//“Donne al potere” non sia solo uno slogan

“Donne al potere” non sia solo uno slogan

di | 2025-10-04T13:05:25+02:00 5-10-2025 1:00|Punto e Virgola|0 Commenti

“Donne al potere” o anche “potere alle donne”. Non sono soltanto slogan, ma necessità oggettive che dovrebbero essere realtà consolidate e che invece si fa ancora fatica a concretizzare. Negli ultimi giorni, un paio di notizie provenienti da angoli assai diversi del pianeta inducono a moderato ottimismo. L’inversione di tendenza si va manifestando in ambiti particolari, nei quali finora la presenza femminile era considerata sostanzialmente un tabù.

Bisogna spostarsi di diverse migliaia di chilometri per osservare che il principale partito politico giapponese ha scelto come leader Sanae Takaichi, 64 anni, creando le condizioni perché tra una decina di giorni il Parlamento di Tokyo elegga per la prima volta una donna per guidare il Paese. La signora Takaichi ha sconfitto al ballottaggio il 44enne Shinjiro Koizumi per assumere la guida del Liberal Democratic Party (Ldp), il partito di centro-destra che ha dominato la vita politica del Giappone dopo la Seconda guerra mondiale.

Sanae Takaichi

Sanae Takaichi è cresciuta all’ombra di Shinzo Abe, il primo ministro politicamente più longevo della storia del Giappone e non ha mai fatto mistero di aver tratto ispirazione da un simbolo del conservatorismo mondiale come Margaret Thatcher. In politica estera, è considerata un falco che potrebbe avere relazioni non semplici con i Paesi del vicinato come Cina, Russia e le due Coree; in economia, sembra invece una nostalgica dell’Abenomics, ovvero quell’insieme di politiche fiscalmente e monetariamente espansive propugnate da Abe, anche se i tempi e le condizioni sono cambiati e quindi certi programmi appaiono di più difficile attuazione.

Sanae Takaichi

Se ci si avvicina al vecchio continente, non si può non salutare con sorpresa e benevolo sguardo la rivoluzione nella Chiesa d’Inghilterra che, per la prima volta, sarà guidata da un vescovo donna. Sarah Mullally è stata eletta dal sinodo alla carica di arcivescovo di Canterbury, ruolo di primate della Chiesa nazionale della Gran Bretagna, il cui capo nominale è il sovrano britannico regnante. La designazione arriva per rispondere a una serie di scandali sessuali, di pedofilia e di accuse d’insabbiamento che hanno travolto diversi prelati uomini: tra gli ecclesiastici coinvolti c’è anche il predecessore di Mullaly, costretto a dimettersi nei mesi scorsi.

Sarah Mullally

La nuova “arcivescova” dovrà affrontare divisioni sul trattamento delle donne e delle persone Lgbtq e dovrà affrontare la preoccupazione che i leader precedenti non abbiano fatto abbastanza per sradicare gli scandali di abusi sessuali che perseguitano la Chiesa da oltre un decennio. Segue 105 uomini e diventa la prima donna a guidare 85 anglicani in tutto il mondo. Sostituirà l’ex arcivescovo Justin Welby, che ha annunciato le sue dimissioni a novembre scorso dopo che un’indagine indipendente ha scoperto che non aveva informato la polizia di abusi fisici e sessuali ripetuti da parte di un volontario in un campo estivo cristiano non appena ne era venuto a conoscenza.

Sarah Mullally

Due fatti totalmente scollegati, ma ugualmente importanti poiché coinvolgono realtà in cui la presenza maschile era pressoché scontata, praticamente da sempre. Altri importanti passi in avanti sulla strada (ancora molto lunga) della completa e mai attuata parità fra i sessi.

Buona domenica.

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