Ognuno di noi ha il suo punto di rugiada, cioè un momento in cui per i motivi più diversi qualcosa cambia nella nostra vita. Dal punto di vista fisico o psicologico; o anche la fine di una relazione, un trasferimento, un lavoro diverso. Insomma, un cambiamento di stato. Che è esattamente ciò che avviene in natura quando un sistema (per esempio, aria e acqua) diviene saturo di vapore: nel momento in cui si raggiunge una certa temperatura, l’aria diventa satura di vapore acqueo e si formano appunto quelle goggioline che chiamiamo rugiada. E se poi la temperatura cade sotto 0 °C, la rugiada diventa brina. La termodinamica spiega i passaggi di stato, ma non può bastare a spiegare che cosa accade nel cuore e nella mente di una persona che si avvicina (o ha già attraversato) ad un certo confine, ad un limite in cui la sua vita muta. Prova a spiegarlo (ma non ci riesce del tutto) “Il punto di rugiada”, un film di Marco Risi in cui si affrontano tematiche complesse come il rapporto tra giovani e vecchi o, più semplicemente, come ognuno di noi si comporta di fronte alle variazioni imposte dal tempo e dalle circostanze.

Federico e Dino
E’ l’estate 2018 quando Carlo Guerra (ragazzo viziato, figlio di papà, senza regole) dopo una serata con gli amici in cui ha bevuto parecchio, si mette alla guida provocando un incidente d’auto in cui una ragazza rimane sfregiata. Il tribunale lo condanna ad un anno di servizi sociali presso una casa di riposo dove dovrà occuparsi degli anziani ospiti. Ed è questa la prima regola che deve imparare: divieto assoluto di definirli “vecchi”. Condivide la sua pena con Manuel, un giovane spacciatore, che deve scontare qualche mese in più. A presiedere la struttura ci sono un direttore che detesta entrambi i ragazzi e vorrebbe vederli in galera, e la capoinfermiera Luisa.

Manuel

Carlo Guerra
In particolare, Carlo (interpretato da Alessandro Fella) socializza con Dino Rimoldi (reso sullo schermo da un ottimo Massimo De Francovich), un ex fotografo, persona apparentemente scostante, ma attento e indagatore (figura certamente ispirata a Dino, papà di Marco Risi); mentre Manuel (bravo Roberto Gudese) si affeziona a Federico (Luigi Diberti) e questo gli permette di scoprire un nuovo universo nella bellezza delle poesie, che l’altro ha dimenticato di avere scritto (poesie realmente scritte da Nelo Risi, zio del regista). Per la cronaca, in gioventù Federico aveva rubato la fidanzata a Dino. E ancora il vecchio colonnello Pietro (fantastica interpretazione di Eros Pagni) che non è mai diventato generale e che non è mai riuscito ad avere un rapporto decente con il figlio, il quale gli nega la visita del nipotino. O Pasquale (caratterizzato da Maurizio Micheli), impenitente sciupafemmine nonostante l’età. E ancora un’ex attrice sempre avvenente e una signora sempre pronta a partire per una destinazione sconosciuta…

Pietro, il colonnello

Il regista Marco Risi
Marco Risi, che firma anche la sceneggiatura con Riccardo De Torrebruna e Francesco Frangipane, riesce a mettere in connessione mondi diversi, l’estate e l’inverno, la primavera e l’autunno. In questo continuo scambio anche Carlo e Manuel, in modo inaspettato, riescono a trovare il modo di relazionarsi con ognuno di loro, imparando e insegnando. Nell’estate del 2019, Carlo finisce di scontare la sua condanna ed esce da Villa Bianca profondamente maturato. Poco dopo, agli inizi del 2020 un catastrofico evento mondiale cambierà la vita di tutti, soprattutto spazzerà via i vecchi di Villa Bianca: pardon, gli ospiti.
Chissà dov’è il nostro punto di rugiada, chissà se lo abbiamo già attraversato…
Buona domenica.
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