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Chato. Storia di un cane straordinario (e libero)

di | 2022-03-24T18:57:04+01:00 27-3-2022 6:45|Cultura, Sezione10|0 Commenti

Di storie di cani e uomini ne è piena la letteratura e l’arte. Chi non si ricorda la fedeltà di Argo nei confronti di Ulisse o le emozionanti pagine di Jack London?

Eppure Gianni Tassi sceglie di scrivere su un argomento noto e lo fa con la consapevolezza che la sua è una storia diversa dalle altre, perché in gioco non c’è la finzione letteraria ma la sua stessa vita, il suo essere Gianni Tassi. Urge in lui il bisogno di consegnare alla memoria Chato, il cane che ha abbracciato in un tardo pomeriggio del 1972 e con il quale ha percorso buona parte degli anni Settanta e Ottanta.

E sceglie ancora di consegnare episodi intimi e personali e di mettere a fuoco, come da bravo fotoreporter sa fare, i sentimenti che hanno accompagnato questa lunga storia di amore tra lui e il suo cane e di lasciare al lettore vivide descrizioni dei luoghi percorsi insieme.

Nelle pagine del suo libro ripercorre i sentieri della memoria, rievoca quegli anni in cui lui, i suoi amici e le sue amiche davanti a una birra al Bar Italia di Civitavecchia discutevano di politica, musica e arte e inneggiavano, con la carica vitale dei ventenni, al cambiamento, al progresso civile e sociale. E mentre loro si perdevano nelle parole, Chato conquistava gli avventori con il suo sguardo intelligente e buono, con la sua tempra forte e autonoma tanto che nessuno si sottraeva dal dispensargli carezze affondando una mano nel manto folto e lucido.

Chato era un cane libero, libero di muoversi tra le strade della città laziale, di esplorare tutti gli anfratti delle colline e delle montagne dove il suo amico umano decideva di appostarsi per giorni, sotto il sole e sotto la pioggia, per catturare con la sua macchina fotografica la fauna del luogo. Chato qui si trasformava nel più temibile guardiano a difesa del suo territorio ma diventava docile e persino servile se ad avvicinarsi era una cagna al cui fascino il fiero cagnolone non sapeva resistere e che lo portò a qualche bella disavventura.

Gianni Tassi, con parole ariose e stile limpido, riscrive non senza allargare un sorriso e versare una lacrima tantissimi aneddoti ed episodi a cui il lettore non può restare indifferente. E la simbiosi tra i due è tale che l’autore gli concede persino la parola in alcune parti del libro.

Sembra che tra i due ci sia un dialogo serrato e mai interrotto, un’amicizia che non conosce i limiti dello spazio e del tempo. Ne scaturisce una lettura ironica, ilare ma a tratti commovente.

Tania Barcellona

Nell’immagine di copertina, l’autore Gianni tassi con il fido Chato

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