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Il pozzo delle bambole, storie di emancipazione

di | 2025-02-16T01:12:26+01:00 16-2-2025 0:30|Cultura, Sezione 7|0 Commenti

ROMA – “Il pozzo delle bambole” (Sellerio, 2023) è tante cose. Oltre che un romanzo di formazione, storico, psicologico, questo libro è anche il ripercorrere l’esperienza fondamentale della vita, l’arco di tempo in cui si realizzano la consapevolezza di se stessi e gli affetti. L’autrice Simona Baldelli racconta con penna leggera una vicenda vera e poco conosciuta, avvenuta negli anni ’60 nella provincia abruzzese. Una storia difficile, a tratti durissima, che però nella scrittura dell’autrice non diventa mai tragica e riesce sempre a mantenere un delicato equilibrio.

E’ quella delle “tabacchine di Lanciano”, lavoratrici impegnate nella lunga occupazione di una fabbrica di tabacco. Fu una delle prime volte in autonomia, senza l’appoggio di uomini, l’inizio di un percorso che passando attraverso il femminismo non si è ancora, oggi, del tutto realizzato ma ha superato molti ostacoli partendo da questi piccoli movimenti periferici. Le tabacchine, battendosi per i propri diritti, senza rendersene conto si avviarono verso quella emancipazione femminile che esploderà nel decennio successivo.

Simona Baldelli

Nella battaglia per mantenere il lavoro si innesta, però, la storia di Nina, dolcissima protagonista del romanzo e simbolo dell’esperienza necessaria a formarsi una personalità e a difendersi da detrattori e opportunisti – che non mancano mai – specialmente quando non si conoscono i propri genitori, si cresce in un orfanatrofio e si viene educati solo alle regole ma non ai sentimenti. La solitudine, la voglia di essere amata e di contatto fisico, espongono la piccola Nina a continui abbandoni che riaprono di continuo la ferita iniziale, inferta alla nascita quando era stata lasciata davanti al convento delle suore da una madre che non avrebbe mai conosciuto.

E così la mancata adozione da parte di coppie senza figli, un dolore rinnovato ad ogni “esposizione” periodica, la carezza da parte di una signora che aveva sperato diventasse sua madre, lo sfruttamento da parte di Lucia, la bambina con cui per la prima volta aveva avuto necessità di utilizzare la parola “amicizia”, sono per lei occasioni di continui correttivi al proprio comportamento, ritocchi, revisioni, in una riflessione continua. Questa porterà al riscatto, sintetizzato nella sua immagine finale: lei bellissima, libera dalle paure, coraggiosa e pronta ad affrontare il futuro. L’emancipazione di Nina arriva come la ricompensa per le dure prove offerte dalla vita, esperienza necessaria per crescere, oggi tanto temuta dai genitori che per questo tendono a proteggere i figli per evitare loro di soffrire.

La rivolta delle tabacchine di Lanciano

Simona Baldelli, che con questo romanzo ha vinto la 38esima edizione del “premio letterario nazionale per la donna scrittrice”, con Nina ha raccontato la vita di chi apprezza ogni dono ricevuto, anche solo una carezza. Nascendo è arrivata nel mondo – anzi, nel “pozzo delle bambole” – priva di tutto e per sopravvivere ha dovuto passare attraverso le cose della vita, dare loro un nome perché senza le parole non esiste niente, nemmeno noi stessi. Nina lo sa bene quanto esse siano potenti e la sua introspezione profondissima fa sorgere il dubbio che sia un alter ego della stessa autrice che, proprio con le parole del suo personaggio, ha scritto questo splendido romanzo.

Gloria Zarletti

Nell’immagine di copertina, le tabacchine di Lanciano, la cui protesta è il canovaccio del romanzo di Simona Baldelli

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