/, Sport/Quel rigore segnato oltre il 90′: ecco il calcio vero

Quel rigore segnato oltre il 90′: ecco il calcio vero

di | 2022-11-25T18:15:46+01:00 27-11-2022 6:20|Sezione 5, Sport|6 Comments

VITERBO – Faceva freddo quella mattina, un vento gelido e tagliente aveva spazzato via le nubi e portato altrove le abbondanti piogge che nei giorni precedenti avevano flagellato incessantemente la città di Viterbo. L’appuntamento con il resto della squadra, come sempre quando si giocava in casa, era al solito bar in piazza. Una colazione veloce, un caffè, qualche battuta e per alcuni l’immancabile e poco professionale sigaretta prima di dirigersi al campo sportivo, distante solo poche centinaia di metri.

Una volta arrivati, notammo che il terreno di gioco sembrava aver assorbito bene le piogge ma era solo un’impressione, ben presto scoprimmo che non era proprio così. Entrammo nello spogliatoio lasciando indelebili orme di fango sul pavimento, non c’era tanta differenza di temperatura tra dentro e fuori. Mentre ci cambiavamo l’allenatore iniziò ad assegnarci le maglie e come sempre a me toccò la 5. Ognuno di noi ha il suo numero preferito ed il mio è appunto il cinque, forse perché questo numero lo ritrovo spesso nelle coincidenze “numeriche” della vita o forse perché influenzato in gioventù dalla classe calcistica di un giocatore brasiliano sbarcato a Roma nei primi anni ’80, fatto sta che quella era la mia maglia.

Terminata questa fase, cominciò a distribuirci consigli e compiti di gioco, i miei fondamentalmente erano due: impostare il gioco in occasione delle nostre ripartenze e marcare il centrocampista più avanzato della squadra avversaria quando venivamo attaccati. Ascoltammo in silenzio i suggerimenti, mentre si avvicinava l’inizio della gara, sui volti tirati dei compagni di squadra si avvertiva già la tensione emotiva: nella vita lavorativa ognuno di noi faceva altro, mica eravamo professionisti, per questo non eravamo abituati a gestire certe situazioni. In squadra c’erano impiegati, imprenditori, dipendenti di banca, muratori, liberi professionisti, commercianti e il giorno dopo saremmo andati tutti al lavoro ma in quel momento eravamo tutti pronti a batterci, uniti per vincere e di lì a poco saremmo scesi in campo per affrontare la squadra prima in classifica, mentre noi eravamo secondi con un solo punto di differenza.

Il primo tempo scivolò via senza episodi importanti, forse la paura di perdere era più forte della voglia di vincere e poi a loro andava bene anche così: eravamo noi che inseguivamo a dover fare di più. Così nel secondo tempo cercammo di spingere per segnare e invece fummo puniti dagli avversari con un classico gol in contropiede. Un’azione veloce, forse anche bella, ma che di fatto regalò ai nostri rivali un vantaggio nemmeno troppo cercato. A quel punto, come spesso accade, la partita si fece più nervosa, cercammo da subito e in maniera arrembante di pareggiare ma con scarsa lucidità e con il passare dei minuti un po’ di stanchezza in più nelle gambe dovuta anche al campo pesante. Qualche fallo di troppo non fece altro che scaldare ulteriormente gli animi. E così negli ultimi minuti successe davvero di tutto.

Quando la partita sembrava ormai finita riuscimmo a pareggiare sugli sviluppi di un calcio d’angolo grazie a un colpo di testa in mischia di un nostro centrocampista. Nemmeno il tempo di festeggiare per far riprendere immediatamente il gioco mentre dalla panchina avversaria l’allenatore e i giocatori urlavano verso l’arbitro che il tempo era scaduto, dalla nostra invece ci incoraggiavano ad insistere perché secondo il nostro allenatore mancava ancora poco alla fine, il paradosso era che nessuno però sapeva esattamente quanto mancasse al fischio finale.

Alla ripresa del gioco successe l’impensabile in maniera clamorosa. Giocarono indietro la palla e noi ci catapultammo tutti in avanti con veemenza per cercare di rubarla ai nostri avversari, un loro difensore la calciò forte in avanti nel tentativo di mandarla più lontano possibile e guadagnare secondi preziosi ma non fece bene i conti con il forte vento contrario di quella mattina. La palla si impennò e cadde quasi a ridosso della linea di centrocampo, il nostro difensore centrale la calciò a sua volta verso l’area avversaria in direzione del nostro terzino sinistro che la controllò ma cadde subito a terra urlando per un violento colpo ricevuto da un avversario. L’arbitro fischiò immediatamente, deciso e irremovibile: rigore.

