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Educare è possibile, addirittura affascinante

di | 2022-06-17T19:00:42+02:00 19-6-2022 6:30|Cultura, Sezione 7|0 Commenti

NAPOLI – La voglia di scrivere, oggi, è legata al desiderio di sottolineare quanto sia importante, in particolare nella professione di insegnante, tendere, attraverso un rapporto, un dialogo, un confronto, alla conoscenza soprattutto della propria persona, a quella dei colleghi e degli alunni tutti. Constatare quanto sia grande il desiderio di condividere una vita piuttosto che esigere banali e limitate valutazioni scolastiche. La pandemia ha fatto venir fuori, paradossalmente, una positività che è scaturita dal far emergere un desiderio, un’attesa non solo degli alunni ma anche di chi insegna di mettere a nudo un desiderio di connessione con i colleghi e con gli alunni che, dopo un po’ di tempo, addirittura potevano risultare simpatici. È emerso in tutto questo tempo il desiderio di incontrare l’altro anche semplicemente per parlare, per conoscersi. Poi, inevitabilmente, di fronte al perché di tutto questo, veniva logico porre il fatto che una persona senza un altro non sa stare, non può stare. Che, se per qualche giorno o mese il silenzio, il riposo mentale da tanti frastuoni quotidiani poteva far stare bene, ad un certo punto nasceva il desiderio di sentirsi, di dialogare con l’altro.

Allo stesso modo tutto l’anno scolastico vissuto in presenza dopo un lungo periodo di distacco dal reale ha evidenziato, anche negli alunni, il desiderio di stare insieme. A volte in maniera forse troppo caotica, ma era importante starci. Durante le ore di lezione è venuta fuori la necessità di comunicare, di dire la propria, di raccontare anche la più piccola banalità ma di raccontarla, di essere protagonisti nel frangente. E, quindi, come è successo a chi scrive, nelle lezioni di arte, a partire da un Kandinskij o da un Van Gogh si trascinavano su tematiche personalissime e affascinanti. Ma poi, ahimè, la conoscenza di Kandinskij e Van Gogh andava a farsi friggere.

E allora è successo che gli alunni della terza media, molti di loro “scoordinati” mentalmente, disordinati nel più profondo del loro essere, appena venivano toccati su tematiche forse troppo impegnative per loro, tiravano fuori qualcosa di incredibile. E quindi il grande interrogativo che mi sono posto (e che mi pongo tuttora) è quanto sia stato io lo scoordinato della situazione, il disordinato o il disattento. Anche dai disegni che sono venuti fuori proponendo temi molto personali ho avuto la percezione di avere di fronte ragazzi che puntavano molto più in alto rispetto alle mie riduttive considerazioni. Guarda caso, ogni volta che in classe ho posto interrogativi su questioni poco accademiche ne è uscito fuori qualcosa di bello. Un paio di mesi fa, parlando di astrattismo ho chiesto loro di esprimere attraverso linee, punti e colori sentimenti come la gioia, la tristezza o la nostalgia. Dopo un naturale imbarazzo posto dalla fatidica domanda “Professò, ma c’aggia fa?” (professore, ma cosa devo fare?) sono uscite fuori tavole grafiche di estrema bellezza e profondità. Al termine del lavoro non ho potuto nascondere l’emozione e la sorpresa che scaturivano soprattutto dalle motivazioni, spesso davvero tristi.

Ognuno ha, per definizione, costituzionalmente, il desiderio di condividere, di tendere a qualcosa d’altro e il tremendo compito che abbiamo come insegnanti è proprio quello di trovare la strada adatta affinché ogni alunno possa esprimersi. Ma anche per noi adulti è così. Educare oggi è possibile solo se in maniera incessante si lavora con l’obiettivo prima personale, poi con gli alunni, di mettersi in gioco, di non tralasciare nulla, di esaltare la domanda di essere di ciascuno. Condividere il quotidiano, condividere una vita e l’essere.

Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Conduce da più di 10 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Appassionato di Arte, partecipa ad attività culturali con l’associazione “Neapolis” promuovendo incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli attraverso attività di doposcuola per ragazzi bisognosi e il Banco Alimentare. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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