ARBUS (Sud Sardegna) – Nei primi anni ‘50, nel territorio di Arbus, per volontà dell’ingegnere minerario Giovanni Rolandi, fu costruita la colonia marina “Francesco Sartori” di Funtanazza, dedicata all’ingegnere che si adoperò, negli anni ’30, a ridare vita alla miniera. La struttura era destinata ai figli dei dipendenti della miniera di Montevecchio e della società Montecatini che, durante la calura estiva, potevano trascorrere felici e ben tutelati le loro vacanze.
L’edificio, simbolo della storia mineraria sarda, costantemente battuto dal vento di maestrale, era incastonato tra la macchia mediterranea e si ergeva maestoso sulla spiaggia di Funtanazza, composta da sabbia un po’ grossolana, circondata da piccoli ammassi rocciosi che poggiavano su fondali inizialmente bassi, dove le tartarughe marine risalivano in superficie per deporre le uova, ed erano particolarmente adatti alla balneazione dei più piccini.
La Società Italiana del Piombo e dello Zinco, denominata “Montevecchio”, fece costruire questo imponente complesso inaugurato il 13 maggio 1956 alla presenza del presidente della Regione Sardegna Giuseppe Brotzu, per offrire vacanze estive gratuite ai figli dei minatori di Montevecchio e Ingurtosu. All’epoca luogo ameno, oggi versa in stato di abbandono. La struttura, in quegli anni all’avanguardia, era un edificio molto funzionale. Ospitava, nei tre turni da giugno a settembre, seicento bambini ed un centinaio di persone con compiti specifici.
La colonia di Funtanazza era considerata la più moderna colonia marina d’Europa e offriva ai bambini la possibilità di trascorrere le loro vacanze al mare, in un ambiente sano, stimolante, ricco di attività. Sorgeva su un’ampia insenatura sulla riva del mare della Costa Verde. Era costata alla Società 1.587 milioni di lire ed era realizzata in cemento armato. Era provvista di due piscine, di cui una omologata alle norme CONI, costituita da una vasca in cemento armato rivestita in mosaico vetroso, un garage, un reparto di isolamento per malattie infettive, cabine elettriche, la casa del custode, un fabbricato di servizio, una conduttura idrica collegata all’acquedotto di Montevecchio, un ponte radio, impianti telefonici, strade di accesso e otto ettari di pineta. Agli ospiti era così assicurata ogni comodità e tanta sicurezza. Gli spazi interni erano funzionali, pratici, assai luminosi, per offrire un confortevole soggiorno ai piccoli ospiti e gli ambienti erano adeguati alle diverse età dei bambini.
L’edificio presentava tre blocchi distinti con funzioni differenti. Il fabbricato principale constava di cinque piani illuminati da lunghe finestre a nastro. Era destinato principalmente ad ospitare i dormitori dei bambini, gli alloggi dei dirigenti, del personale e i servizi accessori. Un altro stabile di due piani, abbastanza ampio e dotato di un porticato che si affacciava al mare, ospitava gli uffici, il refettorio, le cucine, il bar, e un’ampia terrazza panoramica. Lungo la via d’accesso, sul retro dei primi due stabili, si ergeva un terzo fabbricato destinato ad ospitare la reception con l’infermeria, l’alloggio per il guardiano e altri servizi. Gli interni avevano arredi in acciaio, ma anche marmi, parquet e mosaici.
Questo progetto, ideato e realizzato sotto la supervisione degli ingegneri Filippo Minghetti e Giovanni Rolandi, includeva anche la costruzione della strada di collegamento lunga 18 chilometri. Nel 1956, al momento della realizzazione, la colonia di Funtanazza era considerata una struttura avveniristica, la più moderna in Europa, circondata da circa un chilometro di sabbia dorata a grani medi bagnato dal mare limpido di colore verde-azzurro. Tutto era organizzato in modo straordinario.
I bambini erano affidati alle cure di assistenti e bagnini molto professionali in una giornata scandita da orari precisi. Essa aveva inizio con l’alzabandiera, cui seguivano la colazione, le canzoni e i momenti ricreativi in spiaggia. I turni di vacanza duravano 25 giorni e per ognuno di loro la colonia ospitava 200 bambini. Le sorveglianti erano 9 e ognuna gestiva 25 bambini, dalle 7 del mattino fino alle 8 di sera. Di notte prendeva servizio una turnista. Funtanazza ospitava circa 50 adulti, pieni di entusiasmo e passione, che con varie funzioni dovevano gestire tantissimi bambini dai 5 agli 11 anni.
Quando, a causa del maltempo, non si poteva andare in spiaggia o in piscina, si adoperava la sala cinematografica sia per la proiezione di film che per le recite, e sulle terrazze che si affacciavano sulla baia si organizzavano i giochi. La colonia disponeva di grandi cucine, di una stireria, della lavanderia, di cabine sulla spiaggia, come in un albergo a 5 stelle. Quanto veniva offerto ai figli dei minatori era avveniristico per l’epoca, un sogno che regalava ai bambini una vacanza da sogno quasi principesca, con attività e oggettistica che non potevano nemmeno immaginare poiché non esisteva nelle loro umili case private.
Quando nei primi anni ’80 gli impianti minerari iniziarono a decadere, terminando di produrre fino ad andare in disuso, e la popolazione iniziò ad invecchiare, la colonia marina “Francesco Sartori” fu dapprima abbandonata, infine chiusa definitivamente nel 1983. D’altronde era una struttura costosissima e il comune di Arbus non era in grado di mantenerla, non avendo le risorse necessarie. Dopo la chiusura è stata acquisita dai fratelli Renato ed Emanuele Soru con l’idea di trasformarla in un sito turistico, ma non se ne è ancora fatto nulla. Attualmente, la struttura è un enorme edificio in disfacimento in attesa di riqualificazione, purtroppo in mano ai vandali, ed è divenuta un potenziale pericolo per la sicurezza. Eppure Giovanni Rolandi era solito ripetere che “una volta che i bambini avessero finito, gli ex minatori avrebbero potuto utilizzare la colonia”.
Ma questo non è avvenuto e oggigiorno la colonia è in completo stato di abbandono, l’area è esposta quotidianamente a rischio crolli ed è protetta solo da deboli recinzioni, mentre l’accesso alla pineta e alla spiaggia è vietato solo nelle ore serali. Il 31 marzo 2025 è stato presentato un progetto per trasformare l’ex colonia in un hotel. L’obiettivo è di recuperare la struttura originaria mantenendone l’identità storica e riducendo l’impatto ambientale. Il Comune di Arbus ha sempre sostenuto la necessità di riqualificare la colonia, ma trasformare Funtanazza in un hotel comporta affrontare non semplici sfide.
I vincoli paesaggistici del Piano Paesaggistico Regionale e della legge “Salvacoste” impongono infatti limiti rigorosi agli interventi edilizi vicino alla costa, e richiedono un impatto minimo sul paesaggio senza aumenti di cubature. Sicuramente la costruzione di un hotel in loco rilancerebbe il turismo nella Costa Verde, e attirerebbe visitatori attenti alla salvaguardia dell’ambiente. La struttura, inoltre, garantirebbe occupazione, darebbe una scossa positiva all’economia di Arbus al collasso e porrebbe fine al degrado dell’area migliorandone sicuramente l’estetica.
Virginia Mariane
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