BASCHI (Terni) – Quassù, in cima ad un colle, in un borgo di appena quattrocento abitanti, si può venire per almeno tre buoni motivi: paesaggistici, storici, gastronomici. Sul paese si apre una terrazza di pietra che spalanca la vista sul lago di Corbara (artificiale, ma non per questo meno suggestivo) con colline verdi tutt’intorno; per visitare il sito archeologico di Scoppieto, con i resti di un santuario umbro; per mangiare genuino. Civitella del Lago – di questo borgo del comune di Baschi, tra Todi ed Orvieto, parliamo – una volta si chiamava Civitella de’ Pazzi e prendeva il suo nome dalla famiglia di banchieri fiorentini, che nella città del Giglio gareggiava per primeggiare e che per aver ucciso, il giorno di Pasqua, addirittura in cattedrale, Giuliano de’ Medici (ma non suo fratello Lorenzo, il Magnifico, che pur ferito riuscì a fuggire) subirono una sorte tragica, tra linciaggi, impiccagioni, defenestrazioni.
Qui, alla vigilia del compimento della congiura, i Pazzi ed i loro partigiani (tra i quali il Papa, Sisto IV, un della Rovere e Federico da Montefeltro) avevano fatto acquartierare un migliaio di cavalieri. Pronti a raggiungere Firenze per tenere sotto controllo eventuali fautori dei Medici. La rivolta immediata e violenta dei fiorentini, al delitto empio, consumato al momento della Comunione e la strage dei Pazzi e del loro alleati che ne seguì, rese del tutto vana la chiamata di queste truppe.
C’è anche un quarto motivo, davvero curioso ed unico al mondo, che può richiamare i turisti, grandi e piccoli: il “Museo dell’Ovo Pinto”, che compie proprio in questo mese i suoi primi venti anni. Ad ogni Pasqua si festeggia la ricorrenza, molto sentita dalle popolazioni della zona, dell’uovo dipinto. La tradizione affonderebbe le sue radici addirittura nelle sacre scritture: e cioè quando Maria Maddalena rivelò agli apostoli la Resurrezione di Cristo. Commentò Pietro, incredulo: “Darò fede alle tue parole solo se le uova che porti nel tuo paniere diventeranno rosse”. Di quel colore divennero. Ed i discepoli corsero al Sepolcro.
Nelle campagne, ancora oggi, si festeggia facendo colazione al mattino non solo con la torta al formaggio (vera squisitezza), con i salumi prodotti in casa con l’aiuto di un norcino, col vino asprigno di queste terre, ma pure con le uova sode. Le donne di casa, per l’occasione, gettano in acqua fiori, erbe (spinaci, in particolare) e cipolle rosse e fanno bollire il tutto ottenendo in tal modo, dopo pochi minuti, un guscio colorato per la gioia dei più piccini. Pian piano si è approdati a decorazioni sempre più ricercate, eleganti, spesso artistiche. Nel borgo, ogni anno, viene lanciato un bando con tema specifico da rispettare, al quale rispondono soggetti italiani e stranieri. Anche scuole ed in alcuni casi persino detenuti o giovani ristretti in centri correzionali.

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L’idea ha raccolto un successo così strepitoso che, nel 2005, l’associazione culturale giovanile che l’aveva organizzata e lanciata (sotto il coordinamento del presidente dell’epoca, Anacleto Bernardini) ebbe l’illuminazione di dar vita ad un museo, dove allocare ed esporre le uova dipinte, tutte degne di essere ammirate ed alcune vere e proprie opere d’arte. Nelle teche campeggiano più di cinquecento pezzi. Alcune sono di struzzo (le più grandi), ma anche di cigno, di oca, di papera, di gallina, di piccione e persino di diamantino (le più piccine), che è un passeriforme molto somigliante al canarino.
I temi rappresentati vanno da Dante a Leonardo da Vinci, da Fellini a Sordi (ed ai loro film), dal futurismo al Covid. Chi ha inviato, da più di quarant’anni a questa parte, i propri lavori ha rappresentato la Dama dell’Ermellino di Leonardo o Guernica di Picasso, i girasoli di Van Gogh o le ninfee di Monet, i colori dei “fauves” o quelli dell’astrattismo, l’immagine di Einstein con i capelli arruffati o Maria Teresa di Calcutta in preghiera. Tra i pezzi esposti figura persino un uovo-carillon che diffonde le note di “Only you”.
Quest’anno il bando ha richiesto ai partecipanti di illustrare “Roma, città del Giubileo, città eterna”. Chissà in quale direzione avrà spaziato l’estro dei disegnatori… Io ho deciso di salire a Civitella per una gita pasquale fuori porta. E voi?
Elio Clero Bertoldi
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