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La “Labubu-mania”, fenomeno mondiale

di | 2025-04-17T19:05:49+02:00 20-4-2025 0:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

MILANO – Nel mondo sempre più dinamico e creativo dei giocattoli da collezione, una piccola creatura ha conquistato l’attenzione di un pubblico vastissimo: Labubu. Creato dall’artista hongkonghese Kasing Lung e prodotto da Pop Mart, uno dei brand di punta nel panorama internazionale del design toy, Labubu è diventato in pochi anni un fenomeno globale, dando vita a quella che molti chiamano oggi Labubu-mania. Il personaggio si presenta con lineamenti immediatamente riconoscibili: grandi occhi tondi, un sorriso curioso e una postura che mescola dolcezza e irriverenza.

Nato all’interno della serie The Monsters, Labubu non è mai uguale a se stesso: viene declinato in decine di versioni diverse, ciascuna con un costume, un’ambientazione o un tema specifico. Lo si trova travestito da animale fantastico, da esploratore, da chef, da personaggi immaginari o reali. Ogni versione racconta una piccola storia visiva, trasformando un semplice oggetto in una narrazione da collezionare. Pop Mart ha strutturato la diffusione di Labubu attraverso le cosiddette blind box, scatole chiuse in cui non è possibile sapere in anticipo quale versione si acquista. Questo sistema rende ogni acquisto un piccolo evento, alimentando la curiosità e il desiderio del collezionista. Alcune versioni, particolarmente rare, vengono definite chase figures: sono le più ambite e difficili da trovare, e proprio per questo diventano veri e propri oggetti del desiderio tra gli appassionati.

Kasing Lung

La popolarità di Labubu è cresciuta in modo esponenziale grazie ai social network, dove migliaia di collezionisti condividono foto, scambi, recensioni e fan art. Su Instagram, TikTok e nei gruppi dedicati su Telegram o Discord, è facile imbattersi in veri e propri “shrine” personali, piccoli altari casalinghi dove ogni pezzo viene esposto con cura. Non si tratta solo di possedere un oggetto, ma di farne parte di un racconto più ampio, collettivo. Anche fiere e eventi dedicati al design toy hanno contribuito alla diffusione del fenomeno. A questi appuntamenti, i fan possono incontrare gli artisti, acquistare edizioni esclusive e partecipare a incontri e attività legate all’universo dei designer toys. Pop Mart, in particolare, ha saputo costruire attorno a Labubu una vera e propria identità di brand, con esposizioni, pop-up store e collaborazioni con designer internazionali.

Alla Design Week di Milano 2025, Labubu è approdato con un’esposizione firmata Pop Mart in via Paolo Sarpi 8: un viaggio espositivo tra collezioni rare, installazioni a tema e angoli interattivi dove i visitatori potevano scoprire le diverse incarnazioni del personaggio, scattare foto con scenografie immersive e persino disegnare la propria versione personalizzata. L’atmosfera era quella di un museo pop, ma senza barriere: bambini e adulti si aggiravano tra gli scaffali con lo stesso stupore, lo stesso sorriso. Un’esperienza che ha mostrato come il confine tra arte e giocattolo sia ormai sfumato – e quanto il design, quando sa emozionare, possa parlare a tutti. La popolarità di Labubu ha avuto, tuttavia, anche un lato oscuro: l’emergere di numerose contraffazioni, note nel gergo dei collezionisti come Lafufu.

Queste imitazioni, spesso prodotte con materiali scadenti e dettagli imprecisi, hanno invaso il mercato secondario, confondendo acquirenti inesperti e mettendo a rischio il valore affettivo ed economico degli originali. Le differenze, a un occhio esperto, sono evidenti: finiture più grezze, colori sbagliati, packaging non ufficiale. Ma per molti neofiti, il confine non è così chiaro. Per questo motivo sono nati blog, tutorial, video comparativi e database online per aiutare gli utenti a distinguere il vero dal falso. Pop Mart, da parte sua, ha implementato codici QR di autenticità, collaborazioni con rivenditori certificati e campagne di sensibilizzazione. Il fenomeno Labubu è esploso anche grazie a un contesto culturale fertile: il ritorno in auge del collezionismo, la riscoperta del valore dell’analogico, l’interesse per la cultura kawaii e l’estetica lowbrow.

Ma ciò che rende questo personaggio diverso da altri è la sua dimensione poetica. Labubu non parla, non ha uno slogan, non è legato a un film o a una serie. È, in un certo senso, un foglio bianco. Un archetipo contemporaneo su cui ognuno può scrivere la propria storia. Rappresenta un modo di collezionare che non riguarda il valore economico, ma quello emotivo. È una porta aperta sul mondo della fantasia, un oggetto tangibile che invita alla creatività, all’immaginazione, al gioco. E se il gioco è davvero la forma più seria del vivere – come sosteneva Platone – allora questa passione va letta come una risposta adulta a un mondo iper-razionale: un ritorno al mistero, al meraviglioso, all’inutile che ci salva. Infatti, in un tempo dominato da schermi, il successo di Labubu ci ricorda l’importanza del contatto fisico con le cose, del piacere di aspettare, cercare, scoprire. E forse è proprio questo il segreto del suo successo: Labubu parla a tutti, indipendentemente dall’età.

È un personaggio che ognuno può leggere a modo proprio, reinterpretare, far proprio. Ed è in questo che la Labubu-mania trova la sua forza: nella semplicità di un design accessibile e nella profondità di un affetto che cresce, scatola dopo scatola.

Ivana Tuzi

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