MILANO – “Ci rivedremo ancora?”. “Certo, che domande…!”. È una toccante battuta dello spot che Giuseppe Tornatore aveva girato nella cosiddetta “camera degli abbracci”, struttura ideata all’interno delle RSA durante l’epidemia da Covid e che consentiva ai familiari di poter abbracciare in sicurezza, schermati da un telo di plastica, i propri cari. Quei corpi uniti, quelle mani di una nonna e di una nipote che si stringevano esprimevano un forte legame di amore e allo stesso tempo un messaggio di speranza per il futuro. Lo spot, commissionato dal Ministero della Salute nell’ambito di una campagna per limitare il contagio da Coronavirus, oltre allo strazio di quella pandemia che ha tragicamente colpito tutti, sottolinea l’amorevole tenerezza di quel contatto fisico, se pur limitato da un “muro” di platica.

Il nuovo leader della Siria al-Jolani non stringe la mano alla ministra tedesca
Da sempre abbracciarsi, baciarsi, stringersi le mani è stato, per l’umanità intera, simbolo di amore, fedeltà, amicizia e rispetto. C’è un episodio recente, sempre su una stretta di mano, che induce obbligatoriamente a serie riflessioni. Dopo la fuga in Russia del tiranno Bashar el-Assad, in Siria ha preso il potere con le sue milizie armate Ahmad al-Shara e nei suoi primi discorsi ha parlato di riconciliazione, di tolleranza verso tutte le Fedi, assicurando che nessuna vendetta sarebbe stata compiuta nei confronti dei sostenitori del precedente regime. Tutti continuano a sperare in un cambiamento che cancelli l’orrore della dittatura di Assad, ma restano tanti i timori e le perplessità sottaciute. Di fatto ha poca visibilità in Occidente quello che realmente avviene, giunge notizia di qualche roboante proposta di cambiamento dei programmi scolastici, in un’ottica di subordinazione alla religione; di revisione dei libri di storia (come se la storia si potesse riscrivere!); e, mentre nessun accenno viene fatto alla condizione femminile, emerge la volontà di riallacciare contatti con l’Occidente.

Ritratto funerario dei cosiddetti Catone e Porcia (I secolo a.C,), conservato presso i Musei Vaticani
Ne è riprova l’incontro a Damasco con la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock e il suo omologo francese Jean-Noël Barrot, nel palazzo saccheggiato che fu di Bashar al-Assad. Entrambi si erano recati in Siria per conto dell’Unione Europea, ma hanno ricevuto accoglienze diverse: Al-Sharaa ha stretto la mano al ministro francese, ma non alla Baerbock, che è stata salutata con un cenno del corpo e una mano sul cuore. Il rifiuto della stretta di mano è un atto tipico di un conservatore, in coerenza con un’interpretazione fondamentalista del Corano, secondo cui uomini e donne non possono toccarsi se non sono sposati o imparentati. Suonano, pertanto, come una magra consolazione le successive dichiarazioni della Baerbock: “Abbiamo chiarito che la questione dei diritti delle donne non riguarda solo i diritti delle donne… essi sono un indicatore del grado di libertà di una società”.

Erdogan non riserva una sedia per Von der Layen
Sorge il dubbio che più forte della tutela dei diritti, sia la salvaguardia di rapporti politici ed interessi economici. Situazione analoga si era già verificata ad Ankara nel 2021. Allora la visita di Michel e di Von der Leyen, rispettivamente Presidente del Parlamento e della Commissione europee, recatisi in Turchia per rilanciare il dialogo con Bruxelles, fece registrare da parte di Erdoğan, presidente dello stato turco, un comportamento simile a quello dell’attuale leader siriano. Recep Tayyip Erdoğan aveva fatto preparare nel palazzo presidenziale una sedia vicino a sé per il presidente Michel, mentre la Von der Leyen, costretta in piedi, con grande imbarazzo “diplomatico” aveva poi deciso di trovar posto autonomamente su un divano al lato dei due.

Jessie Owens
Su queste premesse qualsiasi rilancio di dialoghi che dovrebbero fondarsi anche sul rispetto di democrazia, di diritti e valori condivisi non partono certo bene. La stretta della mano destra ha sempre suggellato alleanze, accordi, patti tra capi di Stato. I Romani davano grandissimo valore alla mano destra, legata alla dea Fides; ancora oggi, stringere la mano di una persona, anche sconosciuta, è considerato un gesto con il quale accordiamo fiducia. Al contrario, rifiutare la stretta di mano è un gesto chiarissimo di inimicizia, che riporta alla mente le Olimpiadi di Berlino del 1936, quando pare che dopo la vittoria nel salto in lungo di Jessie Owens, il Führer si fosse alzato ed avesse abbandonato lo stadio per non stringere la mano all’atleta afroamericano.
È forse meglio allora ritornare alla Storia documentata, anche se più lontana, citando un rito che era simbolo di amore, fedeltà e rispetto che i due coniugi, stringendosi la mano destra, si promettevano (dextrarum iunctio inter coniuges).
Adele Reale
Nell’immagine di copertina, bassorilievo in pietra del IX secolo a.C. che raffigura il re assiro Shalmaneser III mentre stringe la mano a un babilonese
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