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Le guerre raccontate da Giuliana Sgrena

di | 2025-10-10T13:14:50+02:00 12-10-2025 0:40|Cultura, Sezione9|0 Commenti

NUORO – Giuliana Sgrena, nata a Masera, Verbania, nel 1948, è una giornalista e scrittrice italiana. Per quasi trent’anni è stata inviata speciale nei maggiori conflitti degli ultimi anni, dall’Algeria all’Iraq, dalla Somalia all’Afghanistan, dalla Siria all’Eritrea. La sua carriera giornalistica ha avuto inizio negli anni Ottanta con la rivista “Pace e guerra”, poi nel 1988 è entrata a far parte della redazione de Il Manifesto, occupandosi soprattutto di temi relativi alla cultura islamica e alla condizione delle donne nei Paesi musulmani.

Mentre si trovava a Baghdad, come inviata, nel 2005 è stata sequestrata da un gruppo armato iracheno della resistenza contro l’occupazione statunitense dell’Iraq. Liberata nel mese successivo dai servizi segreti italiani ha visto morire sotto i suoi occhi Nicola Calipari, funzionario del SISMI (Servizio Informazioni e Sicurezza Militare) che aveva condotto le trattative per il rilascio. Un gruppo armato iracheno, con la complicità del fuoco amico statunitense, ha colpito l’auto sulla quale viaggiava dopo la liberazione provocando la morte di Nicola Calipari che la scortava. Dal 2011 si è dedicata all’analisi dei movimenti rivoluzionari della Primavera araba, e da sempre ha lottato e tutt’ora lotta per denunciare le discriminazioni di genere nel mondo islamico. Ha collaborato con Rainews 24, con il settimanale tedesco Die Zeit e l’agenzia internazionale di informazione IPS.

Maria Grazia Cutuli, giornalista uccisa in Afghanistan nel 2001

Donna generosa, coraggiosa, sempre in prima linea nella difesa dei diritti e nel raccontare la verità, anche quella che non piace e che per tranquillità di spirito spesso viene celata o edulcorata con pillole di finto bonismo. Giuliana Sgrena, insieme a Dacia Maraini, scrittrice, poetessa e saggista italiana, ha fatto parte del gruppo Controparola che “riuniva giornaliste e scrittrici impegnate a difendere la dignità femminile e a far emergere le donne nel mondo dei media e in generale del lavoro”, come più volte affermato dalla stessa Maraini. «Donna di pace», secondo il direttore de «Il Manifesto» Gabriele Polo. Donna contraria alla guerra, a ogni forma di vessazione e sopraffazione, impegnata a raccontare la vita quotidiana delle persone che soffrono. Donna combattiva, determinata, che non si è mai fermata davanti a nulla per conoscere, per aiutare. È stata una delle prime giornaliste italiane ad occuparsi con professionalità e cuore del movimento fondamentalista islamico, ed è sempre stata dalla parte delle donne islamiche, come testimoniano i suoi libri.

Ilaria Alpi e Milan Hrovatin, assassinati a Mogadiscio

Una frase dolorosa accompagna ancora oggi il lavoro incessante di Giuliana Sgrena per raccontare la verità, un groviglio di parole che contengono una profonda cattiveria e nessun barlume di umanità: «Se una giornalista torna in una bara da un paese in guerra, sicuramente sarà stata uccisa perché aveva fatto uno scoop, se invece dopo essere stata rapita torna a casa viva, beh, allora se l’era andata a cercare». Se per raccontare la verità, se per mostrare il vero volto dell’Iraq o di tanti altri paesi teatro di guerra, mettendo a nudo la violenza e la sopraffazione presente nei più importanti conflitti degli ultimi trent’anni, si ricorre a un’ottica femminile, allora si, si può certamente dire che Giuliana Sgrena se l’è andata a cercare. Ma si può tacere quando ci si accorge che la guerra non è più un’eccezione ma sta divenendo una cosa normale? Quando si vede in prima persona che alcuni regimi autoritari reprimono, affamano, violentano, annientano i propri popoli, sotto lo sguardo distratto o indifferente di governi che falliscono o non intervengono al bisogno?

