Venditore: “Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?”
Passeggere: “Almanacchi per l’anno nuovo?”
Venditore: “Sì signore”
Passeggere: “Credete che sarà felice quest’anno nuovo?”
Venditore: “Oh illustrissimo sì, certo”
Passeggere: “Come quest’anno passato?”
Venditore: “Più più assai”
MILANO – È il famoso incipit dell’operetta morale “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere” (1832) di Giacomo Leopardi, in cui un passante e un venditore di calendari per l’anno nuovo dialogano, per strada, toccando temi ed usando toni sempre attuali. Certo l’opera del poeta ha una base filosofica ed è espressione della sua teoria dell’impossibilità per l’uomo di raggiungere il piacere (felicità), con l’unica certezza che la vita sia solo dolore e che “vivendo soffriamo”.
L’anno “che sta arrivando” può essere pertanto qualunque e le considerazioni le stesse: buoni propositi, bilanci di quello appena trascorso con le sue ombre e luci, l’augurio di un futuro diverso, migliore, felice. Indubbiamente il 2024 si è caratterizzato per tante negatività disseminate di errori, morte, distruzione e quello che più colpisce è una sorta di rassegnazione fatalistica con cui i vari eventi vengono recepiti e vissuti.
Il pianeta muore e le catastrofi naturali sono diventate cicliche? Nessun problema, si può agire con calma, anche procrastinando decisioni politiche comuni fondamentali. Le guerre si protraggono, causando un numero di morti inaccettabile tra i civili ed i militari? Attendiamo che i potenti della terra si seggano ad un tavolo di pace. Le società sono sempre più violente? Segno dei tempi e dei cambiamenti. Sempre più Stati imbavagliano ed uccidono ogni anelito di libertà e ricorrono a mafiosi metodi ricattatori, pretendendo scambi di uomini? Silenzio, la diplomazia sta lavorando…
L’elenco potrebbe continuare per diverse pagine, ma la risposta è sempre la stessa: silenziosa ed inattiva speranza nel futuro. Fa paura questo silenzio che in qualche modo diviene miope salvaguardia della cosiddetta normalità per una parte del mondo, mentre, poco oltre i nostri confini, l’altra parte muore sotto i bombardamenti, di fame, per annegamento ed i neonati si spengono per ipotermia. Quanto rumore sarebbe, al contrario, necessario!
C’è un termine, in particolare, nel titolo dell’Operetta riportata che meriterebbe la nostra attenzione ed è dialogo, proprio come quello che si svolge tra un uomo comune ed uno colto. Il loro scambio non è solo commerciale, ma umano; entrambi si interrogano sul senso della vita ed è forse da qui che potrebbe ripartire la rinascita.
Ricominciare proprio dalla positività della parola e della cultura, da quella “social catena” in cui Leopardi crede, nella sua ultima fase, per fermarsi magari ad ascoltare e tendere la mano ad uno sconosciuto per strada! E dunque, come sarà l’anno nuovo?
“Speriamo” è la battuta finale del venditore perché, malgrado sia ormai caduta ogni illusione, la speranza resiste.
Adele Reale
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