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Enrico Rosi Cappellani, avvocato e anche dj

di | 2025-01-05T01:28:01+01:00 5-1-2025 0:10|Personaggi, Sezione 3|0 Commenti

PERUGIA – Avvocato, giornalista esperto di motori con attività che lo ha portato in giro per il mondo, ma pure disk-jockey (abbreviato dj; in italiano fantino del disco’). Enrico Rosi Cappellani appartiene ad una aristocrazia della toga: nonno Enrico avvocato, papà Fernando magistrato di alta caratura, lui civilista e sua sorella Annalisa penalista, entrambi attivi e ben noti non solo a Perugia. La musica, tuttavia, ha scandito la vita di Enrico: l’università di giorno e la discoteca di sera e nei giorni di festa, all’inizio; poi, da giurista, la mattina in giro per aule di giustizia e cancellerie e, dopo il tramonto, alla consolle. Nel maggio dello scorso anno l’avvocato Rosi Cappellani ha festeggiato i 50 anni dal debutto musicale con un evento alla Conca del Sole.

Enrico Rosi Cappellani alla consolle

Si può dire che lei, avvocato, è il veterano dei dj perugini?

“Sì, ritengo di essere il disk-jockey più vecchio di Perugia ancora in attività. D’altronde se salgo in consolle come OLD-j, un motivo anagrafico c’è. Sino a poco fa il titolo apparteneva a Walter Cappelletti, che iniziò nel 1971, legando il suo nome al St.Andrew’s di Via dei Priori. Io ho iniziato un paio di anni dopo, nel ’73, al Black Box, la discoteca del Colle della Trinità, che aveva aperto due anni prima”.

Come nacque questa sua scelta?

“Cominciò tutto quasi per gioco: avevo 20 anni, studiavo all’Università, mi piaceva la musica ed a coinvolgermi fu il primo dj del Black, Riccardo Tonon, che aveva bisogno di una mano. Allora le discoteche lavoravano 7 giorni su 7: la febbre saliva in particolare il sabato sera (il venerdì non era ancora in auge), ma anche la domenica pomeriggio si facevano grandi incassi, grazie ai teen-agers, che di notte all’epoca dovevano restare a casa”.

La tessera di dj rilasciata all’avvocato Rosi Cappellani e firmata da Renzo Arbore

Quale fu l’impatto?

“Mi misero davanti a due giradischi e ad un mixer accanto ad una pila di dischi in vinile. La prima settimana lavorai 4 giorni, dal martedì al venerdì. Fui ricompensato per quattro serate con 20.000 lire: un bel gruzzoletto per uno studente, visto che l’ingresso in discoteca costava 700 lire ed un litro di benzina 160. Iniziò così per me un bel viaggio durato una decina d’anni: dopo tre anni divenni dj professionista e quando smisi intorno al 1983 lavoravo solo il sabato, guadagnando 40 volte rispetto al cachet iniziale. Alla fine venivo definito ‘quello del sabato’ (durante la settimana eravamo in tre ad alternarci): oggi si direbbe che ero il ‘resident dj’, ma all’epoca non lo sapevo”.

Due lustri di grande spolvero, allora…

“In quel decennio ho avuto la fortuna di vedere nascere e morire la Disco Music, quella che ancora adesso è nota e fa ballare tutti, dai 20 agli 80 anni. Usavamo quasi tutta musica americana, che affondava le sue radici nel funky e nel rhythm and blues. Il pubblico, limitato nei numeri, era quello di un club: il dj proponeva la sua musica, spesso esclusiva, era il protagonista e non un freddo juke-box. Per ascoltare quel tipo di musica potevi frequentare solo la discoteca. E i dischi esclusivi andavano cercati e non sempre venivano trovati. L’inglese non era così diffuso e la prima difficoltà consisteva nel capire titolo ed autore, magari orecchiati da una radio straniera”.

Bisognava andar fuori o i vinili graditi si potevano reperire in città?

“Per trovarli a Perugia i negozi di riferimento erano Ceccherini e Mipatrini. Capitava spesso di non aver capito o memorizzato il titolo: allora cantavi il motivo al commesso, sperando che ti potesse aiutare. Tuttavia la maggior parte dei dischi, anche per averli prima, proveniva dall’importazione: tutti i mesi partivo per Roma o verso la riviera romagnola a fare incetta delle novità. I locali aprivano alle 22, alle 23 la pista da ballo era già piena e verso le 2 scattava la chiusura: quattro ore di punta, come adesso. Solo che ora in discoteca si entra alle 1”.

Quando e come è diventato dj professionista?

