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La verità sulla guerra nella ninna nanna di Trilussa

di | 2025-10-09T00:00:08+02:00 12-10-2025 0:25|Attualità, Sezione 6|0 Commenti

VITERBO – Secondo i dati più recenti, nel mondo sono attualmente in corso ben 56 guerre tra Stati diversi e gruppi armati. Una cifra allarmante, che vede almeno 112 popolazioni coinvolte in vere e proprie guerre, con un’escalation di violenze che non risparmia nessuno. A pagare il prezzo più alto sono, come sempre, i civili: migliaia gli incolpevoli bambini e le persone innocenti che perdono la vita o restano ferite, mentre intere comunità vengono travolte da distruzione, miseria e carestie. Le città, un tempo luoghi di vita, cultura e speranza, si trasformano in cumuli di macerie, simboli silenziosi di un’umanità ferita. L’appello alla pace si fa dunque sempre più urgente.

Di fronte a uno scenario tanto complesso quanto doloroso, risuona con forza l’invito a non rimanere indifferenti e a riscoprire, nel dialogo e nella solidarietà, l’unica via possibile per un futuro comune. Anche Papa Francesco, negli ultimi anni della propria vita, in più occasioni aveva lanciato con forza lo stesso accorato messaggio, definendo con la sapienza delle ampie vedute il periodo che stavamo vivendo: “Il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito ‘terza guerra mondiale a pezzi’ in un vero e proprio conflitto globale”. Un’osservazione lungimirante e che oggi appare tristemente confermata dai numeri.

Nonostante si moltiplichino gli appelli alla pace e alla diplomazia da parte dei leader europei e mondiali, dagli esponenti politici, da opinionisti e attivisti, il cammino verso una risoluzione pacifica dei conflitti appare tutt’altro che semplice. Il dialogo, il confronto delle idee e il buonsenso vengono invocati come strumenti fondamentali per porre fine alle guerre in corso. Tuttavia, la realtà è molto complessa e spesso dolorosa. Vi sono potenze che intraprendono azioni militari spinte da mire espansionistiche, altre che impugnano le armi contro popoli di fede religiosa diversa, e non mancano scenari in cui un attacco brutale e scellerato sembra rappresentare il pretesto per una reazione sproporzionata, capace di generare tragedie umanitarie fino a trasformarsi in un vero e proprio genocidio.

Trilussa

Tra le numerose voci che hanno cercato di raccontare l’orrore della guerra nelle sue molteplici dimensioni, una in particolare continua a risuonare con forza e lucidità: quella di Carlo Alberto Sallustri, meglio noto come Trilussa. Con la poesia La ninna nanna della guerra, l’autore è riuscito a cogliere l’essenza tragica del conflitto con parole comprensibili, essenziali ma penetranti. I versi, scritti oltre un secolo fa in dialetto romanesco, risultano sorprendentemente attuali, come se fossero stati composti per descrivere le contraddizioni e i drammi del nostro presente. Invece, era l’ottobre del 1914 quando Trilussa, con la sua inconfondibile satira, compose in maniera lucida e schietta una poesia che, a distanza di oltre un secolo, conserva un’inaspettata attualità.

Da 111 anni, quei versi brevi ma intensi risuonano con una forza sorprendente e raccontando una verità sulla guerra che sembra parlare direttamente al nostro tempo. Leggere lentamente questa ninna nanna amara significa coglierne il significato profondo e, al tempo stesso, riconoscere, quasi con sgomento, quanto poco sia cambiato lo scenario da ieri a oggi. I riferimenti ai potenti dell’epoca, come “Gujermone” (Guglielmo II di Germania, imperatore di Prussia e Germania) e “Ceccopeppe” (Francesco Giuseppe I, imperatore d’Austria), possono facilmente essere sostituiti con i nomi dei protagonisti di oggi e, purtroppo, la realtà contemporanea ci offre una vasta gamma di figure che potrebbero ricoprire quei ruoli, rendendo la poesia ancora più reale.

Il testo di Trilussa non è solo un’opera letteraria straordinaria, ma è un monito, una denuncia pacata e incisiva contro l’assurdità e le ipocrisie della guerra, un canto d’amore delicato per un bambino innocente, raccontato con parole semplici ma capaci di lasciare un segno profondo. Un invito, oggi come allora a riflettere su chi paga davvero il prezzo delle orribili e ingiustificate violenze della guerra.

Ecco il componimento di Trilussa:

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone

Trilussa, ottobre 2025 (pardon, 1914)

Paolo Paglialunga

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