Nelle Asturie, in Spagna (precisamente nella località di Arriondas) apre un nuovo ristorante. E dov’è la notizia chiederebbe un attonito caporedattore al cronista che si presentasse in redazione con una siffatta novità? Ma la risposta renderebbe ancora più attonito l’esperto giornalista perché a gestire quella struttura saranno le suore. Di clausura, per la precisione. La storia, oltre che sorprendente, è ricca anche di risvolti di carattere giudiziario che rendono ancor più succoso il racconto.
Intanto, come al solito, vale la pena cominciare dal principio. Esattamente quando, nove mesi fa, la comunità monastica della regione di Castiglia y Leon era salita agli onori delle cronache internazionali annunciando la separazione dalla Chiesa Cattolica e l’avvicinamento alle posizioni della Pia Union de Sancti Pauli Apostoli, movimento del religioso ultraconservatore Pablo de Rojas Sánchez-Franco (scomunicato nel 2019). Allo scisma, annunciato con un documento di 70 pagine il 12 maggio 2024, era seguita la scomunica da parte delle autorità ecclesiastiche, arrivata il successivo 22 giugno. Insomma, le suore clarisse di Belorado (Burgos) sono fuori dall’ordinamento della Chiesa di Roma con tanto di sfratto sul convento di Belorado.
Le intrepide consorelle, però, non intendono fermarsi, anzi. Qualche giorno fa hanno trionfalmente annunciato su X di aver finalmente ottenuto la licenza per l’apertura del primo “ristorante di clausura” ad Arriondas, nel nordovest spagnolo, su una delle rotte più battute dal turismo religioso. Nella nuova impresa gastronomica, suor Myryam, suor Alma e suor Sion annunciano “un connubio di pietanze tradizionali asturiane e il meglio della cucina delle clarisse”. Oltre a ringraziare per “il sostegno ricevuto da parte dei cittadini durante le intense giornate dei preparativi”, annunciano di aver già totalizzato decine di prenotazioni. Intanto va ricordato che quelle religiose erano già famose (in Spagna e non solo) per la produzione di cioccolatini molto apprezzati per la loro elevatissima qualità e che loro stesse avevano promosso al congresso gastronomico Fusión di Madrid.
La nuova attività non comprometterà comunque il voto di clausura: secondo quanto riportato dal quotidiano ElCommercio, le suore saranno responsabili della cucina e vivranno nelle stanze della struttura al piano superiore, mentre in sala lavorerà personale esterno assunto per lo scopo.
Ma per le “monache dei cioccolatini” non sono tutte rose e fiori. Nove mesi dopo lo scisma volontario, le pesanti accuse a papa Francesco e il successivo sfratto ingiuntivo mosso dall’arcivescovado di Burgos alle suore dal monastero di Santa Chiara di Belorado, sull’intera operazione (nata per finanziare la comunità monastica scomunicata) pende l’ombra di un’inchiesta giudiziaria. La Procura spagnola sta indagando sulla possibile origine fraudolenta del denaro con il quale l’ex badessa del convento, Laura Garcia de Viedma (proprio quella che aveva annunciato lo scisma insieme ad altre 10 consorelle), avrebbe acquistato un terreno di 7mila metri quadrati a Covadonga, non lontano dal nuovo ristorante, e pagato l’affitto (circa 1.600 euro) dell’hotel in cui sorgerà l’insegna.
Sotto la lente d’ingrandimento della guardia civile, in particolare, c’è la vendita di 1,73 chili di lingotti d’oro per 130mila euro: l’Arcivescovado di Burgos sostiene si tratti di beni appartenenti alla Chiesa. Stando a quanto anticipato dal quotidiano locale Diario de Burgos, un tribunale (lo stesso che ordinato lo sfratto esecutivo dal convento) sta accertando la provenienza dei lingotti. Secondo la Commissione di gestione del monastero, risultano sette fatture di compravendita del metallo prezioso, fra luglio e agosto 2020, per un valore superiore ai 250mila euro. Da parte loro, le suore si difendono sostenendo che si tratterebbe del frutto di un oculato investimento: avrebbero in un primo momento venduto depositi in vari fondi di investimento e bancari per acquistare oro come bene non deprezzabile e poi venduto questo tesoretto per mettere in piedi il ristorante di clausura e per l’acquisto del terreno.
Ma ci sarebbe ancora altro, in quanto le clarisse di Burgos sembrano aver legato il loro nome a una lunga serie di sacerdoti con diverse ombre nel loro passato, con un continuo via vai di preti sedevacantisti (corrente del tradizionalismo cattolico secondo cui tutti i papi sono illegittimi dopo papa Pio XII ultimo vicario di Cristo per loro), prima avvicinati e poi allontanati senza particolari ragioni. E al continuo avvicendarsi di sacerdoti si aggiunge anche quello delle ex religiose, che, nonostante la loro presunta clausura, si spostano con frequenza da un luogo all’altro.
La sintesi è che le “monache dei cioccolatini” appaiono più… votate verso attività che ben poco hanno a che fare con la serenità e la pacatezza della vita religiosa.
Buona domenica.
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