PERUGIA – Ma davvero si può arrivare a dare la spinta decisiva a chi è sull’orlo di un baratro ed è incerto tra il compiere un passo indietro e salvarsi o farlo in avanti, gettarsi nel vuoto e morire? Le parole del procuratore capo Raffaele Cantone non lasciano spazio a dubbi, anche perché supportate dalle ricerche degli specialisti della Polizia Postale che hanno recuperato i “file” galeotti di un colloquio in rete a più voci: un diciottenne – nickname “Volumno” – avrebbe istigato ed agevolato l’idea del suicidio di un giovane poco più grande di età – pseudonimo “Criss” – con il quale stava parlando su una chat di Telegram.

Andrea Prospero
Anzi di più: gli avrebbe consigliato dosi e modalità dei farmaci da assumere come xanax e ossicodone (“Con 160 mg di oxy muori di sicuro”, “Con l’oxy almeno ti diverti tantissimo prima di morire”); lo avrebbe rassicurato sul fatto che non avrebbe sofferto alcun dolore (“Ammazzati e non fa’ scene”, “Prendile tutte e 7 le pasticche. E beviti una bottiglia di vino”); lo avrebbe, persino, messo in contatto col venditore di oppiacei (un altro giovane di Napoli). Tutti forse impelagati nell’uso delle droghe. Ancora più inquietante il commento finale: alla mancata risposta di Andrea dopo l’ultimo messaggio, pare che “Volumno” abbia digitato: “Stai a vedere che si è ammazzato, veramente…”. E poi rivolto agli altri partecipanti alla chat, un avvertimento: “Cancellate tutto”.

I familiari di Andrea
La morte in diretta via internet. Episodi accaduti lo scorso 24 gennaio. L’ipotesi di reato: istigazione ed aiuto al suicidio. Tuttavia il caso, al di là degli aspetti giudiziari, offre altri spunti di riflessione. Nel mito e nella storia umana, almeno a memoria, non pare figuri una vicenda del genere. Madri che cucinano le carni dei figli e le offrano al marito fedifrago ce ne sono; padri che immolano le figlie per garantirsi i venti favorevoli alla flotta pure, ma soggetti che convincano un conoscente (amico, sembra un lemma troppo impegnativo, per casi del genere) a togliersi la vita non se ne rammentano.
Arria e Cecina Peto? Tutto un altro contesto: la moglie, infilandosi nel petto il pugnale (“Peto, non duole”) voleva impedire al marito, senatore e già console, condannato a morte per aver partecipato ad una congiura contro l’imperatore Claudio, e posto da quest’ultimo ad un bivio (o il suicidio o l’esecuzione in pubblico), una fine ignominiosa, per un uomo di quel rango, come lo strangolamento od il taglio della testa. Insomma la sposa fedele aveva convinto il coniuge ad un gesto stoico, nel solco della tradizione, del “mos maiorum”.
Nel caso di Andrea Prospero, 19 anni, di Lanciano, a Perugia per motivi di studio, la terribile vicenda – ancora tutta da sviscerare sotto il profilo penale – presenta aspetti diversi. Lo studente di statistica stava attraversando un periodo nero. Forse attanagliato dal “male oscuro”, dalla depressione, dal mal di vivere. Sarebbero potute risultare sufficienti, probabilmente, parole di buon senso, anche scontate, magari semplici, di un samaritano dal cuore tenero, come talvolta se ne registrano: un candidato al suicidio che, alla fine, torna indietro, perché convinto dall’altro, un soccorritore che “domani è un altro giorno”, che “dopo la tempesta torna sempre il sereno”, che gli ostacoli che ci appaiono insormontabili dopo poco si dimostrano superabili. E chi si trova cavalcioni sul parapetto di un ponte, chi è seduto sul davanzale di una finestra o in piedi sulla cima di un tetto, prova un ripensamento e sceglie l’opzione vita.

Il procuratore capo Raffaele Cantone
Ad alcuni, certo, le parole non bastano e, freddi nella loro determinazione, portano a compimento il loro angosciante disegno. Ma in altri casi le frasi, i gesti di amicizia, il rapporto di condivisione di un dolore, servono. Eccome. Andrea, purtroppo, non si è imbattuto in un buon samaritano, ma in un cattivo compagno che gli ha fornito, addirittura, i mezzi e dato l’incitamento finale per chiudere la propria esistenza.
Un compagno infido che è rimasto indifferente, insensibile davanti alla crisi, alla disperazione, allo straniamento dell’altro. Nessuna pietà, nessuna compassione. Solamente cinico distacco. Un segnale che l’umanità ha raggiunto un altro limite, un ulteriore confine della “banalità del male”.
Elio Clero Bertoldi
Nell’immagine di copertina, la conferenza stampa della procura di Perugia
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