In un attimo si scatenò una bagarre incredibile, anche quelli delle panchine entrarono tutti in campo. Caos assoluto. Spinte, insulti, l’arbitro venne accerchiato ma rimase fermo sulla sua decisione: era rigore, buon per noi. A bordo campo, proprio dietro la porta della squadra avversaria erano già pronte le due squadre che sarebbero scese in campo per la partita seguente. Le discussioni intanto andarono avanti per diversi minuti fino a quando l’arbitro riuscì a ristabilire una sorta d’ordine, c’era un rigore da tirare e basta. A fatica ci posizionammo al limite dell’area in attesa che il nostro rigorista calciasse in porta ma all’ultimo momento e con grandi gesti disse che non se la sentiva. Anche il secondo rigorista designato declinò l’incarico. Mai vista una cosa del genere, avevamo un rigore a favore e nessuno voleva tirarlo.

A quel punto sentii la voce dell’allenatore che dalla panchina urlò: “Paolo, calcialo tu”. Non mi emoziono per queste cose, non sono poi così importanti, e quindi senza dire nulla feci solo un gesto all’arbitro che l’avrei tirato io, mi rispose con un lieve cenno di assenso e mi avvicinai al dischetto. Durante quei pochi passi sentivo l’incitamento dei compagni di squadra, qualcuno mi disse di stare calmo e di piazzare la palla in un angolo, qualcun altro invece con toni più accesi mi incitava a tirare forte e a “buttare dentro palla e portiere”, gli avversari invece mi urlavano contro che tanto l’avrei sbagliato. Mentre sistemavo la palla sul dischetto avvertii nitidamente la voce di un mio amico (ora medico in un importante ospedale del nord) posizionato quasi dietro la porta e pronto a scendere in campo per la partita che si sarebbe disputata dopo la nostra, mi disse: “Dai, Paolo, tira questo rigore sennò entro e lo tiro io”.

Per un attimo ci guardammo e mi venne quasi da ridere. Calciai di piatto, forte sulla destra, il portiere andò a sinistra. Gol, vittoria e sorpasso. Tutto con un tiro solo. Non riuscimmo nemmeno a festeggiare bene per i tafferugli scoppiati subito dopo il gol. La partita terminò 2 a 1 per noi in quella fredda domenica mattina e per qualche ora ci sentimmo quasi esaltati da quella vittoria che, tutto sommato, ripensandoci ora a distanza di anni, non aveva un grandissimo valore, lontana anni luce dai lustrini e dai soldi del calcio dei campioni e dei livelli più elevati. Una partita come tante, come quelle che si disputano ogni fine settimana nei campionati minori tra squadre composte da giocatori senza tante pretese, persone pronte a battersi, a soffrire per il piacere di sfidarsi giocando a calcio e che come tante altre vittorie resterà nella sbiadita memoria solo di quelle poche persone che la giocarono.

Ma forse proprio questo è il bello del calcio. Quello vero.

Paolo Paglialunga

6 Commenti

  1. Annamaria Calimera 27 novembre 2022 at 9:30 - Reply

    Un racconto emozionante, l’ho letto con il fiato sospeso, quasi stessi seguendo in diretta la partita. Anche se non è il calcio dei grandi campioni è il gioco di squadra e l’impegno che lasciano il segno e danno emozioni.
    Grazie Paolo.

  2. Catia 27 novembre 2022 at 9:34 - Reply

    Bellissimo questo racconto…. nonostante sono passati tanti anni ancora e’ vivo dentro di te bravo Paolo ❤️

  3. Biagio 27 novembre 2022 at 11:24 - Reply

    È vero Paolo. Sono ricordi che restano impressi per sempre. Specialmente per noi ex calciatori. Leggendo il tuo articolo mi hai fatto rivivere quei momenti. Grazie

  4. Roberta 27 novembre 2022 at 14:30 - Reply

    A me il.calcio non interessa e non ci capisco ma devo ammettere che la mano guidata dalla brillante mente di Paolo mi ha fatto vedere questa partita mentre leggevo a voce alta.
    Forse non è il calcio a non piacermi…. perché questo “calcio vero” è stato un vero piacere

  5. Alessandro 27 novembre 2022 at 15:22 - Reply

    Ciao Paolo, io con te ho fatto qualche partita, non avresti potuto descrivere meglio le sensazioni che abbiamo provato…..allora si che c’ era voglia di giocare a calcio…..un abbraccio

  6. Tamara 27 novembre 2022 at 19:31 - Reply

    Il fascino di far leggere…sei un grande!!…

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi