NUORO – Here è un film di genere drammatico del 2024, diretto da Robert Zemeckis, con Tom Hanks e Robin Wright come protagonisti. L’uscita al cinema è avvenuta il 9 gennaio 2025. La pellicola ha la durata di 104 minuti, è distribuita da Eagle Pictures e trae ispirazione dall’omonima graphic novel di Richard McGuire che il regista, insieme a Eric Roth, ha trasformato in sceneggiatura. La storia è ambientata per tutta la sua durata in un’unica stanza e racconta la vita delle persone e delle famiglie che la abitano nell’arco di 100 anni. Il film è una storia che celebra la bellezza della vita attraverso gli occhi di Richard (Tom Hanks), Margaret (Robin Wright) e tanti altri personaggi, tutti legati da un luogo magico e indimenticabile, che da sfondo naturale diventa casa.
Per ringiovanire ed invecchiare i protagonisti, la cui età cambia continuamente, non è stato fatto uso di alcuna comparsa, ma il regista è ricorso all’intelligenza artificiale. Il ringiovanimento o l’invecchiamento non è avvenuto per fasi che ne hanno poi richiesto il montaggio, ma direttamente sul set. La tecnologia digitale utilizzata è stata in grado di riconoscere i volti degli attori e cambiare l’età in tempo reale. Il regista, comodamente seduto nella poltrona della sua sala di regia, ha potuto guardare un monitor e vedere gli attori invecchiare o ringiovanire nel tempo di pochi istanti mentre girava la scena.

Il regista Robert Zemeckis
Il merito di tutto ciò si deve ad un’azienda, la Metaphysic AI, che si occupa prevalentemente di ciò. Il risultato ottenuto a fine lavoro è stato il più accurato possibile e, sicuramente, nel tempo, la qualità degli effetti prodotti con l’ausilio dell’intelligenza artificiale permetterà di modificare in tempo reale non solo l’età ma anche il trucco, il colore degli occhi o della pelle degli attori o qualsiasi altro tipo di connotato direttamente sul set.

Tom Hanks
Il film presenta una storia innovativa che viaggia attraverso le generazioni, catturando nella sua forma più pura ogni forma di esperienza umana. È un racconto d’amore, di perdita, di risate e di vita che si svolge all’interno di una sola stanza secondo una prospettiva fissa e immutabile. La trovata di Robert Zemeckis è stata semplice, immediata e folgorante. Il tempo è stato continuamente spezzato e ricombinato, disallineato e reso eterno nella sua ripetitività, ma vola e lo spettatore viene subito catturato dalla storia cadendo, come i personaggi stessi, nel vortice di una sensazione claustrofobica e familiare.

Robin Wright
Sebbene lo spazio fisico rimanga lo stesso, quello interiore no. Così la pellicola coniuga il racconto più tradizionale con la tecnologia. Zemeckis riesce a offrire allo spettatore le più svariate sfumature dell’animo e della vita permettendogli di immergersi nelle vicende e nelle esperienze dei personaggi che appaiono, nella loro semplicità, unici e peculiari, addirittura esemplari. Here è un’opera dolcissima e nel contempo malinconica sull’esistenza umana. La stanza al cui interno ruota tutta la storia riveste diversi ruoli. A momenti è un luogo di rifugio, talaltri una vera e propria trappola, a momenti è un cofanetto fatato e ricco di meraviglie, talaltro un luogo in cui si fondono arte, invenzione, creazione, speranze, discendenze. Ma la stanza è anche collasso intimo di sentimenti e sensazioni, luogo di rimpianto, infine camera mortuaria.
Come in una matrioska il regista inserisce, scena dopo scena, il succo vitale di svariate esperienze umane appartenenti a più generazioni. Pochissime le riprese all’esterno, ma tra queste vi è la più commovente, quella finale. Per raccontare questa piccola storia universale, Zemeckis ha chiamato al gran completo il team con cui aveva lavorato in Forrest Gump. Tom Hanks, Robin Wright, lo sceneggiatore Eric Roth e il compositore Alan Silvestri, che ha scritto la colonna sonora del film. La pellicola è pertanto un film classico volto al futuro, un film sul valore della memoria, perché un giorno tutti noi non ci saremo più, ma resterà la memoria di noi. La memoria, non a caso, infatti, è la chiave di tutto il film.
Here è il film che con una sola inquadratura celebra la casa come quell’infinito e meraviglioso “qui e ora” della vita. Il filosofo Eraclito, tanto tempo fa, disse che nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume per due motivi. Il primo, perché non è lo stesso uomo, il secondo, perché non è lo stesso fiume. Questa nozione di flusso e perpetua trasformazione descrive alla perfezione l’opera di Zemeckis. La casa stessa, insieme al cast umano, diviene protagonista, personaggio fondamentale che rappresenta sia uno spazio vivo che di respiro attraversato da diverse generazioni che si susseguono per ben 5 secoli di storia.
Robert Zemeckis, con Here, celebra tutte quelle storie invisibili che occupano gli spazi che ci circondano. Davanti ai nostri occhi si presenta una miscela di trame molto diverse che descrivono vite vissute al massimo e il loro esatto contrario. Zemeckis, per girare Here è ricorso ad uno stile di ripresa unico. Ha utilizzato infatti una sola angolazione della macchina da presa per catturare un’ampia visuale della vita dei personaggi. Lui stesso ha affermato che “c’è voluta un’intera vita di cinema per sapere come raccontare questa storia. Quando si gira un film che si svolge da una sola posizione di macchina attraverso secoli di tempo, ogni singola scena deve funzionare all’interno di quell’inquadratura. Sembra davvero semplice, ma fare in modo che ogni singola scena funzioni per ogni personaggio in ogni diverso periodo di tempo, diventa il set più complicato che si possa immaginare”.
Come ha più volte riferito Tom Hanks, “Here riguarda le innumerevoli scelte e incroci che compongono una vita umana, con una costante ri-focalizzazione dei punti di riferimento. Tutto ciò a cui rinunciamo, si basa su un momento, così come tutto ciò che diciamo per rabbia o per amore. Tutto ciò che riguarda le nostre azioni è figlio del singolo momento che viviamo”. Anche il silenzio nella pellicola gioca un ruolo essenziale. Come ha sostenuto Tom Hanks “ci sono momenti di silenzio che la dicono lunga su ciò che accade in quella casa”. Gli spettatori non fruiscono passivamente la pellicola, non guardano freddamente la storia ma diventano coprotagonisti della vicenda, come se fossero la quarta parete della stanza che vede le conseguenze della vita che colpisce ogni personaggio.
Virginia Mariane
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