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La foresta di Hambach, “polmone” da tutelare

di | 2024-12-15T08:35:57+01:00 15-12-2024 0:05|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

NUORO – Hambach è tra le ultime foreste miste e ha un ecosistema unico. Si trova nell’Europa centrale, fra le città tedesche di Colonia e Aquisgrana, e ha più di 12mila anni di storia. È la distesa verde più antica della Germania e affettuosamente è conosciuta con l’appellativo di “Hambi”. Tra i suoi alberi fanno capolino circa 142 specie vegetali e animali che attualmente sono in pericolo di estinzione. Tra questi si ricorda il pipistrello di Bechstein, ricoperto da una pelliccia corta con sfumature rossicce, il ghiro, il cinghiale, il gatto selvatico, il cervo e anche il lupo.

Attivisti accampati nella foresta di Hambach

Secondo un’antica leggenda tramandata da secoli, il lupo vive qui da centinaia di anni e quando un cacciatore osò sfidarlo, si ritrovò nel letto il cadavere di un altro abitante del villaggio come ammonimento. La foresta di Hambach è un mondo che ne racchiude in sé tanti altri, ma ora è in grave pericolo. In meno di quarant’anni la sua ampiezza è diminuita di 20 volte, tanto che da foresta è diventata bosco. Questo luogo magico, dove potresti incontrare streghe che, con il favore delle tenebre, si riuniscono fra gli alberi per celebrare il Sabba (Freischützen) dei soldati le cui pallottole, grazie all’aiuto del diavolo, centrano sempre il bersaglio, o addirittura qualche folletto pronto a farti qualche scherzo, rischia di scomparire per mano dell’uomo.

Il lupo di Hambach

In mezzo alla foresta di Hambach ora c’è un buco che non è altro che una miniera di carbone scavata dalla Rwe, una delle più importanti compagnie energetiche d’Europa. L’azienda, nel 2012, per aumentare la produzione, ha ottenuto il permesso dal governo della Renania, la regione dove si estende la foresta, di abbattere una quantità innumerevole di alberi, distruggendo così la vegetazione secolare.

Dal 2012 al 2020, la foresta è stata occupata da un gruppo di attivisti che si sono proclamati guardiani di Hambach. Ricorrendo ad atti di disobbedienza civile, cercano pacificamente di attirare l’attenzione sulla loro causa, bloccando le infrastrutture del carbone per proteggere gli alberi secolari. Nel 2020, però, la polizia ha sgomberato l’area e arrestato gli attivisti condannandoli a brevi pene detentive per aver violato le leggi sullo sconfinamento. Purtroppo le azioni delle forze dell’ordine non sempre sono state attuate nel rispetto dei manifestanti e in alcuni casi l’uso della forza ha creato più danni delle manifestazioni di protesta.

Il pipistrello

Con l’occupazione di Hambach si è avuta la creazione di una nuova comunità. Si sono costruite case sugli alberi che formano villaggi a cui gli attivisti hanno dato dei nomi di fantasia: Oaktown, Lorien, Gallien. Si stimano circa una sessantina di abitazioni, unite tra loro da passerelle sospese, che si trovano fino a 25 metri di altezza. Per anni, per 365 giorni l’anno, gli attivisti hanno resistito, e alcuni tutt’ora resistono, ai freddi inverni, rendendo così più difficile lo sgombero del bosco. Sono per di più nati gruppi di appoggio alla resistenza sia in Germania che in altri Paesi, e da tutta Europa sono arrivati attivisti impegnati nella causa ecologista.

Il cervo

Durante le operazioni di evacuazione un giornalista è caduto da una casa sull’albero ed è morto; così, nel 2020, il governo tedesco ha finalmente accettato di preservare la foresta con una sentenza del tribunale di Münster che ha sospeso la distruzione del bosco. Dei suoi 5.500 ettari originari, oggi ne resta circa un decimo. Se la deforestazione fosse completata molte specie che qui hanno costruito nel tempo il proprio habitat rischierebbero l’estinzione. I disobbedienti hanno trovato così un modo pacifico di manifestare il loro dissenso per richiamare l’attenzione di tutti quelli che non sono indifferenti alla distruzione della terra e che vogliono lottare per difenderla.

Non si può accettare che una foresta millenaria come quella di Hambach venga trasformata in un’industria del carbone, non solo per la Germania ma per il mondo intero. Il verde si è ridotto di 20 volte in 40 anni, a causa dell’abbattimento di circa un milione e 600 mila metri quadri di legname, e il bosco sta scomparendo per lasciare spazio alle escavatrici e alle miniere di lignite. Più di un terzo dell’elettricità tedesca si ottiene dalla combustione della lignite. La Germania è in assoluto il primo produttore totale. Solo nel 2010 ne ha estratte 175,4 milioni di tonnellate che corrispondono a più del doppio della quantità che Russia, Stati Uniti, Turchia e Cina estraggono insieme.

Da quando è cominciata l’estrazione nell’area, nel 1978, gli alberi sono stati abbattuti per permettere l’accesso alle escavatrici, così dal 1980 a oggi sono scomparsi antichi villaggi di mattoni e 4 mila ettari di altissimi alberi. Con la pressione dell’ong “Amici della Terra”, il tribunale di Muenster ha sospeso l’abbattimento degli alberi nella speranza che il lavoro della miniera non debba riprendere, altrimenti la foresta rimanente verrà distrutta entro i prossimi anni.

Gli “hambachers”, che sperimentano un modello unico di resistenza ecologista nella millenaria foresta tedesca, hanno dato origine, in segno di protesta, a un vivace spazio di convivenza e a un laboratorio quotidiano di politica libertaria fondato sull’uguaglianza e l’amicizia anche con gli abitanti del bosco. Nascosti nel folto di un ecosistema che scompare, lottano in modo antitecnologico, ma in realtà modernissimo, contro l’irresponsabilità dei colossi energetici mondiali e del loro modello di sviluppo distruttivo e predatorio. La disobbedienza civile pertanto è l’unico strumento per scuotere le coscienze, preservare un bene utile all’umanità e indurre certe multinazionali come la Rwe a cambiare il proprio modo di operare.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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