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La leggenda di Girasole, incantevole borgo dell’Ogliastra

di | 2021-08-26T19:05:02+02:00 29-8-2021 6:25|Sezione 6, Viaggi|1 Comment

GIRASOLE (Nuoro) –  Che nome strano per un piccolo borgo di mare. Girasole si trova in Sardegna, precisamente in Ogliastra, e si affaccia sullo stagno di Tortolì. Il nome in lingua sarda è Gelisuli e ospita circa 1000 abitanti. Inoltre questo luogo è storicamente molto importante poiché si trova, da ben 3000 anni, sempre nel medesimo sito. L’origine del nome non è chiara. Alcuni studiosi collegano il paese col nome di Sulci Tirrenica dal momento che, ai tempi dell’imperatore Caracalla, imperatore romano appartenente alla dinastia dei Severi che regnò dal 198 al 217, anno della sua morte, questa Sulcis era una stazione dell’Orientale sarda. Il grande Tolomeo addirittura denominava gli abitanti di Girasole come “sulcitani”, ma solo dal 1300 sono presenti documentazioni che attestano il cambio del nome in Girasole. Il centro fu abitato anticamente dai nuragici, come dimostrano ben 4 nuraghi presenti nel territorio, poi dai fenici e dai cartaginesi che costruirono un porto lungo la foce del rio Girasole, nel punto in cui confluisce con lo stagno.

Sicuramente fu un luogo di approdo strategico adoperato nei commerci, l’unico della zona, di cui ancora rimangono delle rovine nel settore nord dello stagno di Tortolì. Girasole si trova non lontano dal mare, la natura pianeggiante del terreno e il mite clima mediterraneo favoriscono l’attività agropastorale. Ma perché parlare di questo borgo costiero? Perché al suo nome è legata un’antica leggenda che gli anziani erano soliti raccontare ai bambini nelle afose serate estive riuniti sotto le fronde di qualche olivo secolare o di qualche olmo rigoglioso che spandeva la sua ampia chioma nei pressi del rio Girasole. Grazie al testo “Ogliastra, paesi e leggende” di Fidalma Mameli oggi è possibile ricostruire la storia dell’origine del nome del paese ogliastrino.

La leggenda narra che poco lontano dal mare, in un luogo salubre e ameno, sorgeva uno splendido giardino ricco di fiori belli, colorati e profumatissimi. Ve n’erano di ogni specie ed esalavano un gradevole profumo. Tra i tanti bei fiori però, ahimè, ce n’era uno un po’ bruttino, il cosiddetto “brutto anatroccolo del giardino” e gli altri fiori, fieri e maestosi si prendevano gioco di lui sbeffeggiandolo continuamente. Il povero fiore rachitico soffriva anche perché gli ospiti che visitavano il giardino si dedicavano solo ad ammirare i fiori profumati e lui era continuamente snobbato da tutti, grandi e piccini. La sua invidia verso le altre specie di fiori cresceva ogni giorno sempre più e il suo livore esplose quando una rosa, che cresceva a poca distanza da lui, disse di vergognarsi di avere a fianco un essere tanto mostruoso quanto insignificante.

Così, il povero fiore si rivolse al sole supplicandolo di bruciare tutti i petali della rosa che nei suoi confronti era stata tanto malvagia. Come per incanto il sole lo accontentò e la rosa appassì davanti ai suoi occhi. Ma il povero fiore cercò con tutte le sue forze di rizzare lo stelo verso quei raggi magici e luminosi che, per la prima volta, erano stati magnanimi nei suoi confronti. Il sole, intenerito dal gesto del goffo e brutto fiore e palesemente stupito dalla sua devozione verso di lui gli si avvicinò per conoscerlo meglio. In poco tempo nacque tra i due una meravigliosa amicizia e un giorno il sole con i suoi caldi raggi abbracciò l’anonimo fiore inondandolo del suo colore e del suo calore. La corolla divenne gialla e splendente, il suo stelo si fece forte e robusto e crebbe al di sopra di tutti gli altri fiori, spiccando per beltà e leggiadria. Non avendo più motivo di deridere il fiore che avevano sempre offeso con mille cattiverie i fiori del giardino iniziarono a complimentarsi con lui per quella splendida corolla di petali gialli.

Devoto e grato, il fiore continuò, ogni singolo giorno, dal sorgere del sole al suo tramonto a rivolgere la propria corolla verso quella incandescente palla di fuoco che spuntava quotidianamente nel cielo, e per questo motivo gli altri fiori decisero di chiamarlo girasole. Il tempo trascorse inesorabile, passarono inverni, estati, primavere e autunni, poi, un bel giorno, proprio sul campo dove in passato era sorto il giardino che aveva visto nascere il girasole sorse un piccolo agglomerato di case che, pian piano crebbe e si espanse. Quel bel “fiore di paese” venne chiamato Girasole.

Visitare il piccolo borgo è un piacere. Il luogo offre il refrigerio del mare, del fiume, buon cibo e antiche tradizioni millenarie. Delle 6 chiese originarie ne rimane ormai solo una, la parrocchiale dedicata a nostra Signora di Monserrato. Il suo primo impianto è in stile gotico-catalano, poi fu ricostruita tra XVI e XVII secolo con forme sobrie. Al suo interno inoltre si possono ammirare degli affreschi risalenti al XVIII secolo. La spiaggia principale è chiamata Isula Manna, è caratterizzata da acque limpide e cristalline ed è immersa in una rigogliosa pineta. Sulla costa settentrionale dello stagno sorgeva il nuraghe Cerinas, nelle vicinanze sono state rinvenute le tracce di un insediamento romano dove sorgeva il Sulpicius Portus, gli altri tre nuraghi: Santu Tomàu, Per’e Pizzoriga, Sconk’e Porcu, sebbene ridotti a dei ruderi, sorgono a ovest dell’abitato e sono facilmente visitabili.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

One Comment

  1. Ricci 29 agosto 2021 at 18:05 - Reply

    Intrressante

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