/, Sezione 4/La storia di Paul Riedel, il “nemico diverso”

La storia di Paul Riedel, il “nemico diverso”

di | 2025-03-16T10:11:38+01:00 16-3-2025 0:15|Personaggi, Sezione 4|0 Commenti

PERUGIA – Il luogotenente Paul Riedel (1919-1944) rappresenta un ottimo esempio per rifuggire dalle facili generalizzazioni, nelle quali si inciampa spesso, facendo di tutt’erba un fascio. La storia edificante di questo militare dell’esercito hitleriano della Seconda Guerra Mondiale, la racconta la professoressa Marinella Saiella, in un libro, basato su testimonianze e racconti di chi ha vissuto quell’epoca tragica, dal titolo “Storia di un nemico diverso”. L’insegnante, che ha svolto una ricerca davvero certosina, puntuale e precisa, si è impegnata anche in una sorta di “tour” delle frazioni e dei rioni perugini, per illustrare i particolari di questa toccante vicenda per farla conoscere al maggior numero di cittadini possibile.

Giugno 1944. Riedel, al comando di un gruppo di militari (le cosiddette “Sicherungsgruppe” varate per rallentare l’avanzata degli alleati), che avevano prestato servizio nell’area di Montecassino sino al 17 maggio di quell’anno (nella ricostituita divisione “Hoch um Deutschmeister”, praticamente decimata a Stalingrado), arriva a Migiana di Corciano, sul versante di Monte Tezio – in linea d’aria ad una decina di chilometri dal capoluogo umbro – in giugno, pressato dall’Ottava Armata britannica. Tra i suoi uomini non mancano i nazisti convinti, tanto che alcuni di loro tentano, addirittura, di violentare una madre con la neonata in fasce tra le braccia.

Riedel, che è nativo di Monaco di Baviera ed ha 25 anni, tuttavia vigila: interviene in tempo ad evitare la ignominiosa violenza, scaccia i militari con una dura reprimenda, restituisce la figlioletta alla madre e nei giorni successivi, tornerà in visita più volte, recando viveri e sostenendo psicologicamente la famigliola. Punisce pure alcuni dei suoi sottoposti intenzionati a fucilare, sul posto, un vecchio accusato di aver fatto fuggire un asino di sua proprietà (in realtà scappato dalla stalla terrorizzato dai bombardamenti). Dispone persino di condividere con la popolazione le scorte di viveri, del gruppo e quelle trovate nella dispensa della curia. In un’altra circostanza ancora l’ufficiale ordina di distribuire anche ai paesani la carne di un bovino rimasto ferito in un bombardamento.

Migiana di Corciano

Col suo comportamento il giovane tedesco si guadagna la stima, il rispetto e la riconoscenza degli abitanti di Migiana, quasi tutti contadini, poveri e affamati. Tra i primi anche il parroco don Erminio Mignini, suo confessore e subito amico. Tutt’intorno le truppe tedesche si bagnano del sangue della popolazione innocente: il 14 giugno, a Pian di San Martino, nel Tuderte i nazisti falciano, a colpi di mitra, due donne e tre uomini di famiglie contadine; il 22 giugno a Gubbio vengono massacrate quaranta persone (eccidio passato alla storia come “i Quaranta Martiri”); il 28 giugno a Peretola, tra Niccone e Umbertide, i fanatici hitleriani danno fuoco ad un cascinale abitato da due famiglie di agricoltori e sparano su chi tenta disperatamente di salvarsi (tra cui alcuni bambini). Terribile strage, pure questa.

Sangue e terrore, dunque. Ma non a Migiana e nel suo territorio presidiato dal tenente Riedel. La pressione degli alleati – entrati a Perugia il 20 giugno – si fa sempre più intensa ed aggressiva ed il giorno 29 il manipolo di tedeschi entra a diretto contatto con gli anglo-americani, arrivati in vocabolo Forcella, a poca distanza del paese. Riedel, che ha tenuto la nuova posizione per una decina di giorni, ordina ai suoi di ritirarsi, verso la linea Gotica già preparata dai comandi tedeschi in Italia e, vestito di bianco ed in pantaloncini corti, resta alla difesa del suo avamposto, da solo. Il corpo del venticinquenne bavarese, verrà trovato dai paesani riverso sul terreno, accanto ad un albero (detto, da allora, “l’albero del tedesco”). Accanto un quaderno con la copertina nera: un diario, contenente anche alcune poesie.

Paul Riedel, che aveva espresso al parroco confidente la volontà, in caso di morte, di essere sepolto nel cimitero del paese, per volere unanime dei paesani venne sepolto nel piccolo camposanto. La tomba è ancora al suo posto e non mancano visite e preghiere. Recita la lapide: “Pace all’anima del luogotenente Paul Riedel che per l’adempimento del dovere, combattendo in Italia e ammirando le sue bellezze, nella luce della fede cattolica, desiderò che anche la sua tomba fosse in suolo italiano, pur ricordando la madre lontana”.

Elio Clero Bertoldi

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi