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Due nuovi indagati per l’omicidio di Piersanti Mattarella

di | 2025-01-06T18:43:48+01:00 12-1-2025 0:25|Attualità, Sezione 6|0 Commenti

PERUGIA – Tra qualche giorno a Bologna verrà proiettato il docufilm “Magma – Mattarella il delitto perfetto” della regista Giorgia Furlan. Gli annunci parlano di un documentario che sollecita riflessioni. Profonde. Su cosa? Sulla storia della martoriata Italia, sui melmosi ed opachi contatti della mafia, della P2, dei servizi segreti deviati. Ma, forse, il film è già superato dall’attualità. Lo “scoop” di Lirio Abbate su Repubblica ha aperto squarci sul delitto di Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio 1980 (quello sì, uno degli “anni orribili”) in via della Libertà a Palermo. Per quell’omicidio eccellente sono stati condannati quali mandanti una serie di componenti della commissione di Cosa Nostra (Salvatore “Totò” Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco “U papa”, Francesco “Ciccio” Madonia, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Nenè Geraci), tuttavia gli esecutori materiali sono rimasti nell’ombra. Impuniti.

Piersanti Mattarella

Gli estremisti di destra dei Nar Valerio “Giusva” Fioravanti e Gilberto Cavallini, portati a giudizio da Giovanni Falcone, vennero infatti assolti con tanto di sentenza definitiva. Ora, però… Abbate ha svelato che la procura di Palermo, che ha ripreso in mano il caso da sei anni, avrebbe individuato i due killer e li avrebbe, formalmente, indagati. Due soggetti, detenuti in carcere per altri delitti, che all’epoca avevano 28 e 22 anni. Nelle ultime ore ne sono stati pubblicati pure i nomi: Antonio “Nino” Madonia, figlio di don Ciccio, e Giuseppe “Pino”Lucchese, detto Luchiseddu, entrambi sicari particolarmente vicini a Riina. Ovviamente i due indagati, sebbene ergastolani, restano innocenti, per l’attuale indagine, fino a verdetto della Cassazione.

Sergio Mattarella, attuale presidente della Repubblica, col corpo del fratello Piersanti

Quel giorno – ore 13 del 6 gennaio 1980 – Piersanti Mattarella – stava uscendo dal garage di casa per andare alla messa, con la sua Fiat 132. Accanto a lui la moglie Irma, la figlia diciottenne Maria (morta recentemente), la suocera Franca; le ultime due sedute sul sedile posteriore. A poca distanza dalla vettura, il figlio Bernardo, al cancello di casa. In quegli istanti il killer si avvicinò alla “132” ed esplose quattro colpi con una Colt Cobra calibro 38. L’arma si inceppò, ma l’assassino – “dagli occhi di ghiaccio” (così venne descritto) e dall’andatura “ballonzolante” (definizione dei testimoni, tra i quali la signora Irma) – raggiunse con calma la Fiat 127 dove il complice alla guida gli consegnò un’altra pistola, una Smith and Wesson, stesso calibro. Arma in pugno, il killer, glaciale, sicuro di sé, senza pietà, tornò sui suoi passi e scaricò altri quattro proiettili sulla vittima, ferendo alla mano la signora Irma, che aveva cercato invano di coprire il marito.

I due esecutori fuggirono e abbandonarono l’auto – risultata rubata il giorno prima – a 700 metri di distanza. Da lì si dileguarono. Sulla vettura utilizzata per l’assassinio, provvista di targhe false, venne rinvenuto un guanto di pelle, che all’ufficio reperti, pure archiviato con altri oggetti provenienti dalla scena del delitto – non si trova più. La Colt Cobra – lo hanno certificato gli esperti di balistica – è la stessa arma utilizzata da Nar per uccidere, a Roma, il magistrato Mario Amato, qualche mese più tardi (23 giugno 1980). Testimonianza di oscuri maneggi. Ora i magistrati palermitani – il capo dell’ufficio Maurizio De Lucia e l’aggiunto Marzia Sabelli – sapranno sciogliere i nodi di quel periodo tremendo?

Piersanti e Sergio Mattarella

Nel luglio del 1980 venne ammazzato il professor Vittorio Bachelet e ad agosto di quell’anno si colloca l’agghiacciante strage di Bologna. A seguire le uccisioni del politico e sindacalista Pio La Torre (1982), del prefetto e generale dell’Arma Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982), del magistrato Rocco Chinnici (1983) per arrivare alle bombe che fecero saltare in aria i magistrati Giovanni Falcone e, poche settimane più tardi, Paolo Borsellino (1992). Chissà se le indagini potranno permettere – come il filo di Arianna che aiutò Teseo ad uscire dal labirinto – di portare un minimo di luce su quel periodo in cui si sospetta che mafia, P2 e servizi deviati condizionarono l’intera storia del nostro paese.

I cittadini – almeno quelli onesti – se lo augurano.

Elio Clero Bertoldi

Nell’immagine di copertina, la Fiat 132 di Piersanti Mattarella crivellata di colpi

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