//Se a Kabul si… piange, a Tunisi non si ride

Se a Kabul si… piange, a Tunisi non si ride

di | 2025-09-21T01:08:59+02:00 21-9-2025 1:00|Punto e Virgola|0 Commenti

Vietati dalle università i libri scritti dalle donne (testi per studiare, non romanzi: in tutto 680 volumi). Al bando l’insegnamento dei diritti umani e i programmi contro le molestie sessuali: complessivamente cancellate 18 materie. A quattro anni dal ritorno dei talebani al potere, l’Emirato Islamico dell’Afghanistan continua a introdurre divieti e limitazioni alla libertà personale. Secondo il governo di Kabul quei 680 libri sono “preoccupanti” a causa delle “politiche anti-Sharia e anti-talebani”. Oltre agli scritti, il nuovo divieto impone la sospensione dell’insegnamento a livello universitario di 18 materie: bandita, in primo luogo, la questione di genere. Tra gli insegnamenti vietati, sei riguardano le donne, tra cui Il ruolo delle donne nella comunicazione e Sociologia femminile.

Di fronte a notizie di questo genere, si resta allibiti. Possibile che nel XXI secolo debbano ancora esistere comportamenti del genere? Purtroppo, sì. Perché in quella terra selvaggia e meravigliosa comandano con pugno di acciaio i seguaci più fondamentalisti e intransigenti delle leggi coraniche. Il decreto è l’ultimo di una serie di restrizioni introdotte dai talebani da quando sono tornati al potere nell’agosto del 2021. Le nuove misure si inseriscono in un contesto socio-culturale che diventa sempre più fragile. Recentemente, è stata vietata la connessione internet in fibra ottica in almeno 10 province su ordine del leader supremo dei talebani per “prevenire l’immoralità”.

Alle donne, a cui è stato vietato persino di pregare ad alta voce, sono preclusi tutti i percorsi professionali di alta formazione e l’istruzione formale è consentita solo fino alla sesta classe, cioè possono studiare fino a 12 anni. Il che significa che circa tre milioni di ragazze sono state escluse dagli studi superiori. E ancora il 17% delle adolescenti si sposa prima dei 15 e una bambina su 4 mostra segni di depressione. I dati sono dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale). E naturalmente le Ong con personale femminile hanno dovuto chiudere tutti i progetti attivi.

“La persistente esclusione di donne e ragazze dall’istruzione secondaria e superiore e le gravi restrizioni ai loro diritti umani e alle libertà fondamentali, tra cui la libertà di movimento, l’accesso all’occupazione e la partecipazione alla vita pubblica – si legge nell’ultimo rapporto pubblicato dal Consiglio di sicurezza dell’ONU – dovrebbero essere motivo di grave preoccupazione per tutti”. Le Nazioni Unite si appellano alle autorità talebane di rispettare gli obblighi internazionali dell’Afghanistan di proteggere, promuovere e realizzare i diritti di tutte le donne e le ragazze afghane.

Ma il governo talebano sostiene di rispettare i diritti delle donne in conformità con la propria interpretazione della cultura afghana e della legge islamica. E di fronte ad una presa di posizione così agghiacciante nella sua semplicità, si rimane senza parole: noi la pensiamo così e voi fatevi i fatti vostri. “Considerando ciò che i talebani hanno fatto negli ultimi quattro anni – sottolinea con profonda amarezza Zakia Adeli, ex viceministra della Giustizia prima del ritorno dei talebani e una delle autrici i cui libri sono finiti nella lista di proscrizione – non era assurdo aspettarsi che imponessero dei cambiamenti anche al programma scolastico”.

L’Università El Manar di Tunisi

A qualche centinaio di chilometri dalle coste siciliane, accade anche altro di ugualmente preoccupante. Le Facoltà di Diritto e di Scienze economiche e di gestione dell’Università El Manar di Tunisi hanno diffuso un comunicato con regole di condotta che includono il divieto di indossare gonne corte e jeans strappati nei locali universitari, oltre a richiami su un “uso eccessivo” di cosmetici. Il comunicato congiunto delle due facoltà stabilisce, oltre ad altre norme di comportamento, che “è severamente vietato entrare negli spazi della Facoltà con un aspetto inadeguato, uso di pantaloni strappati, minigonne, microgonne, jeans e short, abiti da sera, trucco eccessivo” (formula che non è definita nel dettaglio e che lascia margini interpretativi). La misura, viene spiegato, rientra in un pacchetto di norme mirate a garantire un ambiente di studio “decente” e il corretto svolgimento di corsi ed esami.

No alle minigonne all’Università El Manar di Tunisi

Gli studenti denunciano una possibile lesione delle libertà personali e criticano la vaghezza dei criteri, soprattutto sul tema dell’estetica e del trucco. Alcune associazioni studentesche annunciano di voler contestare il provvedimento, ritenendo che ecceda le prerogative amministrative delle facoltà. Ancora da valutare se e come le nuove regole delle due facoltà verranno applicate e sanzionate e se l’ondata di critiche spingerà le amministrazioni a fornire chiarimenti o ad avviare un confronto con rappresentanze studentesche e docenti.

Insomma se Kabul piange (lacrime amarissime), a Tunisi c’è poco da ridere. In Afghanistan, in passato, ci hanno provato sia i russi che gli americani che, dopo guerre sanguinose, se ne sono dovuti tornare a casa loro, aprendo al ritorno ancor più violento e repressivo dei talebani. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

Buona domenica.

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