Due dati apparentemente in contrasto tra loro riguardano l’Italia: il nostro Paese da un lato è il più anziano d’Europa ma anche quello che invecchia più velocemente. L’età media al primo gennaio 2024 era di 48,7 anni (contro quella europea di 44,7) ed è aumentata di 4 anni rispetto al 2014 (contro un aumento a livello europeo di 2,2 anni). È il quadro che emerge dai dati dell’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea. In estrema sintesi, da noi si invecchia più rapidamente ma si vive più a lungo. Sulla qualità della vita nella terza e nella quarta età, ci sarebbe comunque molto da dire: spesso mancano servizi essenziali, i costi di certe prestazioni sono eccessivi, il peso sulle famiglie talvolta è intollerabile…
Invecchiare più precocemente non è solo un fatto statistico o sociale perché c’è un legame stretto tra cancro e invecchiamento. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’aspettativa di vita in Italia è di 82 anni, mentre l’aspettativa di vita sana arriva a 71 anni: questo significa che, in media, negli ultimi dieci anni di vita è comune la manifestazione di malattie legate all’invecchiamento che non permettono di vivere in piena salute. Attualmente un quarto della popolazione italiana ha più di 65 anni, quindi questo rischio riguarda una fetta considerevole della società, destinata a crescere nel tempo.
Tra le patologie che minacciano la salute negli ultimi anni di vita, una delle più comuni e gravi è il cancro: circa una persona su 5 lo sviluppa nel corso della sua vita. Sebbene i tumori possano insorgere a qualsiasi età, la metà delle diagnosi riguarda persone con più di 70 anni, e anche per questo motivo il cancro viene considerata una malattia legata all’invecchiamento. “Effettuare un lavoro di revisione su un argomento così articolato e dibattuto è uno dei modi migliori per fare emergere le cause reali di un fenomeno”, spiegano Fabrizio d’Adda di Fagagna (a capo del laboratorio ‘Risposta al danno al Dna e senescenza cellulare’ di Ifom e dirigente di ricerca all’Igm-Cnr di Pavia) e Lucrezia Trastus (ricercatrice Ifom, Istituto di oncologia molecolare di Fondazione Airc). Le loro conclusioni sono pubblicate sulla rivista Nature Aging.
Nei laboratori di Ifom e del Cnr di Pavia, d’Adda di Fagagna e il suo gruppo di ricerca si impegnano da più di venti anni nello studio del danno al Dna, del ruolo dell’erosione dei telomeri e della senescenza cellulare. “I telomeri, per esempio – sottolinea d’Adda di Fagagna – sono le estremità dei nostri cromosomi e si accorciano con il passare del tempo, causando la senescenza cellulare ed il conseguente invecchiamento dell’organismo. Eppure questo stesso meccanismo deleterio potrebbe essersi evoluto nelle nostre cellule per evitare di trasformarle in tumori, mettendo un freno alla loro capacità di proliferare”. “Modificare la lunghezza dei telomeri oppure eliminare le cellule senescenti negli animali di laboratorio – conclude Trastus – ha permesso di comprendere quanto questi processi siano importanti nel prevenire o causare il cancro e come possiamo sviluppare terapie antitumorali cercando di colpire questi stessi meccanismi”.
Vivere più a lungo è sicuramente un elemento importante, ma farlo in buona salute e senza patologie gravi e invalidanti lo è ancora di più. Perché questo significa godersi con maggiore serenità la famiglia e gli amici, non gravare sulle strutture di assistenza (che spesso sono al limite e anche oltre delle loro capacità), non pesare dal punto di vista economico e sociale sul servizio sanitario. Ma significa molto più semplicemente stare bene nel rispetto di se stessi e degli altri. Ad una certa età, questa è l’esigenza più sentita…
Buona domenica.
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