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Il lago dei cigni esiste e si trova in Umbria

di | 2022-05-20T19:08:10+02:00 22-5-2022 6:20|Attualità, Sezione 5|0 Commenti
PERUGIA – Il lago dei cigni, quello reale, non quello della favola tedesca e del balletto russo, si trova in Umbria. A Città di Castello, Alta Val Tiberina. E’ qui che da trenta anni una coppia di cigni ha costruito il proprio nido d’amore, facendo crescere la comunità. Sono cambiate le generazioni, ma gli eleganti uccelli non hanno cambiato residenza. “Qui rimarremo ottimamente”, si debbono essere detti.
Giorni fa si sono dischiuse le prime uova della stagione, regalando al Parco Comunale altri quattro nuovi abitanti. Mamma Gisella e papà Checco – questi i nomi attribuiti ai capifamiglia – non hanno ancora diramato la notizia ufficiale dei nuovi venuti al mondo, perché attendono la schiusa di altre tre uova. Non vogliono cadere nell’errore di fare… figli e figliastri.
Subito dopo la schiusa, comunque, Gisella ha portato i quattro neonati, ma già del tutto ‘operativi’, a fare un giretto in acqua. Una sorta di battesimo laico. Ad assistere a questa prima uscita, una scolaresca di bambini, venuta in visita al vicino museo che ospita le opere di Alberto Burri, grande pittore del Novecento, che si sono divertiti un mondo davanti all’inatteso spettacolo ed hanno sgranato gli occhi davanti a questa lezione di vita.
I cigni si sono installati nel rione di Rignaldello agli inizi degli anni novanta. Il primo esemplare (anche lui Checco di nome, scomparso tre anni fa) arrivò del tutto casualmente, peggio anzi, per un terribile incidente che avrebbe potuto costargli la morte: venne trovato ferito lungo la superstrada E45, fu soccorso e condotto in quest’area verde – proprietà comunale gestita da Arci Caccia e creata dal biologo ed ambientalista Marco Bani -, dove venne curato dalle mani esperte di un veterinario. Ora insieme ai cigni, in quest’area verde attrezzata per i giochi dei bambini ed appena fuori le mura medievali di Città di Castello, si ritrovano germani, pesci, tartarughe. L’acqua del lago, a poca distanza dal margine sinistro del Tevere, viene filtrata da un impianto di fitodepurazione che garantisce la pulizia del grazioso angolo di terra umbra a pochi chilometri, tra l’altro, dagli scavi archeologici della Villa di Plinio il Giovane.
Solo una preghiera ai gestori: a due dei nuovi nati imponete almeno i nomi di Sigfrido e di Odette in maniera da creare un legame con la grande opera di Petr Ilic Caikoviskij, che ha reso immortale la fiaba narrata da Johann Karl August Musaus.
Elio Clero Bertoldi

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