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Fernanda Pivano e la scoperta dell’Antologia di Spoon River

di | 2025-04-11T10:41:55+02:00 13-4-2025 0:45|Cultura, Sezione10|0 Commenti

RIETI – “Non potevo né correre né giocare/da ragazzo/Da uomo potevo solo sorseggiare dalla coppa, /non bere/perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato./ Pur giaccio qui/confortato da un segreto che non altri ma Mary conosce:/c’è un giardino di acacie,/di catalpe, e di pergole dolci di viti /là quel pomeriggio di giugno/al fianco di Mary/baciandola con l’anima sulle labbra/d’un tratto questa mi sfuggì” (trad. di Letizia Ciotti Miller). E’ la storia di Francis Turner, una delle oltre 240 storie in versi raccontate nell’antologia di Spoon River, una tra le 9 scelte nel 1971 da Fabrizio De André (titolata ‘Un malato di cuore’) per il disco “Non al denaro non all’amore nè a cielo” (l’errore ortografico, con l’accento grave è forse voluto, forse no, ma Morgan, nel rifare il disco lo ha mantenuto e quello, sì, è voluto), testi di De André e Giuseppe Bentivoglio, musica di De André e Nicola Piovani.

Fernanda Pivano

Quando Fernanda Pivano (Nanda) chiese a Fabrizio De André “come ti è venuto in mente di fare questo disco?”, lui rispose: “L’ho letto a 18 anni, mi era piaciuto e non so perché. L’ho riletto anni dopo e mi sono reso conto che non era invecchiato per niente e mi ha colpito un fatto: nella vita si è costretti alla competizione, magari si è costretti a pensare il falso o a non essere sinceri, nella morte invece i personaggi si esprimono con sincerità, perché non hanno più da aspettarsi niente, non hanno più niente da pensare. Così parlano come da vivi non sono mai stati capaci di fare”.

Mentre in Italia italiani e austriaci si fronteggiavano nelle trincee sul Piave e sull’Isonzo, Edgar Lee Master, nato nel Kansas nel 1869, da famiglia puritana benestante, avvocato passato alla letteratura, per poi tornare negli studi legali, decise di dare voce a chi non c’era più e di farlo senza veli, né pudori. Il paesaggio è la collina di Lewistown, il fiume Spoon che la bagna e il cimitero sulla collina, dove i sepolti si riscattano da maldicenze e ipocrisie subite in quell’ambiente puritano. L’antologia usci nel 1914 inizialmente a puntate sul Reedy’s Mirror, con lo pseudonimo di Webster Ford poi in un volume edito da McMillan a New York l’anno successivo. Ebbe molto successo e Masters abbandonò nuovamente gli studi legali per dedicarsi alla scrittura, ma morì solo e in povertà nel 1950 in un ospedale della Pennsylvania.

Il 33 giri “Non al denaro non all’amore nè a cielo” di Fabrizio De Andrè

Chissà se gli erano giunti gli echi di quella giovane ragazza italiana, Fernanda Pivano, che nel 1943, incoraggiata da Cesare Pavese, al quale aveva chiesto la differenza tra letteratura inglese e americana, iniziò a tradurre il libro, che l’aveva particolarmente colpita, soprattutto i versi dedicati a Francis Turner. Il regime fascista proibiva le traduzioni di libri americani e l’Antologia di Spoon River smascherava le ipocrisie, il capitalismo, parlava di pace, esprimeva idee libertarie ed era contro tutto ciò che sapeva di convenzionale. Quei versi non avevano nulla di ‘epico’, erano scarni, andavano dritti al punto, ogni personaggio raccontava in prima persona, ma con il distacco che ha chi è in un’altra dimensione, senza pathos, le chiacchere e le ingiustizie, i tradimenti, le invidie subite. “Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare, mi hanno messo in prigione e sono molto contenta di averlo fatto”, disse Fernanda.

Edgar Lee Master

Fu Cesare Pavese a scoprire il manoscritto in un cassetto e a farlo pubblicare da Einaudi camuffando il titolo. Negli anni seguenti l’antologia ha avuto più traduttori e più edizioni, colpì molto i giovani di allora, che marciavano contro la guerra nel Vietnam. Alcuni personaggi sono realmente esistiti, altri hanno nomi di fantasia, sepolti e individuabili nel cimitero di Oak Hill, seppur sotto nomi differenti. Il chimico nell’epitaffio “Trainor, il farmacista” (nel disco è Un chimico) potrebbe essere uno dei tre farmacisti di Lewistown che esercitavano la professione nel periodo in cui la famiglia di Edgar Lee Masters risiedeva nella cittadina. Potrebbe trattarsi di Nathan Painter o di uno dei fratelli Philip James P. Randall ed Eck R. A. Randall, che gestivano la “Randall Brothers Drug Store”.

La famiglia di Fernanda Pivano aveva origini inglesi e scozzesi, lei studiò a Torino, al liceo classico Massimo d’Azeglio, come compagno di classe in quarta e quinta ginnasio ha Primo Levi e, come supplente di italiano, Cesare Pavese. Lei e Levi non vengono ammessi agli orali dell’esame di maturità perché i loro temi per lo scritto sono giudicati “non idonei” in quanto trattanti tematiche antifasciste. I libri in inglese che segnarono il suo destino di scrittrice e traduttrice, sempre grazie a Pavese, furono ‘Addio alle armi’ di Ernest Hemingway (ritenuto dal fascismo lesivo per le forze armate, l’antimilitarismo e la descrizione della disfatta di Caporetto, lo tradusse clandestinamente), ‘Foglie d’erba’ di Walt Whitman, l’autobiografia di Sherwood Anderson. Nel 1940 consegue il diploma in pianoforte al Conservatorio di Torino, nel 1941 si laurea in lettere, con una tesi su ‘Moby Dick’ di Herman Melville, nel 1943 si laurea in filosofia ad indirizzo pedagogico sotto la guida di Nicola Abbagnano, con una tesi sul valore della simpatia nell’educazione.

Cesare Pavese

Il primo viaggio in America è nel 1956, finanziato dall’Usis (United States Information Service) e qui c’è l’incontro con i poeti della beat generation (Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Gregory Corso e poi Henry Miller e Charles Bukowski). Fu lei a incoraggiare in Italia la beat generation, a far conoscere l’America della grande depressione, l’America libera, ribelle, ‘on the road’. Al suo funerale nel 2009, don Andrea Gallo la salutò così: “Ciao Signora Anarchia, ciao Signora Libertà” e ai ‘non più’ giovani di allora scappò la lacrima.

Francesca Sammarco

Nell’immagine di copertina, il caloroso abbraccio tra Fernanda Pivano e Fabrizio De Andrè

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