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Il calendario dei Cc dedicato ai giovani

di | 2024-11-17T20:01:17+01:00 17-11-2024 0:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

RIETI – Colazioni silenziose tra il maresciallo comandante di stazione e suo figlio sedicenne. Lo sguardo del padre si posa su una data tatuata sul polso del figlio, sa cosa significa: l’ospedale, la malattia, la morte della madre un anno prima. Due caratteri simili, chiusi, ma ci sono anche silenzi pieni di emozioni, mentre questo silenzio è un muro invalicabile: “Io non so di lui, lui non sa di me. Magari pensa che mi allontani, che mi renda insensibile”. Eppure il mestiere del carabiniere è anche quello di capire e comunicare “Debbo trovare il modo. Debbo parlare con lui”, ripete a sé stesso andando al lavoro. Tante famiglie oggi hanno lo stesso problema di incomunicabilità, per incapacità o poca voglia all’ascolto. Lo dimostrano i troppi adolescenti che vanno a scuola o girano nelle strade con coltelli e armi e le cronache di questi giorni ne sono piene, con reazioni violente e mortali, anche per futili motivi.

Il colonnello Valerio Marra, comandante provinciale dei CC di Rieti

L’Arma dei Carabinieri per il 2025 ha presentato un calendario che parli ai giovani (stampato in 1 milione 200 mila copie, tradotto in otto lingue, più il sardo e il friulano) con linguaggio diretto ed empatico, affrontando i problemi dei giovani e delle famiglie: mancanza di comunicazione, o l’incapacità a farlo, bullismo, inclusione, violenza, droga, solitudine, offese verbali, attraverso i racconti dell’attività quotidiana di un padre carabiniere. Questo compito è stato affidato per i testi allo scrittore Maurizio di Giovanni (autore de “Il commissario Ricciardi”, “I bastardi di Pizzofalcone”, “Mina settembre”) e a Marco Lodola, artista del Nuovo Futurismo e della Pop Art, per le illustrazioni con le sue “figure luminose” in versione cartacea.

Di Giovanni ha immaginato un padre che scrive brevi lettere al figlio, su episodi di vita quotidiana di un carabiniere: 12 storie, una per ogni mese, per ogni storia un valore, storie di empatia e responsabilità. Gennaio comincia con Il filo che unisce, prima lettera del padre al figlio: “Se stai leggendo, vuol dire che hai trovato questa lettera. E vuol dire che anche tu, come me, vai ogni tanto quando nessuno ti vede, a sfogliare l’album delle foto di quando eravamo in tre, ed eravamo felici. L’ho messa qui, tra le pagine con le veline, sorridendo al pensiero di lei che metteva le immagini stampate, così anacronistiche a pensarci adesso, in ordine rigorosamente cronologico, noi due fidanzati in gita, il matrimonio, tu che arrivi a completare la nostra esistenza. Se vorrai farmi sapere che hai trovato questo foglietto e che l’hai letto, ti prego prendilo. Io capirò, non trovandolo, e ti scriverò ancora. Strano, così. Abbiamo le nostre occasioni per parlare, la colazione, la cena, quel po’ di televisione la sera. Ma lo sai, come lo so io, certe cose se non vengono naturali è meglio evitare. Non so cos’è, imbarazzo, incapacità, forse solo questo carattere chiuso che purtroppo condividiamo e che ci impedisce di parlare come dovremmo. Ma siccome di cose da dirti ne ho, e tante, faccio questo tentativo. Se vorrai tenere queste parole e aiutarmi così a tenere vivo il filo che ci unisce e che ci unirà per sempre, allora non dovrai parlarmene se non ti va. Prendi solo questa lettera, e così capirò che posso scriverne un’altra e un’altra ancora: raccontandoti qualcosa di chi è tuo padre, di come vive e del mestiere che fa. Magari scoprirai che siamo meno lontani di come sembriamo. Che le cose che faccio riguardano anche ragazzi come te, e che i nostri mondi non sono separati, anzi che sono esattamente lo stesso pianeta, e che dobbiamo solo capire in che verso gira. A presto figlio mio”.

La seconda lettera di febbraio è Il branco, a marzo Prigionieri in una stanza sulla tendenza dei giovani iniziata in Giappone, a vivere chiusi nella loro stanza, poi La scelta giusta, Parole come coltelli, Rispetto segno d’amore, Intimità violata, Dipendenti da nulla, La civiltà dei piccoli gesti, La ragione parla a voce bassa, a novembre Sicuri e quindi liberi dedicato alle Forze Armate, a dicembre L’antidoto alla solitudine, che è sapersi dire “ti voglio bene”. Il calendario è stato presentato il 31 ottobre a Roma dal Comandante Generale Teo Luzi all’Auditorium Parco della Musica, con il conduttore televisivo Marco Liorni.

“Se c’è un tempo della vita che non va mai sprecato -. sottolinea Luzi – è quello in cui parliamo ai giovani. Sono semi che gettiamo perché il futuro sia più bello e rigoglioso. A questo fine bisogna piantare i valori, radici salde e rami alti che guardino il cielo. All’orizzonte ci sono sfide importanti: salvaguardare il pianeta, conservare la pace, gestire al meglio l’intelligenza artificiale scongiurando i rischi per una democrazia conquistata a fatica nel corso dei secoli. In queste pagine c’è un’idea su come affrontarle”.

A Rieti la presentazione del comandante provinciale, colonnello Valerio Marra. “Sono storie che dicono ‘ti voglio bene’, è importante seminare bene per un futuro migliore. Nel 2023, con gli incontri Cultura della legalità siamo stati in 50 istituti scolastici, parlato a tremila studenti, coinvolgendoli nella visita alle stazioni radiomobili, alla centrale operativa e i ragazzi hanno mostrato interesse. Il calendario vuole valorizzare i giovani, bene prezioso e investimento per il futuro”.

Rieti ha 34 Stazioni, 3 Compagnie, i Carabinieri Forestali, nucleo investigativo, reparti speciali: in totale oltre 500 uomini particolarmente impegnati ultimamente nello smantellare i traffici di droga nei bivacchi organizzati nei boschi. Oltre al calendario, ci sono l’agenda con le 12 storie, il calendario da tavolo, dedicato alla presenza dei Carabinieri nei borghi più belli d’Italia, con foto di luoghi suggestivi (il ricavato della vendita sarà devoluto all’Opera Nazionale di Assistenza degli orfani dei Militari dell’Arma) e il Planning da tavolo, incentrato sull’impegno internazionale dei Carabinieri, l’attività di cooperazione e i teatri operativi (il ricavato sarà devoluto come sempre a un ospedale pediatrico individuato quest’anno nel Santobono di Napoli).

Il calendario, alla 92esima edizione (interruzione postbellica dal 1945 al 1949, ripresa nel 1950), racconta la storia d’Italia e quindi di tutti noi.

Francesca Sammarco

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