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Karapetyan, l’eroe armeno dei salvataggi impossibili

di | 2025-07-02T20:10:38+02:00 6-7-2025 0:20|Personaggi, Sezione 5|0 Commenti

RIETI – Una storia poco conosciuta e siccome è una bella storia, di una bella persona, fa bene divulgarla, in un momento in cui l’umanità si sta voltando sempre di più da un’altra parte. L’uomo è capace di fare tanto bene, quanto tanto male. Šavarš Vladimiri Karapetyan di bene ne ha fatto tanto e non è come nel film con Dustin Hoffman “Eroe per caso”: lui è stato un vero eroe, è successo veramente e non una sola volta.

Vladimiri Karapetyan

Nacque a Kirovakan (terza città dell’Armenia, oggi chiamata di nuovo Vanadzor), il 19 maggio 1953. E’ un nuotatore armeno ex-sovietico, la sua famiglia si trasferì a metà degli anni ’60 nella capitale Erevan. Terminata la scuola dell’obbligo diventò meccanico. Imparò a nuotare fin da bambino, seguito dal padre e nel 1970 vinse una gara per l’Armenia sovietica con il nuoto a dorso e lo stile libero. In quel momento però nessuno capì le sue capacità. Qualche mese dopo, passando alle immersioni subacquee e agli sport subacquei, la sua carriera decollò, vincendo decine di titoli sportivi a livello federale sovietico e in ambito internazionale.

Era dominatore delle gare di nuoto pinnato tra gli anni ’60 e ’70, uno sport che unisce apnea, velocità e forza, aveva vinto campionati del mondo, d’Europa e dell’Urss, per la precisione 17 titoli mondiali, 13 europei e 7 campionati sovietici. Si narra che all’età di 15 anni un gruppo di hooligan, dopo una rissa, lo legò a un grosso masso gettandolo in un lago. La corda fortunatamente non era stretta forte e riuscì a liberarsi, anche se con molta difficoltà. Fu in quel momento che si rese conto di avere delle doti e iniziò ad esercitarsi.

Quello che lo contraddistingue è aver salvato molte vite umane, grazie alle sue capacità fisiche e alla sua umanità, ricevendo onorificenze e un asteroide, il n. 3027, che porta il suo nome. E’ un asteroide della fascia principale del diametro medio di circa 12 km. scoperto nel 1978, ha un’orbita caratterizzata da un semiasse maggiore pari a 2,6711983 UA e un’eccentricità di 0,2201123, inclinata di 1,96255° rispetto all’eclittica. Il primo salvataggio risale al 1974, su un autobus. Il conducente si fermò a controllare un possibile guasto meccanico, lasciando il motore acceso, senza accorgersi che il veicolo iniziava a scivolare verso un dirupo. Šavarš intervenne senza indugio, separando il compartimento passeggeri da quello dell’autista, mettendosi al volante e allontanando l’autobus dal pericolo.

Nel settembre 1976 il secondo episodio fu al lago Yerevan, vicino alla capitale armena omonima. Stava facendo jogging insieme al fratello, quando sentì un gran rumore: ancora un autobus, con 92 persone a bordo, aveva perso il controllo ed era precipitato nel lago a una profondità di 10 metri. L’acqua era sporca e contaminata da acque reflue, la visibilità era scarsa, ma lui si tuffò più volte, rompendo con i piedi il vetro, salvando quante più vite possibili, ogni immersione durava una trentina di secondi, aiutato dal fratello. Riportò a galla 40 persone, ne sopravvissero solo 20. Alla trentesima immersione perse conoscenza. Riportò diverse ferite a causa dei vetri e venne ricoverato in ospedale per un lungo periodo a causa di una polmonite per l’acqua gelida e una sepsi per le sostanze tossiche dell’acqua, che lo costrinse a interrompere la carriera atletica a 23 anni. Restò incosciente per 45 giorni.

Nonostante i polmoni danneggiati provò un ultimo incontro e riuscì a stabilire un nuovo record mondiale nonostante il dolore. Le foto del salvataggio furono conservate presso l’ufficio del procuratore distrettuale e pubblicate solo due anni dopo. Gli fu conferita la medaglia “Per la salvezza dell’annegamento” e solo il 12 ottobre 1982, quando la Komsomolskaya Pravda pubblicò l’articolo “La battaglia subacquea del campione”, il suo nome diventò famoso e ricevette 60 mila lettere.

Il terzo salvataggio fu nel febbraio 1985, durante un incendio al Karen Demirchyan Complex che intrappolò le persone all’interno. Šavarš Intervenne insieme ai vigili del fuoco e venne nuovamente ricoverato per le ustioni riportate. Ha ottenuto riconoscimenti dall’Urss, dall’Unesco, oggi vive a Mosca dove ha fondato il marchio di scarpe “Second Breath”, secondo respiro. Alle Olimpiadi di Sochi nel 2014 ha trasportato la torcia da Mosca a Krasnogorsk: “Ho trasportato la torcia per la Russia e per l’Armenia”. Nel 2012 il film russo Swimmer del regista Sergei Rusakov, su Youtube i video “L’uomo che sfidò la morte” e “Il più grande eroe dell’Unione Sovietica”, nel 1985 il corto di 16 minuti “Mi iradardzutyan khronika”, sceneggiatura di Harutyun Khachatryan.

Francesca Sammarco

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