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“Il corpo e lo spettro”, la modernità digitale secondo Zani

di | 2022-10-02T10:14:23+02:00 2-10-2022 6:45|Cultura, Sezione10|0 Commenti

ROMA – Nel maggio scorso è stato pubblicato, da Donzelli Editore, un interessante libro dal titolo “Il corpo e lo spettro”. Ne è autore Paolo Zani, un giovane ventisettenne brillantemente laureato in filosofia e diplomato in composizione al Conservatorio romano di S.Cecilia. Egli, con un folto gruppo di coetanei (appartenenti alla generazione dei nati con la tecnologia dalla metà degli anni ’90), si interroga sui problemi insorti con la modernità digitale, in un’esposizione rigorosa, che si conclude con l’invito al lettore, in tutto o in parte d’accordo, ad entrare in contatto col gruppo. Altro che “fine della storia” profetizzata nel secolo scorso dal politologo americano Francis Fukuyana, dopo il crollo del Muro di Berlino (9 novembre ’89).

Paolo Zani

In appena 22 anni di questo XXI secolo, invece la storia si è rimessa in moto con ritmi veloci, mutamenti continui e assai problematici (come il presente libro conferma), sul piano scientifico-tecnologico, ed anche su quello politico-culturale, specialmente per la parte occidentale del pianeta. Qui ad esempio sono in crisi le democrazie parlamentari, contrapposte ai regimi dell’est, definiti con evidente ossimoro, democrazie illiberali. Il tutto sta accadendo sotto l’impatto della rivoluzione digitale in atto, che in concomitanza con altri eventi epocali (pandemia da coronavirus e sue varianti, mutamenti climatici, etc.), ha indotto gran parte dei paesi del mondo ad adottare, tra le varie misure, quella maggiormente generalizzata del lockdown – o recintamento – proprio con il ricorso alla digitalizzazione.

Con essa, infatti, gli individui, pur isolati in casa, devono ripensare il proprio modo di relazionarsi agli altri, a se stessi e al proprio corpo: del quale nel libro vengono descritte le vicende con opportuni riferimenti al pensiero filosofico, letterario, mitico-religioso, sia antico che moderno e contemporaneo, supportati da ampie note bibliografiche. Circa le cause della pandemia, diversamente individuate da ecologisti e complottisti, Zani ne sottolinea in entrambi “una tendenza all’anestesia”, impossibile per lui a realizzarsi, perché il dolore riguarda non solo il corpo, ma anche la mente dell’uomo, in una continua opposizione “mente-corpo”. Essa, ad esempio, è evidente sul piano musicale, in cui oggi prevalgono generi – rap, techno, electronic – fatti di “ritmi, urti percussivi, schianti ruvidi”, che rendono gli ascoltatori specie giovani come privi di mente, solo corpi, diversamente da quanto accade nelle composizioni di altri musicisti contemporanei (Penderecki, Ligeti, Berio…), rivolti per lo più alla mente, in modo complesso, spesso incomprensibile.

Ma la digitalizzazione in continua evoluzione fa muovere tutti in un mondo virtuale, il metaverso, parallelo a quello concreto, e pullulante di presenze rarefatte, di spettri, mossi da un delirio di onnipotenza, oltre che da un desiderio di felicità. Mondo che giustamente viene contrapposto da Zani a quello degli antichi greci, convinti invece che una vita felice includesse necessariamente il dolore. Anche i contemporanei tuttavia, tanto ottimisti e fiduciosi, dovrebbero ammettere su un piano esistenziale che – senza dolore, sofferenze e desideri – non c’è vita intensa, felice. In conclusione, tocca specialmente ai giovani, protagonisti e destinatari dei futuri sviluppi del digitale, assumere la responsabilità di decisioni e posizioni morali e politiche, dopo aver valutato conseguenze positive e negative della digitalizzazione, senza dipenderne o essere condizionati da subdole manipolazioni occulte, diventando così alieni a se stessi, proprio “spettri”.

Mario Gaetano Fabrocile

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