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Grotte di Val de’ Varri: che scoperta

di | 2021-07-16T17:51:14+02:00 18-7-2021 6:00|Sezione 1, Viaggi|0 Commenti

PESCOROCCHIANO (Rieti) – Località val de’ Varri nel comune di Pescorocchiano: all’esterno un ampio parcheggio, con area pic-nic attrezzata immersa nel verde, panche, tavoli e barbecue, percorso didattico con nove pannelli educativi, informazioni sull’ambiente. E poi basta lasciarsi guidare dallo scrosciare dell’acqua del rio Varri, alla scoperta dell’inghiottitoio delle Grotte di Val de’ Varri, un complesso di cavità fossili ed attive che si sviluppa alle pendici del versante meridionale del monte Sant’Angelo, con una suggestiva cascata di 20 metri, un percorso sotterraneo di 1800 metri, lungo i quali scorre un corso d’acqua.

Una parete calcarea di circa 30 metri strapiomba al di sopra dell’ampio androne del ramo sinistro che si sviluppa su due livelli: il primo fossile dove sono stati rinvenuti i resti di insediamenti antropici, il secondo attivo, a quota più bassa, interessato ancora dal deflusso delle acque e dalla costante azione di erosione. I due rami si ricongiungono dopo circa 100 metri nel punto più basso dove le acque tornano in superficie e dal lato sinistro si immettono in quello destro per continuare il percorso ed alimentare piccoli laghi sotterranei.

Le grotte vennero esplorate per la prima volta nel 1929, dopo la segnalazione di un pastore che andava alla ricerca delle sue pecore. All’inizio si scoprirono solo l’androne e il ramo sinistro (il dirupo del grottone), poi venne alla luce quello fossile sul lato destro. Il ramo sinistro è attivo, con resti archeologici della media età del bronzo, quello destro è caratterizzato da camere ortogonali tra loro, disposte su vari livelli, con stalattiti, stalagmiti, veli, colonne, pilastri, cannucce e la rarissima “macchia di leopardo” (vermicolazioni argillose che adornano le pareti rocciose). I due rami sono visitabili fino al cosiddetto “salone della confluenza”, dove si ricongiungono.

Nel 1981 il vincolo archeologico del Ministero dei Beni culturali, nel 1997 un nuovo studio, con la Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio e il Comune di Pescorocchiano. In quell’occasione furono recuperati frammenti ceramici, elementi faunistici, elementi in selci ed in metallo, altri manufatti in argilla e osso. A testimoniare la presenza umana anche numerose forme di arte rupestre sulla roccia nella galleria superiore del ramo sinistro e per questo le grotte hanno valenza non solo ambientale, ma anche culturale: costituiscono il primo insediamento riconosciuto dell’uomo appenninico della media Età del bronzo. Questi reperti sono conservati nel museo archeologico Pigorini di Roma e nel museo archeologico del Cicolano (Mac), a Corvaro, dove sono esposti anche altri ritrovamenti importanti della valle del Salto, primo fra tutti il tumulo degli Equi (i primi scavi nel 1984), statue votive di santuari italici e altri reperti interessanti.

Tra i principali inghiottitoi dei monti Carseolani, è stato dichiarato sito di interesse comunitario (Sic) della Rete Natura 2000 a protezione di una specie rara di piccoli chirotteri (di origine greca), passati da 200 a circa 500 esemplari: vivono e prolificano alla temperatura costante di 8 gradi, la femmina partorisce un solo piccolo ogni due anni, i censimenti sono continui e se la colonia dovesse diminuire, i 100 giorni di visita consentiti potrebbero essere ridotti. Per la loro tranquillità il periodo di visita va da aprile a novembre (www.grottevaldevarri.it e il profilo Facebook omonimo per essere aggiornati). L’inaugurazione ufficiale è del 2003, con visite non regolari dal 2017: marketing, comunicazione e visite sono gestiti da una società di Carsoli, che si è aggiudicata il bando di affidamento del comune di Pescorocchiano. Katia Ricciarelli è stata tra i primi visitatori, accompagnata da alcuni amici reatini.

La visita può durare tre, cinque o un’ora e mezza, se con bambini piccoli e persone anziane. Si scende nella grotta attraverso una lunga scala metallica, i cui gradini sono resi scivolosi per la naturale umidità, perciò è necessario usare scarpe chiuse con suole di gomma ruvida antiscivolo. E’possibile organizzare giornate di visite per disabili, con alcune associazioni specializzate e una visita speleo guidata per gruppi di otto persone lungo il percorso speleologico (riservato alle persone maggiorenni in buona salute, anche se non particolarmente allenate) che inizia dal “Salone della Confluenza” e procede lungo il tracciato dell’acqua. La società fornice il casco speleo con lampada.

Questa estate, in collaborazione con #ViviParchiDelLazio, la società mette in palio ingressi gratuiti per tutto il mese di luglio: prenotandosi nel sito ingresso gratis ai primi dieci (info 3280264604), ingresso gratuito per studenti dalle scuole elementari all’università. Per una vacanza al fresco, tra cultura e natura in sicurezza, in periodo post Covid che ancoracondiziona, è da non sottovalutare la posizione delle grotte, al centro di una rete di sentieri: il cammino naturale dei Parchi (che parte da Roma e arriva in Abruzzo), il cammino dei Briganti (da Sante Marie in Abruzzo, con rientro a Sante Marie in 7 giorni), il sentiero Europeo E1 (da Capo Nord a Capo Passero), il sentiero dei Santi e Briganti (da Fiamignano), i sentieri del Cai e il sentiero progettato dal Comune, che dal Passo de’ Varri (a 1050) metri, collega le grotte al lago del Salto.

La cucina e l’accoglienza non deluderanno, tra pasta e dolci fatti in casa, formaggi e salumi locali, carne alla brace, fettuccine ai funghi porcini, pizza nel forno a legna, marmellate e dolci a base di castagne nei ristoranti, B&B, agriturismi.

Francesca Sammarco

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