Nicola Calipari, funzionario del Sismi, ucciso durante la liberazione di Giuliana Sgrena

“Guerre lontane, Guerre vicine – il racconto di una reporter: Giuliana Sgrena” fa emergere questo quadro accompagnato da incontri con donne e uomini straordinari e ricordi di colleghi come Ilaria Alpi, giornalista e fotoreporter italiana, assassinata a Mogadiscio, dove lavorava come inviata per il TG3, insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin, e Maria Grazia Cutuli, giornalista italiana, assassinata in Afghanistan nel 2001. Non si può non ricordare chi ha pagato con la vita la propria volontà di testimonianza. Per anni Giuliana Sgrena ha lottato contro la sindrome del sopravvissuto, ha sopportato le accuse infamanti del giornalismo di guerra, un mondo tutto maschile che la infangava con la frase martellante e continua di “essersela andata a cercare”, perché una donna non avrebbe dovuto essere lì.

Il libro è un modo per rivendicare l’impegno continuo e una vita spesa, come donna in prima linea, a difesa della verità e della libertà di informazione. Da quel lontano 2005 sono ormai trascorsi 20 anni, per questo la giornalista ha deciso di mettere nero su bianco la risposta a quella accusa che l’ha dilaniata nel profondo dell’animo quanto il rapimento o la perdita di Calipari. Il libro, edito da Laterza, contiene appunti dei viaggi nei luoghi di conflitto, nei fronti “caldi” del mondo. Ogni capitolo è dedicato a un luogo, alle tante persone incontrare durante i reportage, alle Ong che spesso sono state un tramite per entrare in paesi difficili, ai colleghi e alle tante donne che stanno ancora facendo la rivoluzione.

Il libro presenta al lettore un racconto vero e autentico dei viaggi, delle difficoltà della Sgrena, dei rimproveri ricevuti dai colleghi e dagli amici per la pericolosità delle missioni, dell’altruismo e degli aiuti ricevuti, dal semplice piatto di pasta alla linea del wi-fi indispensabile per dettare i pezzi alla redazione del proprio giornale in tempi utili per la loro pubblicazione. Lo spaccato che il libro offre è l’analisi di un giornalismo di guerra visto come giornalismo di sopravvivenza, fatto con pochi mezzi, pochissimi soldi, ma tanta condivisione, aiuto e altruismo.

Giuliana Sgrena con Rosa, la moglie di Calipari

Per Giuliana Sgrena, andarsela a cercare è stato un modo per uscire dalla propria comfort zone, mettendosi in mezzo alle situazioni e alle persone, per offrire ai lettori non solo un resoconto dei fatti, ma anche e soprattutto un racconto il più possibile vicino alla realtà e alle persone. Nel libro è presente anche un capitolo dedicato alla sua esperienza di giornalista rapita e al dolore causato dalla morte di Nicola Calipari, che ha gettato un pesante velo di tristezza e sofferenza sulla sua liberazione. L’auto che portava la Sgrena e Calipari verso l’aeroporto di Baghdad è stata colpita 58 volte, di cui 57 verso l’abitacolo. “Impossibile non uccidere. Ecco, su quella strada, per ben due volte, la Sgrena racconta di aver visto il buio. Segno di un trauma che forse non passerà mai, ma che per questo non andava taciuto. Ancora una volta sul campo, quello più doloroso, questa reporter ci dà una lezione di umanità e giornalismo”, come affermano le maggiori testate giornalistiche del nostro Paese.

Il rientro in Italia di Giuliana Sgrena dopo il rapimento

Nelle giornate del 9 e 10 dicembre 2025 Giuliana Sgrena dialogherà con le studentesse e gli studenti sardi delle scuole secondarie di II grado presso la sala M2 Minimax del Teatro Massimo di Cagliari. Ripercorrerà le sue esperienze di donna, di giornalista e di reporter di guerra in stretta connessione con la situazione geopolitica attuale, per condividere con i più giovani la sua esperienza di giornalista di guerra, sfatare il luogo comune di chi le attribuisce di essersi “andata a cercare” i pericoli, e mostrare il valore di una narrazione al femminile. Offrirà una testimonianza diretta dalla linea del fronte, per comprendere le dinamiche dei conflitti e promuovere la pace. Un messaggio di coraggio e passione, perché, nonostante le difficoltà e i rischi, Giuliana Sgrena è sempre stata mossa dalla passione per il giornalismo e dalla volontà di essere una testimone diretta degli eventi, trasmettendo un messaggio di coraggio, resilienza e impegno.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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