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Le magiche melodie dell’arpa eolica

di | 2025-10-12T00:54:50+02:00 12-10-2025 0:01|Arte, Sezione 1|0 Commenti

MILANO – Il vento aumenta impetuoso la sua velocità e le corde suonano in maniera vivace. Una lunga scia di note che calano e un’arpa suona a seconda di come soffia il vento. Suoni magici, la brezza genera una musica strana e magica. È l’arpa eolica, uno strumento musicale particolare nel suo genere: le corde non vengono fatte vibrare meccanicamente dall’uomo, ma il vento produce melodie sempre diverse e casuali. In Grecia, accade qualcosa di magico, la sostenibilità si intreccia con la pace interiore grazie all’introduzione delle arpe del vento, raffinate installazioni che trasformano le correnti marine e le brezze delle colline in melodie e energia.

Queste sculture slanciate, equipaggiate con corde tese o lame metalliche, producono suoni delicati e sognanti che si adattano al ritmo e alla direzione del vento, creando un’armonia naturale che anima parchi, viali e terrazze panoramiche. Il loro fascino va oltre l’ascolto. Ogni arpa integra turbine eoliche ad asse verticale, abilmente nascoste, che catturano l’aria per generare elettricità pulita. Questa energia alimenta lampioni, luci lungo i sentieri o prese di ricarica pubbliche, tutto senza rumori meccanici: l’unico suono è quello del vento che danza tra le corde, ideale per borghi storici o zone residenziali sensibili al rumore.

Realizzate con materiali anticorrosione e un design essenziale con pochi componenti mobili, queste arpe necessitano di poca manutenzione e funzionano senza sosta durante tutto l’anno. Di notte, molte si accendono con l’energia prodotta, diventando sculture luminose che cantilenano al vento mentre rischiarano le vie sottostanti. Fanno parte di un ambizioso piano greco per unire energie rinnovabili e arte urbana, incarnando un equilibrio tra natura, tradizione e progresso. Invitano a percepire il vento non solo con l’udito, ma anche con la vista, illuminando il buio con la loro forza.

L’arpa eolica ha origini antiche, infatti fin dall’epoca romantica, era costituita da otto corde di budello (ma il numero poteva variare da quattro a più di sedici), tutte di eguale lunghezza, ma con differenti tensioni. Esse venivano fissate lungo una cassa di risonanza di legno generalmente di forma rettangolare, mediante due ponticelli. Tali corde, la cui tensione veniva regolata attraverso piroli tiracorda posti su uno dei due ponticelli, avevano la caratteristica di poter entrare in vibrazione quando lo strumento veniva esposto all’azione del vento. Al centro della cassa armonica, erano presenti dei fori, generalmente uno o due, che permettevano al suono prodotto dalle corde, e amplificato dalla cassa stessa, di fuoriuscire dallo strumento, divenendo così udibile.

Giuseppe Ferlenga al lavoro

Anche in Italia, a Negrar di Valpolicella, in provincia di Verona, è possibile visitare una moderna arpa eolica monumentale alta sei metri e settanta centimetri realizzata in memoria dei Caduti di guerra e sul lavoro. La grande scultura sonora, ideata dall’architetto e designer Giuseppe Ferlenga, è ubicata negli spazi attigui alla chiesa parrocchiale di Mazzano. Lo strumento poggia su un basamento di Pietra di Prun ed è composto da un telaio realizzato con tubolari d’acciaio che inglobano una cassa armonica di rame. Dal punto di vista dell’arte contemporanea, l’arpa eolica di Mazzano può essere considerata un esempio di scultura rientrante nella corrente artistica Generative Art, quella nicchia dell’arte dove l’intervento dell’artista non è quello di sviluppare un’opera conclusa, ma di realizzare un lavoro in grado di completarsi soltanto generando altra arte; nel caso del monumento di Mazzano, l’arte che viene generata dall’opera è composta dai suoni e dalla musica creati dal vento.

L’arpa eolica a Casa Belfi a San Polo di Piave (Treviso)

Anche a Casa Belfi a San Polo di Piave (Treviso), Omero Vanin, musicoterapeuta e artista, ha voluto sperimentare gli effetti delle vibrazioni sonore installando trenta arpe eoliche nel proprio vigneto. Lo studio-esperimento si basa sui principi musicali dell’antica India e ha come scopo il portare alle viti un massaggio sonoro per ottenere una crescita armoniosa dei frutti e della pianta stessa. Le arpe sono composte di quattro corde ognuna, accordate all’unisono, e solo alcune sono accordate su specifici salti di tonalità. L’effetto sonoro è molto suggestivo per la casualità e l’armonia dei suoni, che cambiano in base alla potenza e alla direzione dei venti. L’installazione è permanente e sempre visitabile dall’aprile del 2017.

Un modo nuovo di concepire arte, innovazione e natura, carpiti dalle note della musica.

Claudia Gaetani

Nell’immagine di copertina, l’arpa eolica posizionata a Mazzano in Veneto

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