“Nel 1977. Con tanto di riconoscimento della Associazione Italiana Dj, allora presieduta da Renzo Arbore, che firmò la mia tessera. Se il Black Box (chiuso dopo 49 anni di attività nel 2020) è stato il mio locale di riferimento, ho suonato anche altrove: al Billo (sia nella maxi sala al chiuso, che nella versione estiva all’aperto), al Charly Max di Gubbio, al villaggio vacanze Agip di Pugnochiuso”.

Come faceva a conciliare l’hobby della musica con la professione forense?

“Intorno all’83 mi sono dedicato alla libera professione, accantonando per il momento la musica in pubblico. La passione, però, covava ed è riaffiorata circa 15 anni fa, anche grazie alla rivoluzione digitale, che ha reso tutto più fruibile rispetto all’epoca del vinile. Diciamo che l’attività attuale del dj non è più da professionista, ma è dedicata a pochi eventi mirati o a feste private organizzate per gli amici”.

Lei si è ritagliato pure un simpatico pseudonimo…

“Oggi è imprenscindibile. Con lo pseudonimo di OLD-j sono ritornato in consolle organizzando eventi revival anni 70-80. Finché è rimasto aperto, al Black Box, poi alla Conca del Sole, uno dei pochi locali da ballo old-style ancora attivo”.

Propone la musica di una volta o si è adeguato ai tempi?

“Nel frattempo al repertorio Dance classico, ho aggiunto della più moderna Soulful House, che coniuga sonorità tradizionali con ritmica attuale, molto più ‘bussata’. In questa nuova veste mi sono di recente proposto al The Circle Club di Madonna Alta. In campo digitale ho varcato i confini nazionali grazie ad una piattaforma Internet che si chiama www.house-mixes.com: negli ultimi due anni ho pubblicato 67 mie compilation musicali mixate, ad oggi ascoltate nel mondo da oltre 16.000 persone. Per sentirle basta uno smartphone e si possono anche scaricare sul proprio dispositivo”.

In mezzo secolo le cose sono mutate in maniera impressionante…

Enrico Rosi Cappellani oggi

“La rivoluzione digitale ha sconvolto la musica e l’attività dei dj. Cinquant’anni fa, nell’epoca degli iperanalogici vinili, neanche il più fantascientifico sognatore avrebbe ipotizzato cosa è possibile fare oggi. Con un telefonino intercetti un brano, ne scopri titolo ed autore, vedi la copertina del ‘disco’ e te ne puoi appropriare, rispettando i diritti di autore. In 60 secondi puoi impossessarti del file musicale e suonarlo quanto vuoi. Insomma il contrario di quello che accadeva un tempo quando per sentire un certo tipo di musica dovevi andare per forza in discoteca. Ora, in teoria, tutti hanno tutto, addirittura in tasca. E la musica viene portata in ogni dove dai dj, ma sempre meno in discoteca: ristoranti, bar, in piazza, al supermercato. Al punto che la musica suonata dal dj, una volta attrattiva dei locali, in questi nuovi contesti diventa spesso motivo di disturbo della quiete di chi vuole chiacchierare in pace”.

Ma la tecnologia lascia uno spazio all’attività dei dj?

Enrico Rosi Cappellani all’inizio della carriera forense

“Per reggere i tempi è la scelta musicale che deve contraddistinguere il dj di classe. Ormai con le consolle moderne e con i software attuali mettere a tempo due brani (tanto difficile con i vinili!) è diventato un gioco da ragazzi. Come sempre conta quello che metti, come lo metti e quando. Ma oggi la tecnologia digitale consente al dj di entrare addirittura nel DNA della musica, modificando il brano originale a proprio piacimento. Creando così un ‘unicum’ che è proprio solo di quel dj. E questo sforzo va premiato, andandolo a trovare questo dj, magari in… discoteca”.

Il profilo L’avvocato Enrico Rosi Cappellani, perugino doc, ha 71 anni, è sposato ed ha due figlie. Il diploma di maturità lo ha conseguito al liceo classico Mariotti e la laurea in giurisprudenza l’ha ottenuta a Unipg. Sull’acropoli il suo studio professionale. Oltre all’attività forense Rosi Cappellani ha svolto per molti lustri l’attività di giornalista esperto di motori (F1 e automobilismo in generale). Insomma una personalità poliedrica che gli ha consentito di vivere esperienze significative in settori diversi.

Elio Clero Bertoldi

Nell’immagine di copertina, la locandina della esibizione di Enrico Rosi Cappellani per i 50 anni alla consolle

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