ma queste “disgrazie” non si portano appresso solo e soltanto i danni di code materiali di livello enorme (si parla, in questo caso, di 150 miliardi di dollari e di 150 mila abitanti evacuati), ma anche le conseguenze, in particolare sui soggetti più sensibili o fragili, di natura psicologica. Non tutto è andato in fumo, certo. Tra le ville che si sono salvate, almeno sino ad ora, anche la casa dello scrittore Thomas Mann, che fuggito dalla Germania di Hitler, si era costruito qui il proprio “buen retiro”. E pure il Museo Getty – in parte eretto a Malibù e poi “allargato” a Santa Monica -, in cui sono ospitate, decine di migliaia di opere d’arte e testimonianze della storia e della cultura di tutto il mondo (Italia compresa), che valgono (ma si può fissare un prezzo complessivo di 10 miliardi di dollari a reperti e cimeli?). Scorrono brividi per la schiena ad immaginare che un simile scrigno possa subire devastazioni…
Certo che una calamità del genere si sia verificata in California, stato in cui si ritrovano menti eccelse di scienziati di ogni tipo, oltre alla “fabbrica dei sogni” (Hollywood), stimola un pensiero: dove si realizzano piani dal sapore avveniristico per conquistare lo spazio o per costruire strumenti di morte sempre più raffinati, possibile che si lascino alla mercé dei venti e dei cambiamenti climatici, territori e cittadini di una società così avanzata? Si deve dare ragione, dunque, al saggio Quohelet che nei rotoli biblici descrive la vita umana come uno sforzo disperato e vano per raggiungere la felicità, destinata a sfuggire di mano ed a non essere mai raggiunga: “Che cosa avanza all’uomo di tutto il suo affaticarsi quaggiù?”. Già, cosa rimane? Cenere, come sta succedendo, purtroppo, a Los Angeles.
Elio Clero Bertoldi
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